Costi e benefici? Un gigantesco meccanismo azionato da pigmei. Spunto su Consob
Al direttore - Volevano Minenna, ma c'è il cigno B.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Dopo aver appreso da uno stretto collaboratore (il quale ha letto la notizia sui social) che una famosa fontana romana potrebbe essere riconvertita in un bacino di sosta e di ristoro per le anguille che vanno e ritornano dal Mar dei Sargassi, il ministro Danilo Toninelli sta pensando di togliere la concessione al signor Trevi e di restituire il monumento al popolo. Intanto ha commissionato, in via riservata, un’analisi costi-benefici.
Giuliano Cazzola
Un tempo, Honoré de Balzac diceva che la burocrazia è un gigantesco meccanismo azionato da pigmei. Oggi, probabilmente, di fronte al caso Toninelli, direbbe che le commissioni sui costi e benefici sono dei giganteschi meccanismi azionati da nani della politica.
Al direttore - Dal chi se ne frega di andare a Lione a date loro delle brioches, il passo è breve. Pericolosamente e drammaticamente breve.
Valerio Gironi
Se non hanno più pane, che mangino onestà.
Al direttore - Pur dando un giudizio negativo sull’attuale governo, ritengo, tuttavia, positiva – assolutamente “rara avis” – la decisione del presidente del Consiglio di proporre la nomina di Paolo Savona al vertice della Consob. Il modo in cui vi si è arrivato, il lungo, inaccettabile temporeggiamento, il non breve vaglio di ipotesi alternative chiaramente inadeguate, il riemergere di una logica spartitoria non possono far passare in secondo piano lo straordinario “cursus honorum” di Savona, la sua indiscutibile competenza ed esperienza nel “pubblico” e nel “privato”, la capacità di tenere una presidenza con credibilità, rigorosa autonomia intellettuale e funzionale, nonché imparzialità e apertura alla piena collegialità. Gli ostacoli giuridici che vengono prospettati sono superabili anche perché coloro che li rappresentano non considerano la peculiarità della carica e dell’Authority che Savona dovrà presiedere, non assimilabile a un istituto di diritto pubblico: una situazione, questa, non riconducibile, inoltre, a quella di enti il rapporto con i quali fa scattare limitazioni per l’impiego di pensionati e neppure alla disciplina dei rapporti tra “vigilato” e “vigilante” (con riferimento a Euklid), considerato che la nomina non è della Consob, bensì del presidente della Repubblica. Vedo, piuttosto, l’inaccettabilità di un informale “modus” (per dirla con un linguaggio tecnico-giuridico) che, secondo alcuni, accompagnerebbe la proposta di nomina e riguarderebbe la bilanciante promozione di un dirigente interno a segretario generale, carica oggi per di più tenuta da una dirigente recentemente nominata. Se conosco bene Savona, il primo che non accetterebbe un “modus” della specie, il quale sconfinerebbe nelle autonome scelte del collegio di vertice, sarebbe proprio lui. Del resto, promozioni di questo tipo coinvolgerebbero le decisioni dei componenti di tutto il predetto collegio che non si potrebbero dare affatto per scontate. Inoltre, si guasterebbe anche la importante parte positiva della scelta di Savona avvolgendola in una niente affatto bella operazione di riequilibrio lottizzatorio. Ma, ripeto, sono certo che Savona, se risultasse fondato l’intento di affiancare tale modus, non accetterà mai di assumere un impegno del genere. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Al direttore - Credo che Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di lunedì abbia avanzato un’ipotesi di grande interesse e un suggerimento assai significativo al Pd: “Essi (i dirigenti del Pd, ndr) potrebbero giocarsi alla grande l’occasione offerta dal voto parlamentare sull’autorizzazione a procedere contro Salvini. Se avessero abbastanza fantasia e coraggio potrebbero addirittura mettere Ko il governo Conte, costringerlo alle dimissioni. Basterebbe che scegliessero di votare contro l’autorizzazione a procedere con la seguente motivazione: noi siamo totalmente contrari alle scelte di Salvini sull’immigrazione, le contrastiamo e le contrasteremo duramente, ma questa è una cosa che riguarda solo il confronto politico; la magistratura non c’entra […] i democratici metterebbero in gravissimo imbarazzo il governo. Con che faccia esso potrebbe reggere quando al no così argomentato del Pd si sommasse il sì all’autorizzazione di una grossa fetta dei 5 stelle, quella più fedele alla sua storia? Certo si può sopravvivere a tutto, anche alla peste bubbonica. Forse il governo sopravvivrebbe perfino a una mazzata di queste proporzioni. Ma non sarebbe probabile”. Così Panebianco. Aggiungo altre due considerazioni. Il garantismo è elemento essenziale di una posizione genuinamente socialista-riformista, non parliamo di quella liberaldemocratica. Così finalmente il Pd romperebbe con una sorta di automatismo, profondamente giustizialista, secondo il quale bisogna sempre dire di sì alla magistratura. In secondo luogo proprio oggi dall’interno del Pd sono venuti dei messaggi assai ambigui: al Parlamento europeo l’astensione di una personalità così autorevole come l’on. Bettini nel voto sul Venezuela è un duplice segnale, un segnale ai grillini e un segnale a quella estrema sinistra che preferisce a tal punto Maduro da rimuovere il fatto che proprio il petrolio venezuelano, insieme all’ideologia, lega il dittatore, i suoi corrotti generali (che trafficano anche in droga) a Cuba, alla Cina, alla Russia. Un’osservazione finale: sulla Tav e sul Venezuela il Movimento 5 stelle sta portando l’Italia su posizioni così aberranti, molto oltre quelle dei paesi di Visegrád, che possono portare il nostro paese a diventare una sorta di Venezuela d’Europa. Il rischio è gravissimo perché fra Tav, Venezuela e politica economica il paese è davvero a un punto di non ritorno.
Fabrizio Cicchitto