Il Pd non c'entra con le follie dell'Internazionale socialista
Al direttore - Boeri resta, tasse non calano. Panico nel Mediterraneo
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Caro Cerasa, non sappiamo chi abbia detto a Andrea Marcenaro che Maurizio Martina e il Pd avrebbero “votato” a favore della decisione dell’Internazionale socialista di sostenere il boicottaggio di Israele. Quel che è certo è che quella notizia è priva di qualsiasi fondamento. Non solo perché il Pd, mentre è membro del Pse, non è affiliato alla Internazionale socialista, ma soprattutto perché con dichiarazioni pubbliche abbiamo immediatamente espresso il netto dissenso del Pd da ogni forma di boicottaggio di Israele, sollecitando l’Internazionale socialista a revocare la sua decisione. Grati per la pubblicazione.
Maurizio Martina, Piero Fassino, Emanuele Fiano, Lia Quartapelle
Risponde Andrea Marcenaro. Caro direttore, tale era la voglia di rompere i coglioni al segretario Martina che ho confuso Internazionale socialista e Partito socialista europeo. Mi scuso con l’Internazionale (anzi no, con loro no), con i socialisti europei, con il Cominform, l’Italturist, con Israele, col Pd e molto, moltissimo con Martina, certo che non mancheranno nuove occasioni (vedi qui).
Al direttore - Le scrivo non tanto per esprimerLe il mio dissenso dalla decisione presa dal presidente della Camera e dall’ufficio di Presidenza a proposito dei cosiddetti vitalizi quanto per il mancato voto No da parte del rappresentante del Partito democratico. Do per acquisite le riflessioni più fondo che Lei ha espresso sul tema sul Foglio di pochi giorni fa: come si suol dire cammino più terra terra. Ancora una volta il Pd ha ripetuto una mossa a mio avviso disastrosa che è quella di inseguire i grillini sul loro stesso terreno che è quello della demagogia del populismo e dell’antipolitica ritenendo che i medesimi al momento sono la quintessenza della popolarità. Lo stesso avvenne addirittura ai tempi del referendum costituzionale che aveva a suo favore delle motivazioni molto forti e che invece a un certo punto fu presentata non per esse ma in nome della riduzione del numero dei parlamentari e quindi degli appartenenti alla casta. Ma il Pd avrebbe dovuto capire ormai da tempo che a mettersi sullo stesso terreno dei grillini a quel punto giustamente la gente preferisce votare per l’originale e non per la sua goffa imitazione. Ma anche alla luce della squallida manifestazione tenuta dai grillini davanti a Montecitorio agli ordini del loro capogruppo e capobranco Rocco Casalino, guevarista e ammiratore di Maduro, il Pd avrebbe dovuto capire che il taglio dei vitalizi va molto al di là delle banalità di cui per esempio parla Mario Giordano. Il rituale tribale messo in atto da questo lumpenproletariat ha il senso del dileggio nei confronti di tutta la storia pregressa del Parlamento presentata come una storia deteriore di privilegi di banali trattamenti di favore, di ruberie per usare una espressione adottata da Di Maio il cui linguaggio evidentemente è andato incontro a un deterioramento per la frequentazione con il massimo degli esperti dati dai i commissari del popolo Bonafede e Fraccaro al comune di Roma nella persona del dottor Lanzalone di cui si sta opportunamente occupando la procura di Roma. In questo modo in primo luogo si è perso il senso del ruolo storico svolto dalla retribuzione di medio livello dei parlamentari per assicurare a essi il presente e il futuro visto il ruolo di legislatore che deve essere svolto sia da chi originariamente era un bracciante agricolo sia chi invece per passione politica abbandona una attività professionale remunerativa e quindi deve avere la certezza del suo presente e del suo futuro anche per resistere alle lusinghe delle lobby e quindi l’espressione diritti acquisiti e aspettative di vita non sono delle pure e semplici frasi di tipo burocratico ma affondano in un vissuto personale e storico che è stato parte della storia di questa Repubblica e sulla quale nella bella giornata dell’altro ieri un gruppo di giovinastri ha sbevazzato agli ordini di un capo-manipolo. A nessuno di costoro passa neanche per l’anticamera del cervello il rispetto dovuto per fare uno dei tanti esempi che si potrebbero avanzare a Luciana Castellina (con la quale sono stato in enorme disaccordo sul piano politico e culturale) che all’età di 90 anni e per di più avendo fatto la giornalista in quotidiani che non versavano l’Inps o erano costretti a pagare in nero, quotidiani peraltro di altissimo livello culturale e civile, adesso viene sottoposta a una sorta di esproprio del Lumpenproletariat che non viene certo sanato con miserabili aggiustamenti. Che poi nel corso degli anni nell’assetto parlamentare fossero emersi autentici privilegi, forzature e perversioni questo è vero, per larga parte è stato già eliminato, sono stati ridimensionati gli eccessi di potere dei questori ma si dimentica che anche una delle voci su cui si fa anche giustamente scandalo – e cioè che con pochi giorni di Parlamento scatta la pensione – si dimentica che anche questa bislacca procedura, utilizzando un interstizio del regolamento, fu posta in essere da quel grande provocatore di Marco Pannella (un soggetto sul quale Google o altra fonte culturale di lorsignorini è molto parco di informazioni) che usava questi meccanismi per “épater le bourgeois” e allo scopo di mettere in piedi una provocazione che spingesse verso una grande riforma delle istituzioni. Purtroppo poi le cose non si fermano neanche qui perché da un lato leggiamo che l’attacco ai vitalizi è una sorta di azione di commandos per attaccare le pensioni e che dall’altro lato esistono altri due progetti che riguardano i parlamentari: la riduzione del loro numero e il dimezzamento del loro stipendio e l’eliminazione della istituzione del vincolo di mandato. A quel punto l’operazione sarebbe completa, la trasformazione del Parlamento in una sorta di circo equestre per deputati bene ammaestrati sotto la guida di Rocco Casalino che potrebbe finalmente assurgere alla punta di diamante in corpore vili, cioè nelle istituzioni parlamentari così ridotte a opera dei suoi mandanti cioè la Casaleggio Associati. Per tutte queste ragioni e per altre ancora che ometto per ragioni di spazio sarebbe stato auspicabile che l’amico on. Rosato, invece di dire “sì, ma” avesse detto “no e poi no”.
Fabrizio Cicchitto
Il progetto mi pare chiaro, caro Cicchitto. Per avere una democrazia svuotata eterodiretta da dietro le quinte da un server solo al comando bisogna dare l’illusione che avvicinarsi al totalitarismo, a colpi di genialate anti parlamentari, sia in realtà il modo migliore per far evolvere la democrazia. Chi non si oppone alla distruzione progressiva della democrazia rappresentativa non sta combattendo contro i privilegi della politica ma sta combattendo contro il privilegio di avere una democrazia non inquinata dal maoismo digitale, travestito da uno vale uno. Sveglia.