lettere rubate
Quando uscivamo di casa per incontrare il mondo tra gli scaffali dell'ipermercato
Dopo aver assistito a una scena molto importante, Annie Ernaux si è chiesta perché mai i supermercati non avessero ancora raggiunto una dignità letteraria. Quarant’anni dopo, ecco "Guarda le luci, amore mio", indagine sociale su quel brivido di piacere all’idea fare due passi (o molti chilometri) dentro un grande spazio pieno di tutto
Sedotte e incantate dall’incredibile varietà di yogurt – in fase anoressica – e dall’offerta diversificata di merendine – in fase bulimica –, talvolta ci con- cedevamo la libertà di trangugiare un tubo di Smarties senza passare dalla cassa.
Annie Ernaux, “Guarda le luci, amore mio” (L’orma)
In un Carrefour di Annecy, all’inizio degli anni Settanta, Annie Ernaux racconta di essersi imbattuta di sera nel reparto degli alcolici, in una scena importante. Una ragazza, sola, con intorno due o tre maschi che ridono mentre uno di loro insiste: “Ti dico che non può essere mio!”, e la ragazza resta zitta, seria, rossa in volto. Quel giorno Annie Ernaux si è chiesta perché mai i supermercati non avessero ancora raggiunto una dignità letteraria, perché non entrassero nei romanzi, visto che ospitavano storie e vite, compreso quel pubblico diniego di paternità. Quarant’anni dopo, ecco il suo piccolo libro sui supermercati, indagine sociale su quel brivido di piacere all’idea fare due passi (o molti chilometri) dentro un grande spazio pieno di tutto, con la speranza di trovare un parcheggio appena lasciato libero proprio accanto all’ingresso preferito.
Annie Ernaux cammina spingendo il suo carrello negli ipermercati a diverse ore del giorno e in diversi momenti dell’anno, compreso il Natale, con l’aria di chi sta prendendo appunti per un reportage, così come nella sua letteratura si pone fuori da sé per scrivere di sé. Guarda il supermercato, o l’ipermercato mentre vive, e lo sta contemporaneamente vivendo lei stessa. Ma mentre Jasmina Reza trasforma, in Felici i felici (Adelphi) il supermercato nel set di un conflitto coniugale esploso sull’acquisto di un formaggio, e la sua indagine è un racconto, e i suoi personaggi sono interessati alla vita e non al luogo in cui si trovano, Annie Ernaux sceglie la lente d’ingrandimento, la riflessione, decide di guardare, di fermarsi davanti agli scaffali, sola, e di guardare da lì il movimento degli altri. Anche gli orari degli altri. Le liste della spesa degli altri. Tra le 20 e le 22 fanno la spesa le donne in abito lungo, velate, sempre accompagnate da un uomo. In altri orari sono più rare, così come la mattina è il momento dei pensionati che spingono il carrello con calma e hanno già preparato le loro buste personali. Ci sono persone, popolazioni intere, che non si incontreranno mai, perché gli orari cambiano almeno quanto cambiano gli acquisti.
“In nessun altro spazio, pubblico o privato che sia, agiscono e convivono individui tanto differenti, per età, reddito, cultura, origine geografica ed etnica, stile di abbigliamento. In nessun altro spazio chiuso ci si può trovare decine di volte l’anno in presenza dei propri simili, con l’opportunità di farsi un’idea sul modo di essere e di vivere degli altri”. Chi non ha mai messo piede in un ipermercato non sa in che mondo si trova. E chi lo giudica un posto spaventoso, ignora la ricchezza dell’umanità e il desiderio davanti agli oggetti, al cibo, al vino, alla possibilità di scambiare due chiacchiere con uno sconosciuto davanti allo scaffale del cibo per gatti. E forse anche l’ipermercato diventerà il ricordo di un mondo più antico. Questo libro vuole essere la testimonianza di quando uscivamo di casa per andare a comprare e a incontrare il mondo.