La meraviglia di Conte che elogia la missione in Niger bocciata da chi lo sostiene
Al direttore - Ottantaduenne pronto ad accettare incarico a 1.500 km da casa.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Caro Cerasa, ho letto ieri sulla Stampa l’intervista al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, relativa alla sua missione in Niger. Una domanda e una risposta mi hanno colpito. Domanda della Stampa: “Prevede un aumento del contingente?”. Risposta: “Nell’accordo con il Niger è già prevista la possibilità di incrementare le nostre unità. Ma non dobbiamo necessariamente pensare a incrementare il contingente esistente. Conviene privilegiare formule flessibili, pensando anche ad attività di mentoring specifiche e per periodi brevi”. Tutto bene. Ma ricordo male o la missione in Niger era stata votata solo dal Pd e da Forza Italia nella scorsa legislatura?
Frediano Baffi
Ricorda bene. Conte, effettivamente, sulla Stampa elogia l’accordo fatto con l’Italia dal Niger e non esclude di incrementare le unità della nostra missione militare. C’è solo un piccolo dettaglio che Conte non ricorda: quell’accordo, in Parlamento, un anno fa, non è stato approvato né dalla Lega né dal M5s. Conte non lo ricorderà ma il deputato scelto dal Movimento 5 stelle un anno fa, era esattamente il 18 gennaio, per dare la linea del partito che oggi sostiene Conte si chiama Luca Frusone e disse le seguenti parole: “Pensare che questa missione nasca in funzione di contrasto ai flussi migratori è paradossale. In un certo senso noi andiamo a presidiare il deserto, quindi pensare che, bloccando una ad una, i flussi si fermino è impossibile… Speriamo che l’Italia possa cambiare in futuro tutto l’impianto di politica estera e dell’utilizzo dello strumento militare, perché purtroppo abbiamo visto che non possiamo rimanere a traino di altri paesi, soprattutto se sono paesi vicini a noi, come la Francia e la Germania, ma l’Italia deve sempre con più forza ritagliarsi questo ruolo nella politica estera mondiale, perché non possiamo essere più succursale di altri stati”. Se l’Italia oggi presidia giustamente i confini del Niger lo fa non grazie a questa maggioranza di governo ma nonostante i danni che da anni provano a combinare gli irresponsabili che oggi governano l’Italia.
Al direttore - Caro Cerasa, nella storia, il suffissismo, ha sempre portato alla degenerazione distruttiva della parola originale. Da ricordi universitari lo si definiva come un “parassita ideologico che svuota le cose della loro sostanza, proiettandole fuori dal loro confine” e la storia contemporanea è piena di esempi di -ismi catastrofici. Quando ad esempio si discute di socialismo non parliamo di sociale, ma abbiamo visto essere un’affascinante utopia che pose i cittadini sotto un potere assolutista, nelle mani di un partito che portava avanti una brutta copia dell’idea di uguaglianza e di giustizia sociale. Per non parlare del nazionalismo hitleriano che abbracciando il mito del popolo eletto e della razza superiore, ha nuociuto e distrutto l’idea di nazione. Oggi assistiamo a un nuovo -ismo potenzialmente catastrofico: il populismo che si sta dimostrando antipluralista e a deriva autoritaria. Non è un movimento per il popolo, ma ha la pretesa di rappresentare esclusivamente gli interessi del popolo o meglio ha come unico scopo quello di accattivarsi il favore del popolo, mettendo in risalto il contrasto con le “élite”. La storia ha dimostrato che gli -ismi portano a distorcere qualcosa che per essere giusta, sarebbe dovuta stare nel mezzo. Aristotele ci diceva che per raggiungere la felicità devi esercitare dei comportamenti che consistono nello scegliere il giusto mezzo tra due estremi. Evidentemente è esercizio difficile. Ed ecco perché con il populismo, è necessario un dialogo per contenerne le derive estremistiche.
Andrea Zirilli
Al direttore - Il Parlamento britannico è bellissimo, sembra di assistere a un’adunata di matti. E di sordi: per cinque volte viene chiesto a Jeremy Corbyn se in caso di nuove elezioni sarebbe favorevole o contrario alla Brexit, e per cinque volte non risponde.
Jori Diego Cherubini
La sinistra europea e italiana che vuole creare un’alternativa al macronismo e al renzismo ispirandosi a Corbyn prima o poi dovrebbe avere il coraggio di dire che una sinistra europeista che sogna di andare a braccetto con Corbyn è una sinistra che sogna di ottenere gli stessi risultati sognati dai sovranisti europei: stare il più possibile lontano dall’Europa.