Televoto a Sanremo e giuria alle elezioni. Un guaio, risolvibile, della lista Calenda

Al direttore - Verhofstadt dà dal burattino a Conte. Replicano Salvini e Di Maio.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - I dirigenti palestinesi, questa volta, non riconosceranno come eroe lo stupratore e assassino della giovane ebrea Ori Ansbacher. Niente avvocati per la difesa, niente stipendio alla famiglia. Avevo immaginato e ho scritto che si sarebbero comportati come la loro tradizione lasciava supporre. Felice, questa volta, di essermi sbagliato.

Andrea Marcenaro

 


 

Al direttore - Solo televoto a Sanremo e giuria d’onore alle elezioni: potrebbe essere uno scambio equo.

Michele Magno

 

Come dice Giuseppe De Filippi, se Ultimo avesse convinto il Volo a firmare il contratto di Sanremo avrebbe vinto lui: ma per fortuna lì non si può.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, ritengo che Salvini arriverà a essere il leader unico del “partito della protesta” ma dovrà assumere toni più moderati, altrimenti non riceverà il consenso, al nord, di chi ha votato lega in funzione di Zaia o di Fontana e di Maroni. Penso che i piccoli e grandi imprenditori non amino il Truce con la felpa del “casseur”. Quanto alla sinistra, concordo con lei che l’operazione Legnini rappresenti un unicum abruzzese. La dichiarazione di Orfini, relativa all’adesione del Pd al manifesto di Calenda, giudico, però, sia una buona notizia.

Lorenzo Lodigiani

 

Il progetto Calenda presenta un problema che prima o poi andrà affrontato. Calenda dice giustamente, e lo dice da tempo, che un partito come il Pd oggi non ha la forza per essere competitivo con Lega e Movimento 5 stelle e può esserlo solo a condizione che il Pd diventi il perno di un’alleanza con altre forze europeiste. E’ quello che è successo in piccolo in Abruzzo dove il centrosinistra non ha vinto ma ha quasi raddoppiato i voti rispetto alle politiche grazie a un’alleanza larga costruita intorno a varie liste civiche. Il problema del progetto Calenda, a livello nazionale, è che il Pd non ha alleati che possano rendere il centrosinistra più competitivo rispetto a oggi e se Calenda vuole davvero allargare il perimetro del centrosinistra dopo le europee dovrà seguire una strada diversa rispetto a quella attuale: scommettere su un nuovo contenitore anti sovranista alternativo al governo e complementare al Pd che possa un giorno affiancare il Pd. Non sarà sufficiente per tornare a essere competitivi ma è necessario per provare un giorno a esserlo di nuovo.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, penso che Salvini non faccia cadere il governo per ragioni più pratiche: 1) l’autorizzazione a procedere per il caso Diciotti; 2) la legge sulla legittima difesa; 3) l’autonomia per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. In tutte e tre le questioni non si va avanti senza il voto dei 5s, perché se scaricati, non essendo parte del loro programma e avendo sempre accolto le richieste di autorizzazione a procedere sommerebbero i loro voti a quelli di Pd e Leu mandando in minoranza il centrodestra classico. Finché non saranno risolte queste questioni, o comunque dopo le europee, a meno di situazioni inedite non credo che ci sarà una crisi di governo.

Lorenzo Tocco

  

C’è un elemento che viene spesso trascurato da coloro che si augurano e che sperano che Salvini possa un giorno dar vita a una svolta moderata: ma siete proprio sicuri che Salvini abbia voglia di tornare con Berlusconi e abbandonare il progetto della Lega a cinque stelle?

 


 

Al direttore - Sottoscrivo l’Appello di Fondazione Craxi sul Venezuela.

Roberto Cellini

 


 

Al direttore - Aderisco all’appello sulla vicenda venezuelana promosso dalla Fondazione Craxi.

Fabrizio Cicchitto

 


 

Al direttore - Sottoscrivo l’analisi e l’appello della sig.ra Stefania Craxi ma presumo che il nostro Parlamento in materia estera non sia interessato ad alcun dibattito pertanto lascerà, inevitabilmente, una posizione univoca istituzionale in balia delle soggettive contraddittorie considerazioni dei suoi parlamentari. Però va sostenuto l’appello.

Paolino Scala

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