Silvia Avallone scioglie il tormento dell'adolescenza e le dice addio

Annalena Benini

Due ragazze tanto diverse, ma toccate allo stesso modo dalla solitudine e dal desiderio bruciante. Elisa desidera l’amore di sé, Beatrice punta già all’amore del mondo. Elisa si nasconde dentro i vestiti per mostrare il suo disagio, Beatrice mostra la forza e intanto nasconde le ferite sotto il trucco perfetto che le cancella le lacrime e anche i brufoli da ragazzina. 

Era tardi. Ci lanciammo giù per la discesa senza aggiungere altro, lei davanti e io dietro. Come per molto tempo sarebbe stato: davanti e dietro lo specchio, la macchina fotografica, il computer, lei in luce e io in ombra, lei che parla e io che ascolto, lei che diventa e io che la guardo. Ma quella sera ci rincorrevamo e basta, giocando a sorpassarci. Lei con l’SR fiammante, io con il catorcio.
Silvia Avallone, “Un’amicizia”
(Rizzoli, 444 pagine)


A partire dall’adolescenza, noi pensiamo che l’unico scopo sia quello di diventare, nella vita reale, identici a quello che abbiamo costruito nella nostra vita immaginaria. Appena inizia il tormento eccoci specchiarci qua e là, e trovarci inadeguati, pavidi, sbagliati, ridicoli, perseguitati dagli sbagli o dall’egoismo di genitori e fratelli, unici al mondo nella nostra grandiosa e rabbiosa sofferenza. Bisognosi di tutto quello che sta fuori casa, ma soprattutto bisognosi di un amico, il solo che possa capire la nostra lotta, combattere dalla nostra parte e aderire alla nostra immaginazione. E’ un tale groviglio di vitalità, dolore, euforia e incomprensioni che ritornando con la mente a quel tempo viene un nodo allo stomaco, di sollievo ma anche di nostalgia per tutto quel sentimento e per le sedie rovesciate a tavola, per quella magnifica impazienza: Silvia Avallone riesce, con la scrittura e con la sua forza di romanziera, a sciogliere quel groviglio, permettendoci di vedere e toccare la giovinezza di provincia di Elisa e Beatrice, le due protagoniste di “Un’amicizia”. 


Due ragazze tanto diverse, ma toccate allo stesso modo dalla solitudine e dal desiderio bruciante. Elisa desidera l’amore di sé, Beatrice punta già all’amore del mondo. Elisa si nasconde dentro i vestiti per mostrare il suo disagio, Beatrice mostra la forza e intanto nasconde le ferite sotto il trucco perfetto che le cancella le lacrime e anche i brufoli da ragazzina. 
Silvia Avallone unisce la sua voce di narratrice appassionata a quella di Elisa, il romanzo è in prima persona: la voce di una donna adulta e ferita, che torna laggiù dove la vita reale e quella immaginaria si sono scontrate, e ricostruisce ogni scena della vita a T., città di mare e di provincia senza ambizioni e senza sogni, in cui Elisa è arrivata un giorno d’estate, disperata e troppo magra, con la madre e il fratello, per andare a vivere per la prima volta con il padre, professore di Ingegneria e pioniere dei software, nel 2000. La madre, licenziata per avere rubato troppe mutande sul luogo di lavoro, incasinata e irresistibile, amatissima e sfrontata capofamiglia con le briciole nel letto, ha deciso di recuperare il rapporto con il padre dei suoi figli. “Si ripassava il rossetto, si ravviava i capelli, si preparava per papà. E noi eravamo così rossi in faccia e così pieni di bile, che avremmo potuto esplodere e disintegrarci”. Gli sgangherati viaggi in auto, le soste agli autogrill, le fallimentari cene di Ferragosto, gli spaghetti allo scoglio divorati senza parlarsi, gli spinelli e le fughe in biblioteca per alimentare la vita immaginaria, le rese dei conti e gli insulti tra ragazze: quanta vita e quanta speranza, quanta epica, perfino. Quanta delusione, poi, la vita adulta. Scoprire di assomigliare proprio alla madre che ci sembrava non facesse altro che sbagliare e sbagliare e sbagliare.


Questo romanzo ci prende per mano e ci mostra a ogni pagina che cos’è la sofferenza d’amore: prima l’amore per la madre, che non sembra mai corrisposto a sufficienza, e poi il grande, assoluto amore dell’amicizia, un’amicizia tra due ragazze che porta alla deflagrazione interiore ma anche alla scoperta del mondo e di sé. 


Elisa attraverso Beatrice diventa se stessa, e Beatrice attraverso Elisa diventa chi aveva già pianificato di diventare: la regina del pianeta, cioè dei Social, la ragazza di tutte le copertine e di tutte le pubblicità (in lei la vita reale e quella immaginaria arrivano a coincidere? O quello era soltanto il sogno di sua madre?). Le due amiche salgono una sull’altra, entrambe per toccare il cielo, ma per Elisa il cielo è una cosa intima, piccola, un po’ antica, con i libri e la febbre di scrivere un romanzo, per Beatrice il cielo è la sua faccia dappertutto, è quella promessa fatta il giorno in cui rubarono insieme i jeans tempestati di Swarovski, e scapparono correndo a perdifiato. “Un giorno entrerò qui e comprerò tutto il negozio. Con i miei soldi, quelli che mi guadagnerò io, da sola. Tutto quanto me lo prenderò, lo saccheggerò, lo vuoterò. Lo giuro davanti a te”. Giuramento mantenuto, ambizioni raggiunte, e invece molti altri giuramenti sono andati infranti, adesso che l’età adulta stringe il cuore ancora un po’. Ma forse per Elisa c’è un’altra verità, più profonda, che contiene in sé anche il senso di ogni tradimento, e di tutto il dolore: per lei il cielo era Beatrice. 
 

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.