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Lettere rubate

Il favoloso racconto orale di Marco Polo, che offre all'Europa la diversità

Annalena Benini

Grandi avventure, grandi fortune, grandi produzioni di sete, da lasciare i lettori di tutto il mondo a bocca aperta, con il bisogno di sapere ancora e a ncora e di stupirsi di tutto, di credere a tutto

Sovrani, imperatori e re, duchi e marchesi, conti, cavalieri e borghesi, tutti voi che volete conoscere le diverse stirpi umane e le differenze delle svariate regioni del mondo: prendete questo libro e fatevelo leggere. 

Marco Polo, “Il milione - La descrizione dettagliata del mondo” (Marsilio, 347 pp.)

     

Ci troverete le grandissime meraviglie e i caratteri stranieri della Grande Armenia, della Persia, della Mongolia, dell’India e di molte altre privince, per come Marco Polo le vide con i suoi stessi occhi o per come le ascoltò da testimoni attendibili. Uno sbalorditivo, epico romanzo orale fatto trascrivere alla fine delle Tredicesimo secolo in una prigione genovese. Marco Polo, figlio di un intraprendente mercante veneziano, passò ventiquattro anni in Oriente, tra feste di Capodanno, grandi cacce, grandi cavalcate, oro in lingotti, giganti di Zanzibar, isole e regni. Grandi avventure, grandi fortune, grandi produzioni di sete, da lasciare i lettori di tutto il mondo a bocca aperta, con il bisogno di sapere ancora e a ncora e di stupirsi di tutto, di credere a tutto. Marco Polo raccontò le sue imprese al romanziere Rustichello da Pisa, che si trovava nella stessa prigione, nel 1298. Il libro più copiato del mondo, forse incompiuto, di certo pieno di varianti è, come scrive nell’introduzione il traduttore, lo scrittore Giordano Tedoldi (che si è attenuto al codice fr. 1116 della Bibliothèque Nationale de France), “un faro che illumina violentemente il Medioevo in concreto”. Cioè nei traffici economici e nella sete di conoscenza e di scoperta, nella vitalità irresistibile di un mondo in movimento. “Vi si abbeverò tutto il mondo europeo - scrive Tedoldi - assetato di conoscere usi e costumi, città e itinerari, mari e rotte, sovrani e battaglie, fauna e flora di ciò che, prima, appariva come una faccia tenebrosamente nascosta al mondo”. Le copie e le traduzioni furono talmente tante che la redazione originaria, frutto di un incontro in una prigione genovese, andò perduta.
 Ci si trova l’eccitazione, la furia, la forza di un “racconto orale favoloso” di un ragazzo con gli occhi spalancati sul mondo, che comprende l’essenza della scoperta della diversità.
“L’isola cosiddetta dei Maschi è in mare aperto. (...) In quest’isola dei Maschi vivono solo uomini. Le loro mogli non abitano sulla stessa isola con loro, né nessun’altra donna: queste vivono tutte nell’altra isola, chiamata Isola delle Femmine, e non ne escono mai. Sono i maschi che, dalla loro isola, vanno a quella delle femmine. Ci restano tre mesi: marzo aprile e maggio. In questi tre mesi gli uomini abitano lì e fanno l’amore con le mogli. Scaduti i tre mesi, ritornano sull’isola dei Maschi e, per i restanti nove mesi badano ai loro affari”.   

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.