lettere rubate
Gaia Manzini ci indica la strada delle sorelle
Un libro che è una mappa di quel che abbiamo imparato attraverso il rispecchiamento con gli altri. Anzi, con le altre. Stiamo parlando di amiche
Bet è stata il primo grande amore della mia vita. Volevo trascorrere il tempo solo con lei e all’idea che un giorno potesse fidanzarsi iniziavo a divorarmi le unghie delle mani.
Gaia Manzini, “La via delle sorelle” (Bompiani)
Tuffiamoci dentro come due sorelle, le dice l’amica che si è già spogliata ed è rimasta in mutande e reggiseno. Ma lei non vuole, non è il momento, non si lascia andare all’acqua della sorgente. Si arrabbia, perfino. Per tutta la vita, poi, si accorge di cercare soltanto quello: il salto, il tuffo, il passo a due delle amiche. Quella cosa speciale, dolorosa, esaltante, che condiziona tutta la nostra vita dal momento in cui impariamo a giocare con qualcuno, e quindi ad aspettare qualcuno. Gaia Manzini segue la strada delle sorelle in questo libro che è una mappa di quel che abbiamo imparato attraverso il rispecchiamento con gli altri. Anzi, con le altre. Stiamo parlando di amiche. Anche Virginia Woolf parlava di amiche. Anche Antonia Pozzi non voleva separarsi dalle amiche. E’ il rapporto speciale, misterioso e creativo che unisce alcune donne alle altre, per un pezzo di strada o per sempre. Mentre si cerca il centro del proprio mondo e soprattutto mentre non lo si trova. Le amiche allora sono uno specchio, uno stimolo, un rifugio, il grande litigio, la differenza che spinge in avanti. “Essere osservata. Vivevo per stare nello sguardo degli altri, costruivo me stessa in base al loro giudizio. Se nessuno mi notava, io non esistevo: mi sentivo morire. L’amicizia allora, quella per Livia in particolare, era questo: un riconoscerci a vicenda come degne dello sguardo del mondo”.
C’è anche una madre: saresti amica di tua madre se non fosse tua madre? E ci sono gli altri che palpitano, pretendono, feriscono. Ci sono i tradimenti e manca il fiato quando ti avvicini a una porta chiusa, bussi e nessuno viene ad aprirti perché quei due sono troppo occupati a parlare male di te. A giudicarti per l’intimità che hai offerto, per quei convenevoli che hai saltato. Un’amica questo non lo fa. Un’amica ti sputa in faccia, magari. Butta una tua scarpa dall’auto in corsa. Ma sente l’assoluto di un legame fondativo.
Gaia Manzini conta con precisione e passione i passi che servono, camminando allacciate, cambiando strada e perdendosi di vista, per arrivare in un posto in cui non aver più paura di chi si è e di chi si sembra. L’età adulta è allora un posto in cui davvero ci si può tuffare insieme, in mutande e reggiseno, e mandare al diavolo chi non ha capito niente, chi non ha avuto cura delle nostre sorelle.