lettere rubate
Il calore di Allan Gurganus, che vuole salvezza per i suoi personaggi
Leggere lo scrittore americano significa sentire il cuore che si gonfia della strana sensazione di voler bene a tutti. Di capire tutti, o quasi, di tifare per tutti, a Falls, questa cittadina inventata del North Carolina in cui succedono le cose più assurde
Veniamo al sesso: ho avuto la mia occasione una volta, con un gran bel giovanotto, ma ho preferito di no. In realtà era il padre di un’amica, e non mi sembrava giusto farlo nella loro berlina, in piena campagna, e poi pensavo che altri si sarebbero proposti. Mi sbagliavo.
Allan Gurganus, “Il mio cuore è un serraglio” (Playground, 282 pp.)
Oggi una cosa la so: quando leggo una storia voglio lo spettacolo dell’umanità in movimento. Allan Gurganus (grande scrittore americano scoperto da John Cheever, che lo fece esordire sul New Yorker con un racconto di venti pagine su un ex pilota di bombardiere della Seconda guerra mondiale incapace di accettare l’omosessualità del figlio) nutre lo spettacolo delle persone che vivono, e sbagliano, si incasinano, falliscono, di una continua possibilità di salvezza. Una salvezza a volte grottesca, sempre imprevedibile, anche incredibile, e commovente. Leggere Allan Gurganus significa sentire il cuore che si gonfia della strana sensazione di voler bene a tutti. Di capire tutti, o quasi, di tifare per tutti, a Falls, questa cittadina inventata del North Carolina in cui succedono le cose più assurde, compreso il risveglio dei morti sul tavolo dell’obitorio, e il lungo volo di un bambino nudo sopra le case mobili accartocciate durante un tornado (il racconto si intitola “Volo senz’ali” ed è di una bellezza disarmante): quel bambino adesso è un ingegnere quarantenne, che ha voglia di volare ancora.
“Ogni giorno ci concediamo così poca speranza. Nel frattempo, senza quasi accorgercene, siamo già riusciti a fare miracoli”. Se fosse vero, se Gurganus avesse ragione, se non fosse solo un racconto ma, come credo che sia, un racconto che parla di salvezza, allora questi miracoli avvengono per gli incontri tra le persone. Per quel calore che rinasce in Esther, la protagonista del racconto intitolato “Il mio cuore è un serraglio”, che dopo una vita da bibliotecaria della scuola elementare decide di andarsene da sola in Florida e si compra un intero motel cadente e tinteggiato di rosa sulla superstrada 301. E lo chiude, spegne la luce rosa lampeggiante di “Disponibile”, anzi accende il “No” blu: non disponibile, per sempre. O almeno crede. Perché di fronte al motel, di là dall’autostrada, tra lei e l’oceano, arriva il circo. Il circo, la fontana, gli animali, il direttore del circo e tutte le mogli ed ex mogli del direttore del circo. White trash, o anche la salvezza.
E poiché è quasi Natale, se non avete il cemento al posto del cuore, leggete il racconto “Matto per il Natale”, ambientato al centro commerciale. E tutti gli altri, in cui la comicità non occupa mai tutto lo spazio, ma aiuta a raccontare le virtù e le perversioni, la sfortuna e il colpo di genio. Sembra che Gurganus abbia fede nell’umanità, e nelle insegne al neon. Tutti i suoi libri sono pubblicati da Playground. Se penso che Gurganus ha studiato con Grace Paley, immagino che questi due si siano scambiati molte idee sul mondo, e sulla passione di vivere.