Legalità e severità non sono in antitesi a democrazia e umanità
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 13 luglio 2018
Al direttore - A costo di apparire melenso io le dirò che sogno che un giorno si alzi una voce collettiva che gridi “prima gli esseri umani”, e che tutte le altre sigle, italiani, africani, immigrati, emigrati, bianchi, neri, gialli, ebrei, cristiani, islamici etc… siano dimenticate. Senza eccezione alcuna, diciamo.
Giovanni De Merulis
I populisti vogliono convincerci che la severità e la legalità siano principi che si possono sostenere rinunciando a un po’ di umanità e a un po’ di democrazia. Essere umani, come lei dice, non significa essere buonisti. Significa sapere riconoscere che differenza c’è tra uno stato giusto e uno stato crudele. Significa sapere far propria la grande e famosa lezione di Sant’Agostino: “Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi”.
Al direttore - Tutti coloro che a vario titolo un giorno sì e l’altro pure si stracciano le vesti inorriditi, in alcuni casi usando toni e (pochi) argomenti con una veemenza che in altre occasioni e con altri governi stranamente non s’è vista, per come il governo in carica sta gestendo il fenomeno migratorio, farebbero bene a rileggersi questo passaggio dell’Esortazione apostolica “Ecclesia in Europa” di S. Giovanni Paolo II: “E’ responsabilità delle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”. Dicono niente termini come “controllo” (dei flussi migratori), “rispetto” (delle leggi) e – leggasi bene – “repressione” (degli abusi)? Non solo. Ecco un altro passaggio sul tema dell’integrazione, concetto spesso e volentieri equivocato: “Occorre pure impegnarsi per individuare forme possibili di genuina integrazione degli immigrati legittimamente accolti nel tessuto sociale e culturale delle diverse nazioni europee. Essa esige che non si abbia a cedere all’indifferentismo circa i valori umani universali e che si abbia a salvaguardare il patrimonio culturale proprio di ogni nazione”. Anche qui, parole e concetti chiari, ispirati a quel principio di realtà che lo stesso pontefice aveva richiamato, tra gli altri, nel suo intervento all’Onu del giugno 1980: “Indirizzandomi a voi, signore e signori che vi riunite in questo luogo da oltre trent’anni, ora, in nome del primato delle realtà culturali del luogo, delle comunità umane, dei popoli e delle nazioni, vi dico: vigilate, con tutti i mezzi a vostra disposizione, su questa sovranità fondamentale che possiede ogni nazione in virtù della sua propria cultura. Proteggetela come la pupilla dei vostri occhi per l’avvenire della grande famiglia umana. Proteggetela!”. Alla luce di queste considerazioni, preferisco mille volte l’attuale gestione della questione migranti alle politiche di chi per anni – mentre asfaltava le famiglie italiane e con esse la famiglia tout court (altra faccia di un’unica medaglia) – ha gestito in maniera sconsiderata un fenomeno palesemente eterodiretto e non scevro da precise impostazioni culturali di stampo ideologico. La carità pelosa e l’umanitarismo sentimentale a corrente alternata lasciamoli altrove.
Luca Del Pozzo
Il governo attuale ha scelto di allearsi in Europa con i nemici dell’Italia, ha permesso al Consiglio europeo di autorizzare i paesi dell’Unione europea ad attivare sull’accoglienza dei migranti meccanismi su base volontaria, ha avallato il principio che sul trasferimento e il reinsediamento dei migranti irregolari e regolari i meccanismi saranno volontari, non ha battuto ciglio quando il Consiglio Europeo ha scelto di eliminare ogni criterio di obbligatorietà nella ripartizione dei migranti. Si potrebbe andare avanti per ore ma il punto mi pare semplice: la gestione dei migranti in Italia è stata trasformata in un tema di emergenza per questioni ideologiche. E il rischio è che l’ideologia su questi temi potrebbe portare non a migliorare ma a peggiorare i problemi. Chi glielo spiega agli elettori del nord, agli elettori della Lega, che il loro Salvini potrebbe contribuire non a far sospendere per qualche mese ma a far crollare gli accordi di libero scambio dell’era Schengen? L’estremismo umanitario, quando si parla di immigrazione, è pericoloso, e lo sappiamo. Ma è pericoloso anche l’estremismo ideologico, e su questo mi pare che siamo rimasti in pochi a notarlo.