Lettere rubate
La vita con gli occhi delle figlie
Maddalena e Nina nel nuovo romanzo di Lisa Ginzburg
Se non avete proprio tempo, questo è il momento di prendere in mano “Cara pace” per provare la magia che fanno i libri quando chiedono di essere letti
Non mi trovo me, Maddalena, persona singola staccata da mia sorella; me prigioniera di una simbiosi che anziché diminuire, liberarci, con il passare del tempo si fa più forte. La faglia che separa noi due tanto contigue resiste a frantumarsi. Nina è così tanto della mia vita: la abita, quanto io abito la sua. Soffriva, soffrivo con lei.
Lisa Ginzburg, "Cara Pace" (Ponte alle Grazie)
Quando ho preso in mano questo libro mi sono detta: gli do solo un’occhiata, adesso non ho proprio tempo. Ma è successo subito che non potevo staccarmi, perché mi aveva preso quel piacere clandestino di entrare in altre vite una pagina dopo l’altra. Dovevo sapere tutto di Maddalena e Nina, due sorelle: una vive a Parigi e l’altra a New York, sono grandi ormai, ma i romanzi hanno anche l’immensa libertà di andare avanti e indietro nel tempo con disinvoltura, di far balenare un ricordo e seguirlo fino in fondo, di scegliere un punto in mezzo alla storia e da lì muoversi in libertà, verso il momento che fa più male. Così tutto il resto deve aspettare, perché io non posso fermarmi, voglio sapere che cosa è accaduto a quelle bambine, che adesso sono donne, e poi di nuovo bambine, ragazze, e sempre si cercano l’una con l’altra, strette sullo stesso divano con le teste che si toccano, sole a casa, e da un capo all’altro del mondo con i messaggi whatsapp e le telefonate nel cuore della notte, una con il marito e i figli a casa, a Parigi, l’altra con il fidanzato che forse lascerà, perché sono soltanto loro due che non si lasceranno mai.
Chi è stato lasciato una volta sa che può sempre succedere di nuovo. E da questo si difende. Maddalena e Nina, bambine, vengono lasciate un giorno dalla madre, che se ne va, scappa, e che telefona a casa dopo una settimana. “Fino al giorno che mamma non è partita eravamo una famiglia, e adesso…”, “Adesso…?”, “Adesso siamo orfane senza esserlo”.
Orfane senza esserlo, prima a Genzano e poi a Roma, la città dove adesso, che sono passati molti anni, Maddalena desidera tornare da sola. Per ricordare, per liberarsi dal suo groviglio e anche dalla corazza che ha costruito per proteggere se stessa da tutto quel deserto improvviso, e per proteggere Nina, sua sorella.
Lisa Ginzburg si infila dentro una coppia in esplosione, ma lo fa attraverso lo sguardo delle figlie, e usa quello sguardo per raccontare i danni, lo smarrimento, i calcinacci che l’infelicità, ma anche la corsa lontano dall’infelicità, portano con sé. Il momento in cui tutto crolla addosso a chi non ne ha colpa e a chi è più indifeso.
Ci si può salvare lo stesso, ma partendo da quei calcinacci e da quel silenzio, e Nina e Maddalena si uniscono diventando più che sorelle, diventando l’una lo specchio, la madre, l’amica e il padre dell’altra.
Solo loro due sanno che cosa si prova. “Mi fido solo di te, Maddi”. Tanto che il padre, quando arriva da Milano sempre più stanco e sempre più magro, diventa un corpo estraneo dentro la simbiosi nella casa di Roma. Seguiamo con piacere doloroso le vite di queste donne, che vediamo sbocciare, innamorarsi, ma soprattutto difendersi proteggersi guardarsi. Anche quando la vita diventa quasi normale, quella è la voragine dove andare a cercare la propria identità, i motivi di tutte le scelte e di ogni partenza. Se non avete proprio tempo, questo è il momento di prendere in mano “Cara pace” per provare la magia che fanno i libri quando chiedono di essere letti.