Populismo non ordinario. Ma far fare lo stadio della Roma a Milano?
Al direttore - Beh il San Paolo l’hanno risistemato, tornarci?
Giuseppe De Filippi
A proposito dello stadio della Roma. Ieri Repubblica ha scritto che lo stadio della Roma potrebbe essere fatto non a Roma ma a Fiumicino. A questo punto perché non fare come le Olimpiadi? Doveva farle Roma, poi le ha fatte Milano. Se avanza un posticino accanto a San Siro, il gioco è fatto.
Al direttore - Non c’era mai stata un’indagine su vicende russe senza sentir parlare di gnocca… A pena di nullità… la Cassazione potrebbe annullare tutto.
Frank Cimini
Al direttore - Caro Cerasa, non so se la Lega abbia perso l’uso della ragione. Una cosa è certa: con questo governo la Lega fa il bello e cattivo tempo, di conseguenza questa situazione è ideale per Salvini e per i sondaggi che vanno in alto. Intanto i problemi dell’Italia aspettano, nonostante l’agitarsi dei vari Boccia e le priorità sono immigrazione e sicurezza. Poi non ho capito la grancassa della stampa italica per tutto quello che fa Salvini.
Giovanni Attinà
Al direttore - Caro Cerasa, mi indica per cortesia un periodo in cui, da noi, le forze politiche tutte, abbiano saputo e voluto anteporre l’interesse generale, cioè del paese, degli italiani tutti, ai propri interessi di bottega e di parte? Il consociativismo, finché fu possibile vivere a credito, ne fu il pallido, illusorio, succedaneo. Poi, che Salvini possa sbroccare rientra nella normalità della politica. Meglio, di quello che noi, intellò pro grillini inclusi, intendiamo per politica.
Moreno Lupi
La collocazione internazionale dell’Italia, le nostre alleanze in Europa, il nostro ruolo nella Nato, il nostro rapporto con la Russia, la nostra sottomissione alla Cina. Quello di oggi non è il primo governo populista avuto dall’Italia. Ma è il primo che ha scelto di declinare in modo irresponsabile il populismo anche laddove nessuno aveva mai osato metterlo in capo: l’identità dell’Italia nel mondo.
Al direttore - I Cinque stelle “hanno il vicepresidente del Parlamento Fabio Massimo Castaldo che mi sembra in gamba”, diceva autorevolmente ieri sulle colonne di Repubblica il Conte Max, al secolo D’Alema, pronto a dettare la linea alla sinistra. Ora, giova ricordare a D’Alema che Castaldo, ex assistente parlamentare a Roma dell’altrettanto autorevole Paola Taverna, è stato l’anello di congiunzione tra i Cinque stelle e i gilet gialli. Non si è prestato solo a qualche photo opportunity con Dibba e gli sfascisti francesi, ma il celebre incontro del febbraio scorso con i casseur lo ha organizzato proprio “quello in gamba”. Che potenza la nostalgia: forse gli ha ricordato i bei tempi quando lui incontrava Hezbollah.
David Allegranti