Lettere rubate
Grace Paley e l'universo di libertà e schifezza che muove insieme adulti e bambini al parco
Nessuno sa raccontare il mondo dei bambini intrecciato a quello degli adulti come la scrittrice americana
“Proprio quando più avevo bisogno di conversazioni importanti, di un refolo del vasto mondo mascolino, insomma, di almeno un compagno dotato di cervello che potesse tradurre la mia lingua da amica nel suo idioma d’imperituro amore carnale, mi ritrovai costretta a oziare nel parchetto del quartiere, circondata da bambini”.
Grace Paley. “Faith sull’albero” (Sur, ebook)
Nessuno sa raccontare il mondo dei bambini intrecciato a quello degli adulti come Grace Paley. Nessuna come lei è riuscita nell’impresa di arricchire attraverso la letteratura la vita di una donna che fa anche il mestiere di madre. Senza retorica, senza pallore, senza compiacimento. Con i bambini trattati finalmente come esseri umani uno diverso dall’altro, piccole persone che possono perfino essere interessanti, argute, o pestifere. E che dicono cose terribili come: “Ma a te mamma non te ne importa se mi ammazzano, vero?”. Cosa rispondi a uno così? Niente, non rispondi niente, lo lasci lì a digrignare i denti pensando a quanto tutto questo ti costerà in termini di esborso dal dentista. Grace Paley ha la capacità di rendere onore alle madri, ai padri, alle vicine di casa pettegole, al parchetto dei bambini in cui bisogna necessariamente trascorrere le ore, alla vecchiaia e alla giovinezza, ai mariti fuggiti all’Equatore, ai “froci della domenica” che fingono di corteggiare una donna seduta sulla panchina ma puntano al direttore del supermercato: lo fa mostrando queste persone al massimo della loro energia vitale, al massimo del libero arbitrio. Dipende tutto da loro, perché Grace Paley li considera tutti ugualmente liberi di fare scelte – e quindi anche di fare schifo.
Ora la casa editrice Sur ha deciso di lanciare questa collana di ebook, Scatti, a un euro e novantanove, un ebook a settimana a partire dai primi giorni di giugno: e questo “Faith sull’albero” (in cui Faith è una specie di alter ego di Grace Paley, poetessa, scrittrice, attivista politica, femminista molto innamorata degli uomini, morta nel 2007) vi farà venire il desiderio di leggere tutti i suoi libri, tutte le sue storie, tutta questa vita rumorosa calda e sbrigativa, in cui il sense of humour è condizione fondamentale per stare al mondo, non solo tra i proletari e i sognatori, non solo tra le madri al parco che preferirebbero un appuntamento di mezzanotte con un uomo almeno un po’ simpatico e che però sanno che quello non è un momento mediocre, perché dipende tutto dalla generosità dello sguardo.
Faith se ne sta appollaiata sul ramo di un albero al parchetto del quartiere, a tre metri di altezza, e da lì osserva adulti e bambini, poliziotti e manifestanti, belle signore smaniose e giovani padri del sabato, “camicia sbottonata e tanta ambizione”. Tutti si muovono sotto l’albero, guardano in su verso di lei, la salutano, le amiche battibeccano, un uomo la corteggia nemmeno troppo goffamente, le chiede del padre dei bambini che è scappato in qualche paese caldo ma ora ha bisogno di soldi. E Faith si arrabbia, mette in discussione l’ottimismo americano quando diventa ottuso, ma abbraccia la piccolezza e insieme l’immensità del parco in cui vanno insieme giovani e vecchi, e in cui il cervello caloroso dei suoi figli le ha cambiato la pettinatura, e anche il modo di vivere e di raccontare.