Affondare la nave del governo. Cosa torna (e cosa no) con l'opposizione a bordo della Sea Watch
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Fico sulla senatrice espulsa Nugnes: “Sarà sempre 5 stelle”. Vedi i guai ad abolire la prescrizione.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Se il governo otterrà uno slittamento a ottobre della decisione europea sulla procedura di infrazione – cosa non facile – resteranno comunque insoluti i problemi alla base dell’ipotesi di tale procedura ai quali, a quel punto, si aggiungeranno quelli, ben più corposi, riguardanti le scelte da compiere con la legge di Bilancio per il 2020. Nel frattempo, non si cancellerà una situazione che vede le due forze della maggioranza divise su Tav, Ilva, Alitalia e che cercano di ampliare i consensi, l’una, con la continua ripetizione del progetto, abbastanza vago, della flat tax (e con il cavallo di battaglia dell’azione nei riguardi dei migranti), l’altra, con il salario minimo. Mai un discorso sulle riforme, o sul debito, serio che non affastelli misure epidermiche, sulla crescita e sull’occupazione; invece, particolare concentrazione su ipotesi di drastica “reformatio in peius” della Banca d’Italia vista negativamente dai pareri della Bce, spudoratamente presentati da un senatore di maggioranza come una “vittoria”, approcci spartitori, politica estera inesistente o condotta secondo il criterio “tot capita, tot sententiae”. E’ mai pensabile che, in queste condizioni, il rinvio a ottobre (come si diceva un tempo per i rimandati nei corsi scolastici) immunizzi da reazioni dei mercati? O si torna, ancora una volta, a fare affidamento sulle progettate misure non convenzionali, sul paracadute delle Bce? Ma si può continuare con il rinviare le scelte importanti senza mai realizzarle? Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia
Il governo ha scoperto che per evitare la procedura di infrazione deve rinnegare un anno di governo e deve rendere credibile la possibilità che il suo contratto di governo non sia credibile. Grazie alla Bce, e all’ultimo whatever it takes di Mario Draghi, i danni prodotti da questo governo non sono ancora così visibili. Ma il vero problema oggi è questo: è mai pensabile che ci sia qualcuno che ancora crede che il problema del cambiamento populista è quello che gli azionisti del governo non riescono a fare e non quello che hanno fatto finora? La nave da affondare, e con urgenza, non è la Sea Watch: è la nave del governo.
Al direttore - Sentite le più recenti esternazioni dei governanti gialloverdi (e anche della Monica Cirinnà) mi permetterei di suggerir loro di non confondere il sacrosanto diritto di parola con l’obbligo della stessa.
Valerio Gironi
Sentite le più recenti esternazioni dei governanti gialloverdi suggerirei loro, come ha fatto su Twitter il nostro David Carretta, di leggere l’editoriale del Monde di ieri: Salvini si lamenta che la voce dell’Italia “non è mai ascoltata” in Europa, ma “allora perché non ha ritenuto utile essere presente a sei delle sette riunioni dei ministri dell’Interno Ue che hanno avuto luogo dalla sua nomina?”. Forse perché non risolvere i problemi, e costruire consenso attorno alle paure, è l’essenza vera del trucismo di governo.
Al direttore - Salvini non vale nessuna messa! Smettiamola di fare il suo interesse. E i riformisti del Pd non seguano la corrente. Facciano il loro dovere critico. Sui migranti il Pd va a sbattere. Basta con le battute. Un grande partito non si comporta come una piccola setta di testimonianza e “disobbediente”. Mi dispiace. Zingaretti dice che il governo non ha una politica sull’immigrazione. Ma neppure il Pd ce l’ha. Fa solo “più uno” sugli atti del governo. Troppo facile. Una politica ce l’aveva il governo ultimo del Pd. Ce l’ha, l’ha riproposta giorni fa, Minniti. Ma non è quella del Pd di queste ore. Chiaritevi. No a Salvini non significa Sì acritico a ogni iniziativa delle ong. La Sea Watch ha segnato una novità, un salto di qualità nella condotta delle ong. Ha sfidato prerogative elementari di uno stato, ha calpestato norme che non sono di Salvini e del governo, ma dei trattati internazionali e dello stato. E calpestato regole che non sono stabilite dal governo attuale. Ma che valevano anche per quello precedente. E non è Salvini ma il ministro Minniti (ricordate il regolamento delle ong?) che, per primo, ha indicato il limite tra salvataggi in mare e rispetto di regole per le ong. Lo stato non è del governo. E’ di noi tutti. La domanda principe di un’opposizione democratica dovrebbe essere, in ogni situazione, non “come mi distinguo, in ogni caso, dal governo” (così fanno i massimalisti) ma “come mi comporterei io, in questo caso, se fossi al posto del governo”. Così fanno i riformisti. Così ci si prepara all’alternativa. Datevi un ministro-ombra dell’immigrazione. Non restate alla propaganda. Così andate a sbattere. Nessuna ragione “umanitaria” può indurre una nave straniera a forzare i confini di un paese sovrano. E’ l’equivalenza di un atto di pirateria, di guerra e di offesa. Sui princìpi non si fanno battute e sarcasmo. Non si conquistano voti e si aumenta il senso di insicurezza e sfiducia nello stato. Se ne ricordi Delrio. Io avrei detto: sbarcate le persone a bordo ma arrestate quella comandante. E al Pd faccio, dopo la sua condotta sulla Sea Watch, tre domande: siete d’accordo che, come aveva sostenuto Minniti, le ong debbano collaborare con la Marina libica, con tutti gli stati e non decidere loro dove, come e quando si sbarca? O vi siete ricreduti su questo punto? Secondo: siete d’accordo, come avrebbe detto il governo del Pd, col principio che obbliga chi salva a rivolgersi dapprima ai porti di approdo più vicini (Malta, Tunisia) e lasciar decidere agli stati dove si sbarca? E non, imporre, solo, sempre e pregiudizialmente lo sbarco ai porti italiani? Addirittura con la forza? Infine: siete d’accordo, lo diceva Minniti ministro, che solidarietà europea significhi corresponsabilità anche dei paesi da cui le ong provengono? Che non possono lavarsene le mani? Mi direte: ma queste cose le dice Salvini! No le diceva il Pd quando era al governo. Ecco, questo è il problema del Pd: che oggi queste cose le lascia dire, invece, a Salvini. Pensate così di fargli un torto a Salvini? No gli fate un favore. E voi perdete voti. Siete dei ciechi.
Umberto Minopoli