Il sogno non è questo governo ma è avere Salvini lontano dal governo
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Opposizioni? Pochette.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Caro Cerasa, la Lagarde, prossima presidente della Bce, prima di voler fare dell’Istituto la casa del popolo europeo, se effettivamente è questo che ella pensa, come si scrive in un editoriale del Foglio del 10 corrente, dovrà porsi l’obiettivo di portare l’inflazione al prescritto target “intorno ma sotto il 2 per cento” chiedendosi perché, dopo circa tre anni dei più diversi stimoli, l’inflazione è ancora lontana dall’obiettivo. Solo conseguendo quest’ultimo si potrà dire che la Banca centrale ha adempiuto al mandato, l’unico che le impone il Trattato Ue, che prevede il mantenimento della stabilità dei prezzi, tradotta, poi, con la cooperazione della stessa Bce, nel raggiungimento del target indicato. E’ un punto, questo, che sfugge a molti, sul quale bisognerebbe invece riflettere prima di proporre modifiche o ampliamenti della missione che pure non sarebbero da escludere in via pregiudiziale. Fin qui, pur apprezzando nel complesso il modo in cui l’Istituto ha operato, bisogna ammettere che ha fallito l’obiettivo. Poi si vedrà. Ma trascurano questa situazione anche i rigoristi à la Jens Weidmann, il capo della Bundesbank, che si oppongono alle manovre non convenzionali della politica monetaria perché non ammettono che non farle sarebbe venir meno a un obbligo cogente – con tutte le conseguenze anche giuridiche – qual è il perseguimento dell’unico obiettivo assegnato all’Istituto. Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Al direttore - “L’abbiamo scampata bella”: finito di ascoltare il pacato discorso di Conte ieri alla Camera, mi è tornata in mente l’intervista a Matteo Salvini fatta da David Parenzo e Luca Telese nell’ultima trasmissione di “Fuori Onda”, prima che ieri sera ritornasse Lilli Gruber con il suo “Otto e mezzo”. Chi ha visto Salvini lo ricorda di certo, chi non l’ha visto se la vada a rivedere: la violenza emanante dall’immagine, l’assertività impenetrabile delle frasi, le pervicacia nel non rispondere alle domande. Proprio, evitando che, andando a votare adesso, la coalizione di Salvini potesse modificare a suo piacere la costituzione-più-bella-del mondo, l’abbiamo scampata bella.
Certo, un discorso senza ombre, quello di Conte: nel senso che, mancando ogni differenziazione degli argomenti, quella verticale a mostrarne la logica concatenazione, quella orizzontale a indicare le priorità nell’accedere alle limitate risorse, tutto il discorso risultava piattamente illuminato da un’uniforme luce soffusa. Non il discorso di chi vuole proporre una linea politica, piuttosto quello di chi si preoccupa di non dimenticare nessun argomento, perché non può permettersi di lasciar fuori nessuno.
Lo si è visto in modo particolare in tre passaggi del suo discorso: sull’approvazione della norma per la riduzione del numero dei parlamentari, sulla eventuale revoca della concessione ad Autostrade, sull’acqua pubblica. Tre passaggi delicati, declinati in un modo che mi ha lasciato insoddisfatto, anzi preoccupato. Tutta colpa di Conte? Sul “tema grillinissimo” del taglio dei parlamentari, dove sono oggi quelli che tanto si sono spesi perché il referendum di Renzi non venisse approvato? Su Autostrade, dove sono quelli che le privatizzazioni sono state una svendita, un regalo ai soliti noti? Sull’acqua, dove sono quelli che non è un bene comune se la gestione della sua erogazione è in mani private? E così per evasione fiscale, mezzogiorno, cuneo fiscale e retributivo, scuola: da quanti – e da quali – governi abbiamo sentito ripetere che questi sono i problemi del paese?
L’abbiamo scampata bella, ma abbiamo solo comperato del tempo: se la scelta di non andare a votare sarà stata un rinvio o una soluzione del problema dipende in primo luogo da come lavorerà il governo Conte. A giudicare dall’inizio ci sarà tanto da criticare, tanto da suggerire: ma mai come in questo caso chiedendoci che cosa possiamo fare noi. La democrazia, in concreto, funziona così.
Franco Debenedetti
Ci sarà tanto da criticare e ci sarà tanto da suggerire. Ma chi ha a cuore l’Europa, chi ha a cuore l’euro, chi ha a cuore la difesa della democrazia liberale, potrà avere molti dubbi sulla natura di questo governo eppure non potrà non essere entusiasta del fatto che un mese fa Matteo Salvini era il padrone d’Italia oggi è al massimo il padrone della Lega. Il governo non è il massimo della vita, ma non avere il Salvini antieuropeista al governo è, nelle condizioni date, il massimo della vita politica.
Al direttore - Giulio Meotti sul Foglio di martedì 10 settembre dava conto di una notizia diffusa dalla Bbc che informava che nelle scuole elementari inglesi si spiega ai bambini che ci possono essere fino a cento forme di genere sessuale: per noi continentali un elemento di riflessione sui vantaggi della Brexit.
Valerio Gironi