La storia delle prossime elezioni e l'altro lato della difesa della democrazia
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - #VinciConsigliodeiMinistri.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - In una recente intervista al Corriere della Sera, Giuliano Pisapia, candidato capolista alle europee per il Pd, ha detto che un’alleanza con il M5s in questa legislatura è impossibile. Opinione rispettabilissima, però quel “in questa legislatura” è inquietante.
Valerio Gironi
Non è la storia di queste elezioni ma sarà la storia, una delle storie, delle prossime elezioni. Se il Pd vuole provare a tornare al governo ma non ha gli alleati per tornare al governo dovrà decidere chi tra M5s e Lega gli assomiglia di più. E un pezzo importante dell’establishment italiano è piuttosto chiaro che abbia già scelto, in prospettiva, di considerare il primo sfascismo un male minore rispetto al secondo. Povera Italia.
Al direttore - Il 20 maggio, sono 20 anni dalla morte del professor Massimo D’Antona, ucciso dalle nuove Brigate Rosse a Roma, a pochi passi da casa sua. Barbaramente ucciso per aver segnalato quanto accade nei paesi più avanzati in tema di diritto del lavoro, per essersi dedicato a costruire un ponte tra il consenso di oggi e quello di domani, per essere semplicemente stato uno studioso al servizio dello stato. Fu terribile: qualche giorno prima avevo sostenuto l’esame di diritto del lavoro e lui era li sorridente in aula come sempre. Quel 20 maggio ero in facoltà e la notizia sconvolse quella tiepida mattinata di maggio e lasciò noi studenti e tutti i professori, increduli e senza parole. Ricordarlo è un dovere e un segno di attenzione umana e civile. Non dobbiamo mai dimenticare il suo esempio e di tutti quei servitori dello stato che hanno perso la vita per mano dei terroristi. Queste morti violente ci devono far riflettere: non devono esistere ragioni di dissenso politico o sociale che possano giustificare forme di ricorso alla forza destinate a sfociare in atti così efferati.
Andrea Zirilli
Ieri mattina l’Università la Sapienza di Roma ha intitolato un’Aula a Massimo D’Antona e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato il professore con un discorso contenente un passaggio interessante. “Il terrorismo è stato sconfitto grazie all’unità del nostro paese, dei suoi soggetti politici, delle sue forze intellettuali, del mondo del lavoro. Le minacce alla democrazia cambiano, e così i rischi per la convivenza. In un paese democratico, qual è il nostro, si deve costantemente rammentare che vi è un patrimonio di valori e di istituzioni che va sempre difeso insieme”. Difendere la democrazia da ogni suo nemico. Vale quando si parla di terrorismo. Ma vale quando si parla di politica. Non tutti i nemici della democrazia rappresentativa sono terroristi. Tutti i nemici della democrazia rappresentativa sono un pericolo per il paese. E il fatto che sia necessario ricordarlo aiuta a capire lo stato di salute in cui si trova il nostro paese.
Al direttore - L’ex ministro Dc Calogero Mannino è stato tenuto sul banco degli imputati, per molti lustri, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. I magistrati erano certi fosse legato alla famiglia mafiosa di Agrigento. Si sbagliavano, e Mannino, alla fine, è stato assolto. Poi la procura di Palermo ha individuato in lui il politico che avrebbe dato l’input per l’avvio della famigerata Trattativa stato-mafia. Anche in questo caso, però, Mannino, processato col rito abbreviato, in primo grado è stato assolto. E’ finita qui? Neanche per idea. Perché ieri, quando ormai si è a un passo dalla sentenza d’appello, la procura generale di Palermo ha chiesto la riapertura del dibattimento per sentire un nuovo pentito, arrestato pochi mesi fa nell’ambito dell’operazione “Cupola 2.0”, secondo il quale, udite udite, Mannino sarebbe affiliato alla famiglia mafiosa di Agrigento. Si torna, così, all’ipotesi originaria, quella già sviscerata e archiviata dopo anni di inchieste e processi. E’ la giustizia italiana, bellezza, e tu non puoi farci niente.
Luca Rocca