La manina associati di Di Maio ha un problema non con i tecnici ma con la realtà
Al direttore - Le agenzie di rating: aho ce fate fa qualcosa pure a noi!
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Riassumendo: dopo che un vicepremier ha detto che il decreto inviato al Quirinale era stato manipolato, il Quirinale ha detto di non aver ricevuto alcun decreto e l’altro vicepremier che non c’è stata alcuna manipolazione. E poi dicono che in Europa non li prendono sul serio.
Francesco Cundari
Al direttore - Come Lei ben sa, la Lega ha assunto spesso posizioni stravaganti in politica estera. A suo tempo Bossi diede la sua solidarietà a Milosevic. Più recentemente Salvini si è recato in Corea del nord con il massimo esperto italiano di quel paese, cioè il senatore Antonio Razzi, presidente dell’Associazione Italia-Corea del nord. Entrambi fecero dichiarazioni nelle quali esaltavano la pace, la stabilità, il benessere degli abitanti di quel paese. Adesso, però, Salvini assume una posizione più seria e organica, del resto collocata nella storia del nostro paese, che ha avuto nel Pci il più forte Partito comunista dell’occidente caratterizzato fino agli anni Settanta da un legame di ferro con l’Urss, con il Pcus, con il Kgb. Salvini si colloca a suo modo in quella tradizione perché, precipitatosi a Mosca per anticipare di una settimana la visita del presidente del Consiglio Conte (evidentemente fra grillini e leghisti c’è una concorrenza anche su questo terreno), non solo si è pronunciato contro le sanzioni ma addirittura ha proclamato che “in Russia mi sento a casa e in alcuni paesi europei no”. Preso da una sorta di complesso freudiano, Salvini ha anche dichiarato: “Vengo qua (cioè in Russia, ndr) gratis” (ma perché qualcuno ha dichiarato che si è recato in Russia a pagamento?). Passando alle cose serie non possiamo fare a meno di rilevare, caro direttore, che è in atto una operazione che passa sia attraverso la Lega che attraverso il Movimento 5 stelle volta a cambiare la collocazione a livello internazionale del nostro paese, passando da una posizione di solidarietà atlantica ed europeista a una dislocazione pregiudiziale accanto alla Russia di Putin. La dimostrazione di questa operazione in corso è data dal fatto che l’Itala è stata l’unico grande paese del mondo occidentale che non ha solidarizzato con la Gran Bretagna nell’attacco da essa subìto da parte di agenti russi che hanno utilizzato armi chimiche sul suo territorio. Il rischio che presentano queste furbizie è che rimaniamo del tutto isolati perché un conto è, come avveniva nel passato, che l’Italia avendo un forte rapporto sia con gli Stati Uniti sia con l’Unione europea colloquiava con la Russia; un altro conto è quello di essere in primo luogo l’alleato subalterno della Russia, rompere con l’Unione europea e avere anche con gli Stati Uniti di Trump un rapporto del tutto problematico.
Fabrizio Cicchitto
Prima di Salvini e Di Maio, l’Italia era un ponte per portare la Russia vicino alla Nato. Con Salvini e Di Maio, l’Italia è diventata un ponte per portare la Nato più vicina alla Russia. Fosse solo questo potrebbe avere anche un suo senso. Ma ovviamente c’è molto di più. E quando Salvini dice di sentirsi più a suo agio in Russia che in alcuni paesi europei sta portando avanti in modo indiretto la stessa politica portata avanti da Putin e in una certa misura anche da Trump: fare di tutto per trasformare l’Europa solo in un’espressione geografica.
Al direttore - Faccio riferimento a un articolo, a firma Adriano Sofri, pubblicato in data 10 ottobre 2018. Integralmente contesto l’interpretazione da lui fornita, distorta e maliziosamente fuori luogo, di alcune affermazioni da me pronunciate in un recente talk televisivo. Ovvio che la disobbedienza civile esiste! In punto di fatto, non di diritto. E me lo fa ricordare, non a caso, proprio lo stesso Sofri. E chi meglio di lui? Una luminosa carriera cominciava così nel suo ‘68 pisano. Poi tutti sanno come è andata a finire. Vogliamo ricominciare?
Ginevra Cerrina Feroni Ordinario di Diritto Costituzionale Università di Firenze
Risponde Adriano Sofri: “La registrazione delle parole della signora è disponibile, per chi ne avesse voglia”.
Al direttore - Può darsi, per dirla con Berlusconi, che il teatrino della politica debba avere infinite risorse. Può darsi che la disputa tra virtù e difetti di parlamentarismo e presidenzialismo debba essere infinita. Ma un punto dev’essere irrinunciabile in democrazia: dopo che un vicepresidente del Consiglio si è esibito come si è esibito Di Maio a “Porta a Porta”, e dopo che il presidente della Repubblica sia stato reso edotto del testo del decreto fiscale, tale provvedimento non potrà più avere forma di decreto legge.
Luigi Compagna
Se la situazione fosse seria, le parole di Di Maio sarebbero molto gravi. Non essendo la situazione seria, le parole di Di Maio sono solo comiche. Ma se volessimo prendere sul serio le parole del vicepresidente del Consiglio dovremmo prendere sul serio anche il giusto appunto fatto ieri su Twitter dallo scrittore Gianrico Carofiglio: “O Di Maio dice la verità ed è dunque è stato commesso il delitto di falso in atto pubblico da membri o collaboratori del governo. O Di Maio mente e se denuncia commette il delitto di simulazione di reato. Oppure Di Maio non va in procura e dimostra di essere un quaquaraqua”. Ecco.
Al direttore - Dopo la vicenda dell’impeachment di Mattarella, del decreto Ilva che era illegittimo ma non lo si poteva ritirare, del Jobs Act assassino, della Banca d’Italia che si deve presentare alle elezioni e della serie di manine che cambiano i testi di nascosto, mi sembra che il problema principale di Di Maio sia quello dei suoi copywriter: Dovrebbe denunciare loro per circonvenzione di incapace ai suoi danni.
Giovanni De Merulis
Di Maio non ha un problema con i tecnici. Ha un problema con la realtà.
Al direttore - Caro Cerasa, gli effetti dell’evasione fiscale non sono solo economicamente, ma anche eticamente riprovevoli, in quanto si ha una riduzione delle entrate e delle risorse per la collettività, si peggiora la qualità dei servizi pubblici, si diminuiscono i fondi disponibili per finanziare la crescita economica, si aumenta il livello di pressione fiscale sui contribuenti. In aggiunta a questi effetti diretti, si consideri che gli evasori, dimostrando redditi inferiori alla realtà, possono usufruire di servizi o facilitazioni (come bonus fiscali, assegni famigliari, sconti su tasse scolastiche, edilizia sovvenzionata) sottraendo tali risorse a chi invece spetterebbero di diritto e di necessità. Un fronte vitale per la nostra democrazia è l’impegno di contrasto all’evasione fiscale. È necessario che gli onesti si sentano stimati e i virtuosi siano premiati. Sono tanti i cittadini per bene e le famiglie che adempiono positivamente i loro compiti per gettare la spugna con una pace fiscale che maschera un condono.
Andrea Zirilli