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Csm e nuovi poteri

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Questo di Lotti, Palamara e dei loro compari nel Csm è uno scandalo senza precedenti. Innanzitutto, chi è Lotti? Un signor nessuno qualsiasi che non si sa neppure se e da chi avesse ricevuto il mandato a trattare. Sì, è stato ministro dello Sport (dello Sport!), ha fatto parte del Giglio magico renziano, ma forse da tempo neppure era ammesso ai riti magici, e si legge che l’ex ministra Boschi non gli parlasse da due anni. E tutto questo nella minoranza, figuriamoci, del Pd, figuriamoci.

E poi, chi è Palamara, o meglio, chi è oggi Palamara? Una figura triste da cercatore d’oro solitario e in bolletta, uno che si era ridotto, per fingere di contare qualcosa, a portarsi a casa i fascicoli dei processi di altri magistrati, a sbrigare a cottimo le faccende di minima (forse) importanza. Lontani i tempi in cui, padrone della magistratura associata, si lasciava insultare (“faccia di tonno, ignorante”) e imbrattare di sarcasmo da Cossiga, senza battere ciglio, perché consapevole del potere infrangibile del suo ruolo e della futilità delle verità caricate a salve del presidente emerito. Due sopravvissuti, senza legittimazione politica (Lotti) o morale (Palamara), che si incontravano di notte, come i ladri di Pisa, ma non avevano nessun bottino da spartirsi. Figure imbalsamate, fisse nella gestualità del potere e della gloria, altrove migrate. Chi non sa stare al gioco, chi vive di rimpianti, diventa fastidioso.  Occorre che gli scandali vengano alla luce in questi tumultuosi tempi rivoluzionari. Il potere politico oggi è sovranista e populista, il potere giudiziario è giacobino e sostanzialista. La trattativa autorizzata si svolge fra i mandatari di queste due fonti di legittimazione. Ha ragione Di Maio, era nata una nuova P2, un potere deviato, per quanto sgangherato e forse etilico. “Mi ero addormentato su un divano, non ho preso parte alle discussioni”, ha confessato uno dei magistrati colti in flagrante dal drone-trojan inviato dalla legittima autorità a ristabilire l’ordine, legge o non legge.  Il Csm ora verrà depurato (il presidente Mattarella svolgerà il suo compito con la tenera inconsapevolezza che lo contraddistingue) ed eserciterà le sue funzioni con pienezza di legittimità. L’Anm, con la rapidità che deve essere propria di un reparto d’élite dell’Arma giudiziaria, ha sventato il risibile golpe degli ex. Ora a tutti gli ottomila magistrati le cose sono diventate chiare. La sinistra di Area e l’estrema destra davighiana e governativa di Autonomia e indipendenza hanno opportunamente acquisito quel ruolo, che solo uno scossone morale poteva loro consegnare, giusto in tempo per assegnare i più importanti e decisivi incarichi di governo giudiziario. Non a caso da sei mesi è vacante il ruolo di procutore della Repubblica a Torino, piazza di serie A, ma di media classifica. Figuriamoci se sarebbe stato possibile nominare gli incarichi da Champions senza questo scossone morale. La vera trattativa comincia adesso. In un sol colpo il governo del cambiamento si è liberato dei fantasmi politici del passato, e la magistratura associata ha liquidato le vecchie incrostazioni che impedivano a Csm e Anm di dispiegare tutta la forza dei Guardiani della virtù. Lo scandalo è finito.

Marco Taradash

 

A proposito di nuovi poteri. Noi le intercettazioni, come sapete, non le pubblichiamo per scelta, perché da veri snob le consideriamo spazzatura a prescindere da quello che ci raccontano. Non siamo peccatori quando si parla di pubblicarle ma – confessiamo – siamo peccatori quando si tratta di leggerle. E come tutti, in questi giorni, le stiamo divorando, le stiamo imparando a memoria e le stiamo mettendo da parte, per nostra ed esclusiva cultura personale, ovvio, e per avere una qualche pezza di appoggio, un giorno, quando alcuni magnifici tromboni della moralizzazione tenteranno di moralizzare qualcun altro, facendo finta magari di non aver giocato negli ultimi mesi la stessa meravigliosa partita portata avanti da quelli che un tempo avrebbero definito gli impresentabili del Csm. Ancora popcorn, grazie, con una spruzzatina di onestà.

 

Al direttore - Zeffirelli, un “insopportabile mediocre”, Oriana Fallaci “orrenda” e la “Firenzina genuflessa in lutto”. Così si espresse il professore Tomaso Montanari, già noto alle cronache politiche per il tentativo, fallito, di costruire il Nuovo partito della sinistra estrema e cosiddetta radicale, sulla spinta della “straordinaria” vittoria del 4 dicembre del 2016 col No al referendum costituzionale. Novella mosca cocchiera della sinistra immaginaria Tomaso Montanari pensò che la spinta propulsiva di quei milioni di No lo avrebbe portato a rivestire altri e alti ruoli nella guida di un nuovo partito destinato a chiudere la stagione riformista dei governi di centrosinistra. Oltre all’assurdo pensiero di un uomo di “cultura” nel giorno della scomparsa di Zeffirelli il gesto è esemplificativo del rischio dell’ondeggiamento del Pd. Perché a sinistra del Pd oggi questo rischia di essere il pensiero. Non a caso quella straordinaria stagione di conservatorismo e reazione ha portato al successo della demagogia gialla (dei Cinque stelle) e della destra verde (Lega). Montanari era in compagnia di professori, intellettuali, artisti e sindacalisti che avevano alzato le barriere contro la “deriva autoritaria” senza rendersi conto che intanto stavano aprendo porte e finestre all’ascesa di chi adesso è al governo. Non era solo e non è solo adesso, si tratta di quello che chiamano il mondo della “sinistra diffusa” che sembra vivere di risentimenti. Risentimenti anti Renzi, antiglobalizzazione, antiriforme, antipolitica, antinfrastrutture.

 

Ed è un mondo composito e stratificatosi nel tempo. Ecco dunque che se dovessi dare al Pd di Zingaretti un consiglio (seppur non richiesto) lo inviterei a evitare strani e pericolosi strabismi verso una sinistra così estrema che finisce sempre per ritrovarsi sulle posizioni della destra: dagli inneggiamenti manettari e giustizialisti al no allo sviluppo dell’aeroporto di Peretola a Firenze fino a definire Zeffirelli “insopportabile mediocre”. Già aver dato ruoli di primo piano a chi dice No alla pista del Vespucci come il signor Furfaro e a chi aveva guidato il No alla riforma costituzionale e elettorale, come il deputato Giorgis (cioè due temi su cui la gran parte del centrosinistra in Toscana ha opinioni esattamente inverse), ci dice che quella voglia di “coprirsi” a sinistra può essere un rimedio assai peggiore del danno perché farà scappare quei tanti elettori che credono (sperano) che dal centrosinistra arrivi una proposta di governo seria e chiara e non un inseguimento della demagogia grillina o della propaganda leghista. Tanto più che spesso questi rivoluzionari poi li troviamo accomodarsi in incarichi prestigiosi dimostrando una trasversalità bipartisan (nel farsi nominare) davvero eccellente. Oggi Montanari è nominato nel consiglio degli Uffizi su indicazione diretta del governo gialloverde (forse il ministro Bonisoli dovrebbe pensarci meglio) mentre allo stesso tempo è consulente per la cultura del sindaco di Sel di Sesto Fiorentino. Complimenti vivissimi.

On. Gabriele Toccafondi

 

Nel 2016, in una intervista a Repubblica, Tomaso Montanari disse di essere molto contento perché “il Movimento 5 stelle ha costruito una parte importante del programma sulla cultura per Roma partendo dai miei libri”. In quei giorni, Virginia Raggi pensò a Montanari come assessore alla Cultura di Roma. E Massimo D’Alema suggerì personalmente a Montanari di accettare quel ruolo. Su Tomaso nostro non c’è altro da aggiungere, diciamo.

  

Al direttore - Nel servizio di Luciano Capone e Carlo Stagnaro, sul Foglio del lunedì, il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi, ha illustrato il piano per l’uscita dall’euro riferendosi, metaforicamente, agli ingredienti di una pasta alla carbonara. Peccato, però, che abbia a lungo insistito sull’utilizzo della pancetta affumicata quando tutti sanno che la ricetta classica prevede la rosolatura del guanciale. Ci si può fidare di un libertador  della sovranità monetaria che non sa neppure come si cucina una “carbonara’’?

Giuliano Cazzola

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