La politica ha truffato gli elettori. Conte e il modello soprammobile

Al direttore - Ma che ne dite di questo complotto per far andare bene il salone del mobile?

Giuseppe De Filippi

 

C’è chi sogna di avere un’Italia governata sul modello del Salone del mobile. C’è chi sogna di avere un’Italia governata sul modello del soprammobile. Il governo italiano ha deciso di concedersi un premier che tra il primo modello e il secondo modello ha scelto il secondo.

 


 

Al direttore - Il generoso gesto del calciatore dell’Inter Antonio Candreva – che ha pagato la retta della mensa scolastica dell’alunna della scuola di Minerbe – ha risolto due grandi problemi, uno pratico per la famiglia, che evidentemente non era in grado di pagare la retta per la mensa, e uno morale per la bambina che si è sentita inutilmente umiliata di fronte ai suoi compagni quando, al posto del pasto, si è vista servire una scatoletta di tonno e un pacchetto di cracker. Ma quanto è accaduto non è un caso isolato e non possiamo pensare di risolvere la questione grazie alla generosità dei singoli. Basti ricordare il provvedimento della Giunta di Montevarchi del 2017 con il quale si stabilì che ai figli delle famiglie in arretrato con il pagamento delle rette dovesse essere distribuito per pranzo una fetta di pane con olio accompagnata da un frutto e una bottiglia d’acqua. Da allora in Parlamento si discute su quanto sia tassativa e non più procrastinabile la necessità di rendere la ristorazione scolastica un servizio pubblico essenziale. La possibilità di avere accesso alla mensa scolastica contribuisce a garantire il diritto alla salute e a una sana e corretta nutrizione; lo spazio del refettorio, inoltre, è fondamentale ai fini dell’educazione alimentare e dell’inclusione sociale. Molti studi dimostrano che le mense scolastiche non sono garantite su tutto il territorio e auspico che i partiti possano giungere a un accordo trasversale in tempi brevi. Ma le aziende che erogano i pasti nelle scuole non condividono il metodo in cui gli Enti locali gestiscono il recupero delle rette e chiedono di trovare sistemi che non discriminino i bambini.

Carlo Scarsciotti, presidente Oricon, Osservatorio per la Ristorazione Collettiva e la Nutrizione

 

Amalo.

 


 

Al direttore - La soluzione raggiunta con i risparmiatori vittime di “misselling” è più che adeguata. Ma con essa si sono fissati, evidentemente nell’inconsapevolezza innanzitutto del governo, alcuni princìpi fondamentali. Essi riguardano, pur nell'eccezionalità del caso, i rapporti con parti della società interessate a una determinata problematica e in essa coinvolte nonché il successivo passaggio agli atti del governo e del Parlamento. Si è voluto, nella maggioranza, un accordo con i risparmiatori propedeutico all’adozione di tali atti. Lo si potrà rifiutare in altri casi, magari pure in occasione di confronti trilaterali su decisioni, per esempio in tema di rapporti di lavoro, che poi competono al Governo e al Parlamento? I “ristori” riguardano, per la prima volta, anche le azioni sia pure nella percentuale del 30 per cento dell’importo investito e ricorrendo altre condizioni. Gli azionisti sono stati sempre ritenuti, in quanto risparmiatori consapevoli, soggetti alle conseguenze del rischio affrontato. Non si può fare ricorso, nella vicenda, al “caveat emptor”, anche se dovrebbe essere nozione diffusamente acquisita che a un particolare rendimento o a particolari agevolazioni corrisponde un particolare rischio. Nel caso specifico, sono note le vicende che hanno portato a tali conseguenze, alcune delle quali sono oggetto di processi davanti all’Autorità giudiziaria. Ma comunque si è stabilita una parziale rimborsabilità anche delle azioni. Come ci si regolerà in futuro? Per evitare contraddizioni e ipotetiche disparità di trattamento, andrebbe attivata dal governo una iniziativa per riformare la disciplina europea del “bail-in” e per indurre a definire adeguatamente il concetto di aiuto di stato. Ma, evidentemente, ciò non è nei programmi anche perché un’iniziativa propositiva ed emendativa non conviene, in particolare nel clima preelettorale, essendo molto più comodo per la demagogia avere istituzioni e norme contro le quali scagliarsi, salvo, poi, abbassare la coda e accettare, come per i ristori, le mediazioni raggiunte a Bruxelles, dopo le mirabolanti promesse fatte, in questi mesi, alle vittime delle “cattive vendite” e i cachinni rivolti a Bruxelles. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Ci avevano raccontato che non esisteva alcuna differenza tra un azionista imprudente e un risparmiatore truffato ma alla fine anche il governo del cambiamento è stato costretto ad ammettere in parte di aver truffato i suoi elettori: un azionista ingannato (che riceverà a certe condizioni un indennizzo pari al 30 per cento delle somme perdute) non è come un obbligazionista truffato (che riceverà sempre a certe condizioni il 95 per cento del capitale bruciato). Abbiamo scritto “in parte” perché in realtà il governo del cambiamento si è reso protagonista a sua volta di una truffa. Il governo, come ha ricordato il nostro amico Corrado Sforza Fogliani, ha deciso di pagare “i truffati” senza avere la prova che siano stati truffati davvero (buona parte dei risarciti aveva acquistato azioni subordinate molto rischiose compensate al 6-7 per cento) e ha fatto rientrare nella categoria dei “fregati” coloro che hanno comprato azioni di una delle banche in questione (gli azionisti delle 4 banche fallite nel novembre 2015, Carife, Banca Etruria, CariChieti e Banca Marche, e quelli delle banche fallite nel giugno 2017, Popolare di Vicenza e Veneto Banca) senza aver letto con esattezza i prospetti informativi. In questi anni, diversi risparmiatori sono stati truffati. Ma accanto ad alcune truffe c’è un’altra truffa che merita di essere denunciata con forza: quella di una politica incapace di spiegare agli elettori che differenza c’è tra realtà e propaganda.

Di più su questi argomenti: