Il governo giallo-dem rende ancora più urgente una destra non truce
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Prima gli italiani, poi le elezioni.
Giuseppe De Filippi
Potrebbe però valere anche il contrario: prima le elezioni, dopo gli italiani.
Al direttore - Dopo quanto successo in Senato, mi permetto di dire che elettori italiani che non si riconoscono né in una destra salvinista ed illiberale né nella nascente maggioranza M5s-Pd restano ancora senza rappresentanza politica che ne rispecchi le idee e le istanze. Lacrime.
Alberto Bianchi
La possibilità che nasca un governo formato da Pd e M5s darebbe alla destra non truce un formidabile spazio d’azione a condizione però che la destra non truce abbia la forza e la voglia e la volontà di liberarsi dall’abbraccio mortale con il suo aguzzino politico. Il nostro appello è sempre lì ed è sempre attuale: [email protected]
Al direttore - “Al di là delle analisi di lana caprina il governo Conte ha consegnato alla storia un risultato matematico. Il raddoppio dei voti andati alla Lega e un drastico ridimensionamento del fenomeno pentastellato. Questi sono numeri, non chiacchiere. Già quell’alleanza, a suo tempo, strideva al buonsenso, pur se è vero che, un immediato ricorso alle urne, nel 2018, avrebbe cambiato ben poco e nulla avrebbe risolto della confusione di sistema che stiamo vivendo da anni, tra situazione socio.economica e delega di rappresentanza parlamentare. Ma ora, dopo le europee, bisogna avere il buonsenso del sano realismo. Il Truce, che piaccia o meno, è pienamente legittimato, con il suo 40 per cento, a sentirsi l’unto del destino a proporsi come leader alla guida del paese. Ha l’occasione storica di dimostrare a tutti, devoti e antagonisti, di avere anche visione e strategia, oltre che abilità tattica. Cercare di fare melina rinviando il voto è come il gioco delle tre scimmiette. Consegnando al Truce un’ulteriore aumento del potenziale di consenso nel 2020. Se ne prenda atto e si vada al voto. Quanto prima. Con l’augurio di una stabilità di legislatura. Questo farebbe bene soprattutto alle opposizioni che avrebbero quindi tutto il tempo di riorganizzarsi, di chiarire le più o meno legittime ambizioni di leadership che le agitano da sempre e permettere al paese di affrontare con un minimo di stabilità quell’agenda di priorità ineludibili ignorando le quali il piano inclinato della storia rischia di compromettere sempre di più il nostro avvenire ma, soprattutto, quello dei nostri figli.
Giancarlo Saran
Al direttore - Voglia trasmettere le più vive congratulazioni a Giuliano Ferrara per l’articolo di oggi. E’ uno dei pochi articoli in cui si alluda alle grandezze bizzarre e straordinarie, esteticamente felici e nobilitanti, dell’intelligenza politica, in grado di obbligare a riflettere anche chi se ne tiene alla larga. Come la gran parte dei giornalisti e degli opinion makers in Italia.
Mario Toscano
Al direttore - Lo sciocchezzaio dei “tagli” dei parlamentari non è gonfiato soltanto dal “feticismo dei 5 stelle sulle poltrone” (Sofri) ma anche da quei giornalisti che continuano a dare spago alle fanfaluche dell’esimio economista Di Maio, enfatizzando la leggenda secondo cui che il taglio dei parlamentari di 345 unità produrrebbe nientemeno che un “risparmio di circa cinquanta milioni di euro l’anno”, per ciò rappresentando una svolta nei destini del paese. Pazienza per i cretini M5s che non sanno a che santo votarsi, pazienza per quei giornalisti che non sono in grado o non vogliono obiettare che quella riduzione del bilancio parlamentare è una quisquilia che avrebbe conseguenze nefaste nel rapporto tra elettori ed eletti, chiave di volta della democrazia, ma ormai il virus anti-parlamentare si sta diffondendo anche al PD, alla Lega e a tutti i gruppi pronti a votare per i cosiddetti “tagli” delle poltrone future purché si conservino quelle presenti in un’orgia di populismo demagogico ispirato dai Grillo e Casaleggio. Piuttosto che amplificare i “vaffa” contro gli eletti d’ogni colore in parlamento, saremmo lieti di conoscere di quante entità sono composti i collaboratori, i consulenti, gli addetti stampa e i membri dei gabinetti della presidenza del consiglio, dei ministri e sottosegretari e di altre poltrone istituzionali dell’attuale governo, e quanti sono i non-funzionari di ruolo che, assunti dall’esterno come amici dei politici, assistono le cariche parlamentari (presidenze assemblee e commissioni, gruppi, etc.), tutti pagati con i soldi pubblici. E quanti milioni si risparmierebbero se tutti gli elefantiaci staff fossero ridotti a una ragionevole dimensione simile a quella in vigore nelle altre democrazie europee. Attendiamo qualche risposta e una qualche attenzione da parte dei giornalisti a cui capita troppo spesso di amplificare le sciocchezze epocali del momento. Un saluto
Massimo Teodori