Gran giorno: la liberazione dal nazionalismo. Tenerlo lontano a lungo
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 5 settembre 2019
Al direttore - Di Maio: We have abolished poverty.
Alessio Viola
Al direttore - Renzi ha già spostato il terreno di riflessione. Mentre seguaci ed estimatori del Renzi ultimo (io resto tra gli ammiratori del penultimo, quello di un mese fa) si affannano a magnificarne le ultimissime mosse tattiche (“lui non ne sbaglia mai una” è il coro), Renzi ha sibillinamente ma logicamente affermato: la legislatura durerà, Salvini è battuto ma, forse, non durerà questo governo. Ergo: Conte il Conducator. Io azzardo: gli esegeti di Renzi ultimo dovranno presto riscrivere editoriali e zibaldoni sul ritorno di Renzi penultimo (quello che io agogno) a cui, azzardo ancora, il Conte 2, novello ambasciatore del mondo libero per oggi e per domani, non penso proprio possa piacere?
Umberto Minopoli
Renzi ha dato un contributo sostanziale alla marginalizzazione politica di Matteo Salvini, un mese fa, da Truce, centro della politica italiana, oggi, da senatore semplice e uomo forte di Pontida, centro dell’opposizione italiana. Se Renzi fosse stato coerente con se stesso, l’Italia avrebbe avuto un governo non contrario a uscire dall’Europa. Se l’Italia oggi non si prepara ad avere un governo disposto a uscire dall’Europa, bisogna ringraziare chi ha reso possibile il miracolo di trasformare il Parlamento sovrano in un argine contro il sovranismo populista. I tempi del governo importano poco. L’importante è governare il populismo, educare i barbari, far sgonfiare il sovranismo e combattere l’estremismo non con le chiacchiere ma con i risultati. Oggi è un bel giorno. E in attesa di concentrarsi sul Renzi 1 o sul Renzi 2, o sul Conte 1 o sul Conte 2, concentriamoci sulla ciccia: la liberazione, almeno per un po’, dalla minaccia nazionalista in versione Papeete.
Al direttore - In questi giorni nasce un nuovo governo Badoglio. E’ un passo necessario per un altro 25 aprile.
Giuliano Cazzola
Anche Badoglio fu un traditore. Ma fu davvero un traditore?
Al direttore - Dunque, vediamo un po’. C’è un famoso scrittore (tacciamo il nome per carità cristiana) in questi giorni in Italia per promuovere il suo ultimo libro. E c’è un problema, ossia l’ambiente da salvare da una catastrofe prossima ventura. Problema di cui il suddetto scrittore si occupa giustappunto nel libro appena uscito. Ed ecco come secondo lui ciascuno dovrebbe contribuire in modo consapevole e responsabile alla causa comune (beninteso, ciascuno di coloro che accettano la realtà dei cambiamenti climatici per come viene raccontata “dal 97 per cento degli scienziati”, cioè che il clima sta cambiando a causa delle attività umane, e già su questo ci sarebbe molto da discutere ma lasciamo stare). Per dire come la questione sia maledettamente seria, lo scrittore si premura di sottolineare che si tratta di quattro azioni “senza le quali non abbiamo speranza di salvare il pianeta”. Le cose da fare sono quattro: “avere un’alimentazione a base vegetale, evitare di viaggiare in aereo, vivere senza macchina e fare meno figli”. Ora, anche a voler trascurare il non banale dettaglio che l’applicazione su scala mondiale di siffatte misure – in particolare le due sulla mobilità – provocherebbe un tracollo di interi settori industriali con contraccolpi devastanti sull’economia e sull’occupazione (ricadute che immaginiamo siano state messe in conto e ritenute tutto sommato un piccolo tributo da pagare per un bene superiore, no?); e anche volendo sorvolare sul fatto che una conversione di massa ad una dieta vegetale veicola un’idea di purezza che sa tanto di transumanesimo, la cosa su cui vale la pena soffermarsi è la quarta misura, ossia fare meno figli. Perché è l’ennesima conferma del legame profondo tra un certo ambientalismo e l’ideologia malthusiana. Con l’aggravante – ciò che rende ancor più sorprendente la supina accettazione e riproposizione, da chi uno s’aspetta sia più di altri tenuto ad esercitare un minimo di critica, di simili dogmi – che tutte le più catastrofiche previsioni sulla “bolla” demografica (è dagli anni 70 che ci frantumano i maroni con questa storia della sovrappopolazione) sono state puntualmente smentite. Non solo. Ma in alcuni paesi, in primis l’Italia, c’è caso mai il problema opposto, il fatto cioè che non si fanno figli a sufficienza. Al punto che, e non da oggi, si parla di “inverno demografico”. Ma tant’è. Non lo scopriamo ora il vero volto di certe ideologie che dietro il paravento delle magnifiche sorti e progressive della salvaguardia del pianeta, non esitano a proporre programmi e piani che hanno come unico obiettivo quello di far stare meglio in primis quegli stessi sacerdoti che ogni due per tre si stracciano le vesti denunciando le malefatte dei lori simili. Diciamo le cose come stanno: a costoro in realtà dell’ambiente e della natura gliene frega solo in tanto in quanto in un ambiente inquinato e in città sovrappopolate, stanno male loro. Questo, e solo questo è il punto. Avanti il prossimo.
Luca Del Pozzo