(Unsplash)

Lettere rubate

L'antologia di poesie che è un viaggio dentro l'amore

Annalena Benini

Sii dolce con me, sii gentile. E le altre poesie che ci avvicinano all'amore

Viviamo, Lesbia, facciamo l’amore.
Lasciamoli sbavare i vecchi, duri.
Non valgono uno zero, tutti insieme.
Albe ci sono, e declini di sole.
Per noi luce breve. Quando declina
resta un’eterna notte da dormire.
Dammi mille baci. Ora altri cento.
Ora altri mille, ed ora altri cento.
Catullo da “Non a te nudo amore”

(Crocetti editore, 130 pp.)


Più di cento poesie d’amore, scelte da Nicola Crocetti e da Massimo Recalcati, che nell’introduzione scrive che cos’è un incontro d’amore: qualcosa ci autorizza a dire che si tratta di un reincontro, di un ritrovamento. Incontriamo qualcosa di noi stessi che però ci sorprende perché proviene da un altro. E quando quell’amore finisce, allora finisce anche il mondo. “La parola d’amore è sempre poetica e ogni parola poetica è parola d’amore”.

Questa antologia è un viaggio dentro l’amore che inizia con Francesco Petrarca e termina con Forugh Farrokhzad,  poeta iraniana morta a trentadue anni in un incidente d’auto: ha cantato il Novecento iraniano, il desiderio, il corpo, lo scandalo dell’amore. Ci sono Anna Achmatova, Emily Dickinson, Nazim Himket, Torquato Tasso, Rainer Maria Rilke, Mariangela Gualtieri, Giorgio Caproni con una poesia lucente e brevissima, molto famosa, “A Rina”: “Senza di te un albero / non sarebbe più un albero. / Nulla senza di te / sarebbe quello che è”. E Wendy Cope, poeta inglese contemporanea, che per tre pagine di versi ci racconta del suo amante, e del perché le piace tanto. “Perché ha questa dote, che gli sta bene mangiare i bastoncini di pesce surgelati o il cibo già pronto o prepararsi la cena da solo”.

Se è la poesia la sola educazione sentimentale possibile, la sola porta d’accesso come scrive Recalcati al mistero inaccessibile di Eros (e certo non può essere la scienza con tutte le storie di ghiandole e di reazioni chimiche), allora bisogna leggerne il più possibile. Questa scelta non si propone certo di essere completa, ma di far scoprire un  poeta, ricordarne uno dimenticato, leggere dopo decenni quei versi antichi, e anche dare un titolo, un verso, una musica a qualcosa che un giorno si è provato, ma senza farci caso.   
Mi piace tantissimo, tra le poesie che non conoscevo, questa  di un poeta greco ancora vivente, Titos Patrikios, tradotta da Nicola Crocetti. Si intitola “Metrò”:

Gli anni poi passeranno
masse di monti e pietra si frapporranno
tutto sarà dimenticato
come si dimentica il cibo quotidiano
che ci tiene in piedi.
Tutto, tranne quell’istante
in cui sul metrò affollato
ti aggrappasti al mio braccio.

Di più su questi argomenti:
  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.