Che vuol dire stare dalla parte dell'Europa spiegato con S. Veil (1979)
Le lettere al direttore del 18 luglio 2019
Al direttore - FaceApp del movimento 5 stelle: il tonno del Parlamento.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Chi ha registrato le conversazioni al Metropol? Non si sa. Non basta dire come fanno in procura a Milano che sono state acquisite con un verbale. Lo impone la procedura. Chi sono i pubblici ufficiali e chi dice che sono tali per contestare la corruzione internazionale? E la competenza? Per ora è competente Milano perché ha aperto l’indagine. Ma il reato ipotizzato è commesso all’estero, quindi Roma. Rogatoria difficile (eufemismo). L’aspetto penale come al solito è quello meno interessante. Quello politico sembra destinato a calare di attenzione. L’import-export con la Russia è tra i più importanti del cosiddetto sistema-paese e nessuno ha interesse a mandarlo a farsi friggere. Con l’Egitto in una situazione molto più grave, un ragazzo torturato e ucciso, hanno vinto affari e ragion di stato. Qui coi russi ci sono di mezzo dei piccioli con ogni probabilità neanche consegnati. Per ora è solo ammuina.
Frank Cimini
Al direttore - Concordo con il giudizio che Ella ha dato definendo, tra l’altro, “manifesto”, politico e culturale, e “grande lezione” il discorso di Ursula von der Leyen all’Europarlamento. Non sottacerei, tuttavia, un’impressione, che qualche parte del discorso ha suscitato, di voler aderire alle aspettative, individuando e favorevolmente accogliendo partitamente per gruppi politici i temi a ciascuno di essi più cari, con un certo sapore elettorale. Ciò era stato preceduto da due lettere inviate rispettivamente ai Popolari e ai Socialisti il giorno prima con lo stesso approccio. Comunque, la confluenza dei temi in questione nel discorso volto all’insediamento è risultata positiva; insomma, ha mostrato la sua organicità e non è apparsa di certo una mera elencazione. Ora, però, molto sta nel verificare la fase attuativa, data anche l’impostazione in termini generali del discorso: qui si farà la prova del budino, a cominciare dalle questioni delle migrazioni nonché dalla normativa bancaria e, prima ancora, dall’atteggiamento che sarà tenuto – e naturalmente dipenderà dalla nuova Commissione non solo dalla presidente – sui conti pubblici dei partner europei. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Nel suo discorso di martedì, Ursula von der Leyen ha evocato la figura di Simone Veil, presidente del Parlamento europeo, e prima donna a ricoprire questo incarico, tra il 1979 al 1982. Nel discorso che fece a Strasburgo il 17 luglio del 1979, esattamente quarant’anni fa, Veil spiegò la sua idea di Europa concentrandosi su due punti importanti. Il primo punto riguarda la pace, il secondo punto riguarda la libertà. Primo: “In un mondo in cui l’equilibrio delle forze ha consentito, finora, di evitare la catastrofe suicida di conflitti armati tra le superpotenze, assistiamo invece al moltiplicarsi di conflitti locali. La situazione di pace che ha prevalso in Europa è un bene inestimabile; nessuno di noi però deve sottovalutarne la fragilità”. Secondo: “La seconda fondamentale sfida è quella della libertà. Sulla carta del mondo le frontiere del totalitarismo si sono dilatate a tal punto che le isole della libertà sono accerchiate da regimi in cui regna la forza. La nostra Europa è una di quelle isole”. Veil sosteneva che la dimensione europea in entrambi i casi avrebbe contribuito a rafforzare la nostra libertà ricordando anche che il valore della libertà “troppo spesso si apprezza solo quando lo si è perduto”. I confini più importanti dell’Europa di oggi non sono quelli tra gli stati ma sono tra coloro che vogliono difendere questa libertà e tra coloro che questa libertà la vogliono combattere. Non è così difficile scegliere da che parte stare.
Al direttore - Il suo articolo sul patriottismo mi ha ricordato una celebre frase di Charles de Gaulle, il quale ha dato nella vita molte dimostrazioni di questo sentimento, di cui oggi tanto si abusa: “Il patriottismo è quando l’amore per la tua gente viene per primo; il nazionalismo quando viene per primo l’odio per quelli che non appartengono alla tua gente”. Gli ha fatto eco il presidente Macron affermando, in un discorso, che il nazionalismo è nemico del patriottismo. Complimenti, lei è in ottima compagnia.
Giuliano Cazzola