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lettere rubate

Il genio di Shirley Jackson, che si divertiva a far cadere la gente dalle scale

Annalena Benini

Il modo in cui i protagonisti della Meridiana sono chiusi in casa, aspettando la fine del mondo, ad avere ispirato Stephen King per Shining. Ma gli abitanti di villa Halloran sanno di aspettare la fine. E anche la morte e la possibilità dell’omicidio vengono trattati con grande senso del ridicolo e della buona educazione

La giovane Mrs. Halloran, seguendo con lo sguardo la suocera, disse senza speranza: “Magari schiatta sulla soglia. Fancy, tesoro, ti piacerebbe vedere la nonna schiattare sulla soglia?”. “Sì, mamma”.
Shirley Jackson, “La meridiana” (Adelphi, 251 pp., traduzione di Silvia Pareschi)

 

 

Qualcuno potrebbe pensare che la mia ossessione per Shirley Jackson sia esagerata, o che io di fronte a lei perda lucidità. Non è così, e basterà leggere La meridiana per ammirare la scrittrice che in un solo libro è riuscita a tenere insieme sense of humour, follia, snobismo, tensione, stile, terrore, libertà, apocalisse e un’idea di esistenza in cui tutto quello che di vero accade, accade dentro la testa. La meridiana è stato pubblicato un anno prima dell’Incubo di Hill House, ed è proprio il modo in cui i protagonisti della Meridiana sono chiusi in una casa, aspettando la fine del mondo, ad avere ispirato e avvinto Stephen King mentre scriveva Shining. Ma gli abitanti dell’Overlook Hotel non sanno di aspettare la fine, quelli di villa Halloran lo sanno perfettamente, ne sono convinti, ci scherzano sopra, fanno approvvigionamenti. C’è stata una premonizione, ovviamente, un parente morto che è tornato nel giardino (provvisto di labirinto) ad annunciare che il mondo finirà e che si salveranno solo la casa e i suoi abitanti. Nessuno si spaventa in maniera eccessiva, si tratta pur sempre di aristocratici, e anche la morte e la possibilità dell’omicidio vengono trattati con grande senso del ridicolo e della buona educazione.

 

“La nonna ha ucciso il mio papà”, dice la bambina, “lo ha spinto giù dalle scale e lo ha ucciso. È stata la nonna. Non è vero?”. Forse è vero, a Shirley Jackson piace molto far cadere le persone dalle scale, e in questo caso c’è di mezzo la proprietà della casa, la nonna potrebbe avere ammazzato suo figlio per tenersi stretta la villa. Gli abitanti della casa, compresa la vedova, non ne sono particolarmente scandalizzati, ma procedono per dialoghi a ridiscutere le condizioni di vita e di morte e di intrattenimento. “Sciocco - disse Gloria - Il sole splende, il cielo è azzurro, e noi siamo qui, seduti tutti soli l’uno accanto all’altra su una panchina, e di tutte le cose di cui potresti parlare scegli te stesso”. Shirley Jackson è capace di infilare in un dialogo sull’apocalisse la presa in giro del narcisismo di un uomo (che magari ha davvero incontrato da qualche parte e ha deciso di punire così), e di lasciarci poi con il dubbio di aver capito tutto sulla fine del mondo e sulle piccole assassine, oppure niente, solo un grande abbaglio, solo un colpo di genio e di follia.         

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.