Il celibato e il problema del prete virile. M5s e Pd: cronache di Narni
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Il punto è: c’è abbastanza Iva da evitare fino al 2023?
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Il Sinodo, come previsto anche dal Foglio, alla fine ha parlato molto poco di Amazzonia e molto di fine del celibato. Leggo dal documento finale approvato: “Proponiamo di stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile”. Crede sia giusto?
Luca Taddei
Sappiamo tutti che il celibato dei preti non ha niente a che fare con i dogmi. Sappiamo però che l’ascesi virile del prete è qualcosa di cui forse la chiesa può fare a meno per le ragioni splendidamente sintetizzate sul Foglio qualche giorno fa da Giuliano Ferrara: “Non si può negare che la suggestione sacra della chiesa consista prima di ogni altra cosa nella delineazione dell’impossibile, la fede è fede nel non credibile, non è semplice conoscenza. E la figura solitaria del prete è appunto un segno anche modesto, parrocchiale, di vicinanza dell’impossibile: in tutti i tempi di questo miracolo spesso tradito e vanificato si è sghignazzato con spirito burlone più o meno sacrilego, ma ci si accorgerà della sua mancanza solo a nozze consumate”.
Al direttore - La foto di Narni, la foto di Vasto! Sarebbe ora di smetterla con le foto.
Umberto Ranieri
Un’alleanza fuori dal mondo, da fantascienza, in perfetto stile cronache di Narni.
Al direttore - In queste ore saranno proposte analisi d’ogni genere per spiegare la clamorosa sconfitta dell’alleanza tra M5s e Pd in Umbria. Da parte mia vorrei proporre una verità che può apparire elementare sull’effimera natura del movimento grillin-casaleggesco. Il successo della rivolta antipolitica e antiparlamentare, che ha trovato il suo “capo” nel disco rotto a una dimensione chiamato Di Maio, ha avuto una ragion d’essere nel fallimento di gran parte dei partiti delle cosiddette “Prima” e “Seconda Repubblica” nel realizzare una riforma politica e istituzionale capace di rendere più efficace, più giusto e meno inquinato il nostro sistema. Lo hanno fatto nel Dopoguerra i francesi, i tedeschi e altri ancora, ma non sono riusciti a farlo gli italiani. L’illusione che gente senza storia, senza idee se non fumisterie informatiche e roboanti demagogie, senza cultura e senza politica potesse improvvisamente rivoltare il sistema “come un guanto” (cosa che aveva tentato anche Mani pulite 15 anni fa) alleandosi di qua o di là, non era altro, appunto, che una beata illusione. Alla quale, purtroppo, si è adagiato anche il Partito democratico coltivando un’altra illusione: sconfiggere la destra-destra di Salvini e co. con una manovra tattica affidata alla regia di un personaggio anch’egli senza storia, senza cultura politica e senza passione se non quella per le ambigue acrobazie verbali. Siamo ora arrivati alla resa dei conti. I Cinque stelle non sono, come molti pensano, portatori di una nuova linfa alla sinistra, ma solo i protagonisti di una bolla populista-illiberale impegnati a difendere le proprie poltrone mentre si accaniscono contro quelle che non sono “poltrone”, ma espressione parlamentare della più importante istituzione nazionale legittimata dal voto popolare. L’Umbria è solo un’altra avvisaglia che con i surrogati, riempiti di dischi rotti, non si va lontano. Certo dobbiamo difenderci dalle involuzioni reazionarie ma la strada fin qui intrapresa con un improbabile tatticismo mi pare che sia lastricata del nulla.
Massimo Teodori
Al Direttore - Avessero letto le guide turistiche si sarebbero accorti che l'Umbria è verde.
Gino Roca