Csm: un modo per togliere potere alle correnti. C'è un Ulivo europeo?
Al direttore - Redditino amoroso.
Giuseppe De Filippi
“Metti il reddito di cittadinanza in Italia”, ha detto ieri il deputato del M5s Massimo Baroni, “e vedi come iniziano a trombare tutti come ricci!”. Sipario.
Al direttore - Le parole pronunciate – a (s)proposito del Jobs Act – da Giggino Di Maio, all’Ilva di Cornigliano, sono un’infamia. Peraltro se qualcuno gli avesse chiesto il motivo di un giudizio tanto severo non avrebbe saputo rispondere perché non sa quello che dice. Ma il fatto veramente grave è che i lavoratori lo abbiano applaudito. E’ questa la vergogna più dolorosa.
Giuliano Cazzola
Al direttore - Un po’ tutti giudicano cruciali le prossime elezioni per il Parlamento europeo. A giudicare dal voto su Orbán al Parlamento europeo, si può confidare che i popolari resistano alla tentazione di accordi organici o di cedimenti verso le montanti destre sovraniste antieuropee. A sconfiggere queste ultime gioverebbe, a mio avviso, non già un fronte unito delle due storiche famiglie politiche, popolare e socialista, ma una leale competizione tra loro. La regola proporzionale che disciplina le elezioni sconsiglia alle stesse forze progressiste ed europeiste distinte dai popolari un listone unico. Un listone che avrebbe inesorabilmente come riferimento più alto il presidente Macron. Che certo va ricompreso in quel largo fronte europeista, ma la cui leadership sconta tre limiti: il suo indebolimento interno; il sospetto di una egemonia nazionale francese con il suo storico sciovinismo; il centrismo macroniano, cioè un posizionamento non baricentrico rispetto a un fronte largo comprensivo di formazioni civiche e da sinistra di governo. Una sorta di Ulivo europeo. Meglio dunque una differenziazione/articolazione dell’offerta politica, ovvero più liste: di ispirazione socialista, liberale, democratica, verde e altra, tipo la lista Bonino (nel caso italiano) che già si è espressa contro il listone. Altre ve ne sono anche in altri paesi non riconducibili alle due famiglie tradizionali ma di chiara indole europeista. Con un’aggiunta. Una tale articolazione dell’offerta elettorale andrebbe integrata e arricchita da due elementi di raccordo politico e comunicativo: un manifesto ideologico-valoriale sottoscritto da personalità europee autorevoli e riconoscibili (lo si potrebbe titolare “per una nuova Europa”) e un candidato comune per le due postazioni comunitarie più alte, la presidenza del Consiglio e quella della Commissione Ue, da opporre ai candidati dei popolari e, se mai vi saranno, a quelli proposti dalle destre populiste. Una tale soluzione avrebbe un doppio vantaggio: democratizzare la competizione facendo scegliere i vertici Ue ai cittadini-elettori e, sul versante di un centrosinistra largo ed europeista, favorire l’unità e insieme l’articolazione dell’offerta politica, così da farla più competitiva. La sana e rassicurante contesa di questo rassemblement con i Popolari dilaterebbe il fronte dei due competitor, entrambi europeisti, e, auspicabilmente, depotenzierebbe quello delle destre nazionaliste.
Franco Monaco
Nascerà un Ulivo europeo. Nascerà forse nelle forme del fronte repubblicano. Ma nascerà dopo le elezioni, quando ci si conterà e quando forse si capirà, speriamo, che l’esplosione del populismo è una regola in Italia ma non nel resto dell’Europa. E presto i cugini di Salvini e Di Maio potrebbero rimpiangere il giorno in cui hanno trasformato l’Italia nel laboratorio perfetto per misurare in Europa i risultati del sovranismo.
Al direttore - A margine dell’intervista al Foglio dell’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini (il Foglio, 25 settembre) è necessaria una replica sul tema del conferimento degli incarichi direttivi e semi-direttivi, visto che la consiliatura scaduta non ha certo brillato per imparzialità e riconoscimento delle capacità organizzative degli aspiranti. Nel 2015 il Csm presieduto da Legnini ha adottato una ponderosa circolare, denominata Testo unico sulla dirigenza giudiziaria, per regolamentare i criteri di valutazione nelle nomine. La delibera doveva soddisfare l’esigenza di trasparenza, comprensibilità e certezza delle decisioni consiliari, come si legge nella relazione introduttiva, e contiene una molteplicità di indicatori utili per la valutazione. A dispetto di questa precisa normativa il Csm ha negli anni messo a punto, e perfezionato, un infallibile sistema di nomine fondato, al contrario, su criteri ben diversi quali: la ripartizione dei posti tra le correnti della magistratura associata (Unicost, Magistratura indipendente, Area), il gradimento dei capi d’ufficio verso un candidato specifico, il livello di accondiscendenza del candidato nei confronti dei superiori gerarchici. In pratica, le scelte del Consiglio hanno garantito da un lato un’equilibrata presenza sul territorio di dirigenti sostenuti dall’una o dall’altra corrente della magistratura, dall’altro lato strutture giudiziarie al riparo da dirigenti dotati di forte senso dell’autonomia e dell’indipendenza. Sta di fatto, che nella procedura di nomina i criteri cardini della capacità professionale e organizzativa sono stati ampiamente tralasciati, e quando il candidato prescelto ha offerto anche queste qualità si è trattata di una fortuita e benevola coincidenza. E’ questo un sistema tanto indecoroso quanto consolidato, e la disponibilità manifestata dai componenti laici a tanta indebita ripartizione da ex manuale Cencelli conferma che il sistema è divenuto il modus operandi dell’organo di autogoverno della magistratura. Il bilancio di questo meccanismo di nomine, a tutti noto, è un perverso intreccio di voti incrociati tra le correnti secondo accordi precostituiti (salvo tradimenti dell’ultim’ora), e l’ineluttabile conseguenza è che il Csm ormai scaduto consegna all’Italia una magistratura dirigente eternamente grata (e debitrice) verso un sistema che l’ha così benignamente gratificata.
Michele Mocciola, giudice al tribunale di Brescia
Io penso che ci sia solo un modo per togliere potere alle correnti della magistratura e quel modo è immaginare una forma di sorteggio per eleggere i membri del Csm. Fino a che il sorteggio verrà rinviato, le correnti avranno buone ragioni per continuare a esercitare il loro potere e fare un passo ogni giorno verso l’indebolimento della credibilità della magistratura.