Lettere rubate
Le storie che la madre di Alfred Hitchcock non raccontò mai al figlio
I racconti preferiti del regista inglese raccolti in un libro: divertimento e brivido "per palati raffinati"
L’unica cosa che posso promettervi è che vi attende una vasta gamma di emozioni (ma nulla di tenero e sentimentale, che non è proprio nelle mie corde). Ho incluso anche uno o due racconti di intrattenimento, ma non prendetelo come un segno di debolezza: anche queste storie sotto sotto celano brividi che rendono la lettura più interessante.
“Alfred Hitchcock presenta: storie che mia madre non mi raccontò mai - I racconti preferiti del maestro della suspense” (Blackie, 260 pp.)
Alfred Hitchcock leggeva molto, cercava divertimento, ambiguità e certo anche ispirazione. Questa raccolta di racconti, tradotti da Chiara Mancini, appartiene all’età in cui sua madre non leggeva più per lui, ma Hitckcok poteva scegliere un inquietante Francis Scott Fitzgerald, sempre in bilico tra la bellezza, la leggerezza e la perdizione. “Ultimo viaggio”è pieno di tensione, ma anche di struggimento, e fila dritto verso l’impossibilità di una felicità. Non è horror, ma certo fa paura. Come dice Hitchcock, mette i brividi. Il suo è il racconto più antico, 1927, ma si arriva fino agli anni Settanta con Patricia Highsmith. Il Novecento del brivido elegante, insomma, in cui ci si può permettere di scrivere: io odio i bambini, perché è stato un bambino di nove anni a incastrare il grande rapinatore di banche.
E’ importante, mia cara, che tu adesso ti renda esattamente conto del motivo per cui hai sposato Quince. Lo sai, il perché”, chiede un padre premuroso alla figlia in quello che forse è il mio racconto preferito, “Una ricetta per le uova”, di Frank Sisk. La figlia non ha alcun problema o reticenza nel rispondere. “In linea di massima sì. Pensavo avesse la natura del poeta. A quel tempo stavo leggendo le biografie di Byron e Shelley. Ritengo che mi abbia guidato il mio stato d’animo”. Chiaramente Quince non ha la natura del poeta, si è spoetizzato, è un cascamorto che crede nel valore nutritivo delle uova alla coque, chiaramente è giunta l’ora di sbarazzarsene.
“Sono storie per palati raffinati”, scrive Hitch, che abbiamo già dimestichezza con i corpi contundenti, grida nella notte e calici di vino avvelenati”. Anche con la presenza del caso, o se si preferisce della fortuna, per citare l’ultimo film di Woody Allen che si fonda sullo stesso meccanismo: divertimento e brivido. “E’ un vero peccato che lui non possieda il talento che crede di avere”, confida la figlia al padre. E’ un vero peccato che le vacanze siano finite e che non ci sia più tempo di riposarsi e con storie diaboliche come i racconti preferiti di Alfred Hitchcock.