Carige e Alitalia: specchio dell'Italia. Woody Allen e il neopuritanesimo

Le lettere al direttore dell'11 maggio 2019

Al direttore - Grazie alla splendida biografia che Mariarosa Mancuso ha pubblicato su queste colonne, io Woody Allen me lo tengo sempre più stretto. La fortuna sembra avergli voltato le spalle, è vero. Lo stesso New York Times, che oggi denuncia l’ostracismo di cui è vittima, in passato non era stato tenero con alcuni dei suoi film migliori, su cui pesava il sospetto di una equivoca moralità nella vita privata. E’ come dire che “Emile” non è uno straordinario trattato di pedagogia perché Jean-Jacques Rousseau mise i suoi figli in orfanotrofio. Ancora prima era entrato nel mirino del New Yorker, icona della cultura cosmopolita americana, perché sfasciafamiglie e tendenzialmente pedofilo. Eppure la stessa rivista aveva ospitato una memorabile gag sugli sviluppi della fisica moderna assai apprezzata dai suoi lettori. In questo divertissement il grande regista si mostra sollevato dopo aver scoperto che la scienza ha una risposta per ogni domanda. Ora sa che il motivo per cui ci mette sempre di più a ritrovare le cose è l’espansione dell’universo. Come sa che se il tempo gli passa più velocemente in barca che a riva, soprattutto in compagnia di una bella donna, è a causa del rallentamento degli orologi in moto. O che, se l’ascensore va all’ultimo piano quando schiaccia il pulsante per il piano terra, è perché alto e basso sono concetti relativi. Gli sculettamenti della sua nuova segretaria, inoltre, gli confermano che la materia ha una natura duale, di onda oltre che di particella. L’attrazione del suo campo gravitazionale gli fa immediatamente vibrare le stringhe, e i bosoni di lui vorrebbero scontrarsi con i gluoni di lei. Non gli dispiacerebbe un bell’effetto tunnel, o una caduta nel suo buco nero, ma il principio di indeterminazione gli impedisce di sapere esattamente dove si trova la signorina e qual è la sua velocità. Mentre lui le parla, lei si chiude in se stessa come uno spazio di Calabi-Yau, e il tentativo di baciarle i neutrini provoca una clamorosa rottura dello spazio-tempo, nell’imbarazzo generale. Insomma, come si fa a negare che Woody Allen sia un artista geniale?

Michele Magno

Il neopuritanesimo ci ha abituato a osservare il mondo con gli occhi distorti del moralismo. E nel momento in cui il neopuritaneismo diventa mainstream anche un genio finisce per essere giudicato non per quello che fa, e dunque per il suo talento, ma per quello che è, dunque per la sua vita privata. È la barbarie, bellezza.


  

Al direttore - A proposito della vicenda Carige non basta dire che va esclusa la nazionalizzazione, anche perché non di nazionalizzazione semmai si tratterebbe, bensì di ricapitalizzazione precauzionale pubblica soggetta a termini di permanenza dello stato nel capitale, per poi auspicabilmente restituire l’intermediario al mercato. Per escludere questa soluzione, che si può considerare di “extrema ratio”, bisogna avere la certezza di una soluzione di mercato adesso praticabile o, comunque, operare, per conseguirla e in tempi rapidi, essendo chiaro che, se l’una e l’altra (la ricapitalizzazione, soggetta a vincoli normativi) venissero malauguratamente meno, non resterebbe che la liquidazione, ordinata o non: un esito drammatico, che è da ritenere pochi vorrebbero per le risorse che si dissolverebbero e per l’abbattimento di una tradizione, di esperienze e di un ruolo importante che la banca, rilanciata e riorganizzata, può continuare a svolgere, a sostegno di famiglie e imprese e per la tutela del risparmio. A questo proposito va chiarito, anche con riferimento a un commento apparso sul Foglio, che il sostegno all’economia del territorio può mettere a rischio la solidità dei bilanci delle banche e l’allocazione efficiente delle risorse se, però, venga interpretato in maniera “fuorviante”, come ha detto, a suo tempo, il governatore, Ignazio Visco. Ciò significa che un corretto rapporto con il territorio, che eviti la concentrazione dei rischi e non distorca la valutazione del merito di credito, non è affatto da demonizzare. O si vogliono solo banche che scimmiottino i grandi istituti con un profilo internazionale? Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

  

Carige e Alitalia sono parte di un problema simmetrico, che è il problema dell’Italia: il nostro paese è diventato un paese che non dà fiducia sul futuro e quando non c’è fiducia sul futuro gli investitori piuttosto che avvicinarsi scelgono di allontanarsi.

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