Lettera di G. Salvini sul caos al Csm
Le lettere del 21 giugno al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Hanno scelto la traccia su Europa e conti pubblici?
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Se c’è un insegnamento che ogni politico, o aspirante tale, dovrebbe mandare a memoria è il seguente: se attacchi o tradisci il Cav. prima o dopo finisci male. E’ successo a Fini (sparito), ad Alfano (perduto nei mari del sud), all’autorità giudiziaria nel suo insieme, e, nelle ultime ore e in perfetta simultanea, a Merkel (in preda a tremori) e Sarkozy (a processo per corruzione). E lo si immagina, l’Amor nostro, a camminare leggero e soddisfatto di sé sui prati della tenuta di Arcore, intonando Vasco: “Io sono ancora qua, eh già”.
Jori Diego Cherubini
Al direttore - Se i magistrati del CSM o che gli ruotano attorno diventano a Roma particolarmente inclini a riunirsi in camarille o a rapporti inappropriati e lo dice anche pubblicamente una fonte autorevole come il Procuratore Greco, aggiungerei alle proposte di riforma formulate dall’on. Vietti sul Foglio di ieri un rimedio semplice. Per dividere i magistrati dalla politica e viceversa trasferire la sede del Csm altrove, magari vicino Bologna la dotta o a Firenze dove c’è già la Scuola superiore della magistratura. Così, tanto per allontanare le tentazioni. Servirebbe a porre qualche ostacolo agli incontri notturni e ne guadagnerebbe, anche geograficamente, l’immagine di indipendenza.
Guido Salvini
A proposito. Il procuratore capo di Milano dice che le scene orrende del Csm riguardano unicamente Roma e il suo sottobosco romano. Naturalmente, il procuratore capo di Milano è diventato capo a Milano non anche grazie ai giochi di correnti del Csm ma per volontà unica dello Spirito santo.
Al direttore - Il 15 giugno scorso Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata una delegazione della Cgil guidata da Maurizio Landini. L’episodio – pressoché unico nella storia – è stato sostanzialmente ignorato dai media, i quali si sono limitati a passare la notizia guardandosi bene dall’esercitarsi in commenti e retroscena. Questa rimozione si spiega, a mio avviso, leggendo una frase del comunicato finale: “Nel corso dell’incontro, amichevole e cordiale, si sono stigmatizzate le ideologie della paura e della divisione e condiviso il pericolo di derive autoritarie’’. Non si fanno nomi. Ma si capisce benissimo a chi si rivolgono queste stigmatizzazioni e da dove potrebbe venire il pericolo di “derive autoritarie’’. Dobbiamo aspettarci una nuova Solidarnosc e un Lech Walesa emiliano?
Giuliano Cazzola
Al direttore - Questa politica del day by day riserva sempre qualche piacevole sorpresa: in Forza Italia sono più i coordinatori che gli elettori; Alessandro “Dibba” Di Battista non va più in India (se ne faranno una ragione gli indiani?) e si candida; nel Pd è di tutta evidenza che il dibattito ruota intorno a “la settimana enigmistica-la rivista che vanta innumerevoli tentativi si imitazione”; Salvini innaffia il terrazzo in mutande verde militare, con pacco in evidenza. Insomma il solito tram tram, come direbbe Di Maiò.
Valerio Gironi