lettere rubate
I beati anni di un'infanzia schifa in “Fiero siatù” di Irena Douskovà
La piccola Helenka e i suoi biscotti. “Fiero siatù” è una delle opere in prosa ceche più famose dai tempi della Rivoluzione di velluto. E’ stato tradotto in molte lingue e ha reso quella bambina una specie di coscienza e di specchio di tutti gli errori di quella vita degli anni Settanta
A casa l’ho raccontato subito e ho chiesto come mai è morta, visto che è solo una bambina, perché lo so già che uno può morire e poi non va più a casa e da nessuna altra parte, ma per lo più quando è vecchio. E ho chiesto anche che cosa significa morire di cuore, e pare che il cuore sia la peggiore delle malattie. Se uno ha il cuore, è quasi sicuro che muore.
Irena Douskovà, “Fiero siatù” (Keller editore, 232 pp.)
Helenka ha nove anni e vive in Cecoslovacchia negli anni Settanta. A scuola si andava con le pantofole nel sacchetto, ci si cambiava e alla fine delle lezioni via le pantofole, ci si infilava le scarpe e si tornava a casa. In fondo la scuola è un po’ come casa, e a casa la prima cosa che bisogna fare è togliersi le scarpe e mettersi le pantofole. Helenka fa un sacco di cose, anche un corso di tedesco e uno di danza, perché è grassa e i suoi genitori dicono che deve fare movimento e fare attenzione con il cibo. Quindi il periodo più bello è il Natale, anche se le regalano sempre acquerelli troppo piccoli, ma è inverno, c’è la neve, ci si copre molto e non ci si mette in pantaloncini per fare ginnastica. L’estate invece è un incubo e a Helenka non piace per niente.
“Ieri è stata una giornata importante. Ieri alla radio della scuola ho sentito una bella poesia su un signore. Si chiamava Fiero Siatù, era molto coraggioso e teneva duro anche se aveva un sacco di problemi. Anch’io ho dei problemi, soprattutto perché sono grassa e tutti mi prendono in giro. Ma ieri mi sono detta che non mi arrenderò. Farò come quel Fiero Siatù e terrò duro”. Ho letto questo libro, tradotto dal ceco da Raffaella Belletti, e ho pensato a “Violetta la timida” di Giana Anguissola, un romanzo italiano indimenticabile (ma anche ai “Beati anni del castigo” di Fleur Jaeggy). Per l’attenzione ai dettagli, per l’autenticità comica e per il modo in cui la comicità diventa commovente. Helenka appartiene a una famiglia non convenzionale, i genitori lavorano nel teatro e conoscono molte persone strane, che non fanno troppo caso alle cose a cui fanno caso tutti gli altri adulti. Però anche loro sono imperfetti, vanitosi e pieni di segreti incomprensibili per una bambina. Anche se Helenka è una bambina che “riflette un sacco” e ha molta immaginazione e curiosità per il mondo.
“Fiero siatù” è una delle opere in prosa ceche più famose dai tempi della Rivoluzione di velluto. E’ stato tradotto in molte lingue, è stato adattato per il teatro e la tv, ha reso Helenka l’eroina di un romanzo non russo, ma anche una specie di coscienza e di specchio di tutti gli errori di quella vita degli anni Settanta. Con un certo senso di beatitudine, però, che non è malinconia ma freschezza e sguardo innocente (forse anche ingenuo, ma solo per questioni di età) anche sul male che fanno gli altri. “Sei così grassa, piccola, che non ti si vede neanche una vena”, le dice la dottoressa delle analisi. E poi questa bambina va dalla mamma e le dice che tutti ridono per certe cose, che tutti dicono certe cose. “Tutti! Tutti! Sempre tutti!”, ha gridato la mamma, “Fanculo tutti”. Che è un po’ quello che pensa Helenka, ma è ancora piccola e a questo punto è meglio un biscotto.