La cultura dell'Europa senza fede
Al direttore - “La cultura dell’Europa, disse Benedetto XVI il 22 settembre 2011 in un famoso discorso tenuto al Parlamento tedesco, è nata dall’incontro tra Gerusalemme, Atene e Roma, ovvero dall’incontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma”. La cultura laica dell’Europa non ha mai fatta sua quella Trinità. Fu esclusa anche dalla bozza della Costituzione europea. La Fede, lasciamo perdere quella credulità che induceva a comprare indulgenze, s’è trasformata in “fede temporale e politica”. Brutto passaggio. Tempus laborabit.
Moreno Lupi
Al direttore - Caro Cerasa, ho l’impressione che colui che, usando un’espressione tratta dalla semantica di Carlo Emilio Gadda, il Foglio e Giuliano Ferrara hanno definito “il truce” è, al di là delle apparenze una tigre di carta. “Il truce” non è un fascista, ma ha utilizzato la simbologia e la fraseologia fasciste per “epater les bourgeois”, per parlare alla pancia della gente, cavalcando la paura “del diverso”, del migrante, la repulsione del “negro palestrato” e accolto negli alberghi a 5 stelle. Non dimentichiamo che questo è un paese che è stato razzista al suo stesso interno, nei confronti dei meridionali. “Il truce” ha utilizzato quello che nel 2017, contrastato all’interno del suo stesso partito, aveva realizzato Minniti bloccando il grosso dell’immigrazione. “Il truce” ha duellato con pochi singoli barconi apparendo un vero castigamatti. Per tutta una fase i grillini sono sembrati ipnotizzati dal “Capitano”, ma a un certo punto di fronte ai sondaggi hanno reagito con la forza della disperazione e qui il bluff si è in parte sgonfiato. Sul caso Siri “il truce” ha sbagliato tutto: se hai costruito la tua immagine sul mito dell’invincibilità una battaglia non la tiri per due mesi se non hai la certezza di vincerla, ma comunque la chiudi in un giorno. Ma è sul resto che nella sostanza molto spesso Salvini non ha preso palla: ha lasciato che i grillini guidati dal rappresentante della Cina nel governo, cioè il sottosegretario Geraci, inserissero il nostro paese, unica nazione del G7, nella nuova via della seta: “il truce” né ha bloccato l’operazione né ci si è inserito; ha accettato un salto di qualità sul terreno del più forsennato giustizialismo attraverso l’eliminazione della prescrizione e le perversioni contenute nel decreto “spazza corrotti”; sta subendo un ridimensionamento del Parlamento con la modifica al referendum propositivo, per di più la riduzione non solo dei vitalizi degli ex, ma del numero e delle retribuzioni dei parlamentari toglierà rappresentanza a molti territori e spingerà ad appetire la carica di parlamentari solo da parte di steward dello stadio San Paolo di Napoli, di avvocaticchi di provincia, di gestori di fallimenti. Anche sul terreno della manovra economica Salvini ha abbozzato: ha affiancato il suo assistenzialismo a quello grillino, ma non è riuscito a far passare né la flat tax né la riduzione del costo del lavoro né gli investimenti pubblici. Quanto alle autonomie e alla Tav tutto è bloccato. In più i grillini stanno chiudendo con un provvedimento liberticida Radio Radicale perché Di Maio si è ritenuto offeso da alcune battute di Bordin e i leghisti subiscono anche questo provvedimento. Adesso a completare l’opera “il truce” ha affidato un suo libro intervista alla casa editrice Altaforte di CasaPound, che non è un’area vasta di estrema destra, ma un nucleo di picchiatori nazifascisti. Allora Dio ci guardi dal cretinismo, dal fanatismo e sostanziale fascismo degli antifascisti che espellono una casa editrice di destra dal Salone del libro di Torino, ma anche il ministro dell’Interno più movimentista non può sputtanarsi in questo modo. Ciò detto non traiamo da tutto ciò alcuna conseguenza positiva perché l’altra faccia della medaglia è costituita dallo “spaccio della bestia trionfante” del giustizialismo e dell’analfabetismo grillino miscelati insieme in un intruglio il cui unico senso è quello di un autoritarismo senza controllo.
Fabrizio Cicchitto