Differenze tra Verdi perdenti e Verdi vincenti. Primarie a destra, please

Le lettere al direttore, Claudio Cerasa, del 25 giugno 2019

Al direttore - No le mini-medaglie però non valgono.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - In Germania la leader della Cdu (partito di governo) ha ipotizzato, alla fine del 2022, di ripensare la decisione presa all’indomani dell’incidente di Fukushima (marzo 2011) di uscita dal nucleare civile. Reazione civile e composta di tutti. I Verdi tedeschi non hanno battuto ciglio. Mi figuro quelli italiani (e la sinistra) se uno dicesse in Italia (sarebbe legittimo): sono trascorsi nove anni dal referendum del 2011, rivediamo quella decisione. Apriti cielo. Nella affermazione della leader della Cdu c’è la considerazione del bilancio della scelta tedesca del 2011 di uscita dal nucleare energetico: gli allarmismi, i morti e le catastrofi apocalittiche vagheggiate dopo Fukushima non si sono verificate (come non si sono verificate quelle analoghe previste per Chernobyl nel 1986); il prezzo pagato dalla Germania alla cancellazione del nucleare (tra centrali chiuse, risarcimenti, emissioni in più, maggiore dipendenza dal carbone e dall’import di gas ed effetti del mancato rimpiazzo delle centrali in chiusura nel 2022) è altissimo. Infine ufficialmente, il contributo del nucleare (17 per cento nel mondo) alla generazione elettrica no carbon è diventato “imprescindibile”, per i climatisti ufficiali, per poter mantenere gli obiettivi emissivi delle conferenze sul clima. Eterogenesi dei fini. La Cdu tedesca ne ha tratto le conseguenze. I Verdi tedeschi (storicamente, in passato, i più avversi al nucleare) hanno avuto una reazione civile, composta e senza menare scandalo. I Verdi tedeschi furono più intelligenti e accorti, già nel 2011: non fecero come i Verdi italiani (con la sinistra balbettante che li seguì) col referendum. Cioè, l’uscita immediata, definitiva, per sempre dal nucleare. La Germania non fece referendum. Si lasciò una porta aperta: chiuse le centrali ormai esaurite. Tenne in vita quelle operative, “sino alla loro conclusione naturale” (nel 2022 appunto). I Verdi accettarono. E’ evidente che nei Verdi tedeschi non prevale l’ideologia ma gli interessi economici e industriali del paese. L’esempio di maturità dei Verdi tedeschi sul nucleare dovrebbe fornire conforto a quella sinistra piagnona italiana che, come Diogene, cerca di dirsi ecologista e ambientalista ma nella forma farlocca dei Verdi italiani. Infine, una domanda: ma qualcuno si è mai azzardato in una verifica del rapporto costi-benefici dell’uscita italiana dal nucleare? Guardo l’Ilva, sento Di Maio e vedo il replay sulla siderurgia e l’Ilva.

Umberto Minopoli, presidente Associazione italiana nucleare 

 

I Verdi che hanno successo in Europa hanno fatto di tutto e stanno facendo di tutto per far coincidere la difesa dell’ambiente con la difesa del progresso. I Verdi che non hanno successo in Italia hanno fatto di tutto e stanno facendo di tutto per far coincidere la difesa dell’ambiente con la difesa dello status quo. I primi Verdi sanno pensare prima di tutto al futuro. I secondi Verdi sanno pensare prima di tutto al passato. E fino a quando preverrà l’ambientalismo all’amatriciana non ci sarà speranza di avere un paese capace di spezzare le sue catene.


   

Al direttore - A nostro avviso Forza Italia ha la possibilità di rilanciarsi solo se fa due scelte assai nette, una di tipo politico-culturale, l’altra di tipo organizzativo. Sul piano politico Forza Italia deve dar voce a una posizione moderata, liberale e riformista distante dal Pd e alternativa al populismo giustizialista dei grillini e al sovranismo antieuropeo di Salvini. L’altra faccia della medaglia è costituita da una linea organizzativa fondata sulla democrazia interna, sulla contendibilità delle cariche, su un dibattito aperto e libero. Nel corso di questi anni Mara Carfagna ha dimostrato di avere le qualità per essere il punto di riferimento di entrambe queste scelte, avendo anche alle spalle un forte radicamento territoriale. Invece la scelta di nominare due “consules” (Carfagna e Toti) che esprimono due posizioni politiche di segno opposto può servire a prendere un po’ di tempo e a evitare una scissione assai lunga, ma essa si tradurrà inevitabilmente nella contrapposizione fra due messaggi nettamente differenziati che accentueranno il disorientamento dell’elettorato. Infatti Forza Italia non coprirà nessuno spazio politico ben definito. In una fase fondata su leadership e su messaggi politici molto semplificati Forza Italia invece ne esprimerà ben due, ognuno di segno opposto rispetto all’altro: troppa grazia sant’Antonio.

Fabrizio Cicchitto

 

Primarie. Tutta la vita delle primarie. Aperte, allegre, democratiche. Tutto il resto, yawn.


 

Al direttore - Per vincere le elezioni bisogna saper convincere e soprattutto attrarre più voti del concorrente pescandoli oltre lo zoccolo duro. Allora Massimo D’Alema (Sette 20-6) dice che il problema vero è quello di sanare la frattura tra la sinistra e il mondo del lavoro (interrogarsi sulla frattura, no?) e superare i sospetti sulla cultura togliattiana (testuale). Anche Beppe Sala, immagino con la speranza di convincere e attrarre voti, si fa fotografare con i calzini arcobaleno (molto pride!). Ecco, senza infilarsi in ragionamenti complicati e fatti i distinguo tra i due, ma così a naso, quanto pensano di essere convincenti e soprattutto attraenti?

Valerio Gironi

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