Il M5s contro l'antisemitismo è una notizia (a una condizione)
Le lettere al direttore del 1 novembre 2019
Al direttore - Il governo rossogiallo non è granché ma una buona notizia forse c’è: forse tra qualche mese o tra qualche anno scopriremo che il grillismo è stato solo un passaggio fugace della nostra vita politica.
Maura Delfini
La Lega era forte prima di questo governo e continua a essere forte anche ora. C’è però in effetti un dato che andrebbe affrontato: si diceva che l’accordo Pd-M5s avrebbe rivitalizzato il M5s, ma in attesa di capire se il Pd potrà rivitalizzarsi, a essersi trasformato in zombi oggi è proprio il M5s.
Al direttore - Leggo che il M5s è indignato contro coloro che non votando per la mozione Segre non farebbero di tutto per contrastare l’istigazione all’odio. Ripeto: il M5s. Ma siamo su “Scherzi a parte”?
Luca Marini
La mozione per istituire una commissione straordinaria contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo, proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre e votata mercoledì scorso in Parlamento, è stata utilizzata in modo strumentale per trasformare in antisemiti tutti coloro che non l’hanno votata e non si può certo considerare automaticamente un nemico del popolo ebraico chiunque non sia d’accordo con il progetto della senatrice Segre. La trasformazione del voto sulla commissione, però, ha avuto un altro effetto poco raccontato dai giornali ed è aver portato il Movimento 5 stelle dalla parte di chi combatte l’antisemitismo. Un anno fa, a pochi giorni dalla giornata del rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma, la presidente 5 stelle della commissione Affari esteri, l’onorevole Marta Grande, pensò bene, come scritto dal nostro Andrea Marcenaro, “di ospitare alla Camera dei deputati le sparate antisraeliane e antisemite di Alireza Bigdeli e Morteza Jami, i due iraniani rappresentanti di quell’Institute for Political and International Studies che organizzò a Teheran la conferenza negazionista sull’Olocausto”. Una volta finito di combattere il finto antisemitismo degli altri, il M5s, se ha davvero scelto di svoltare su questo fronte, e non di utilizzare questa battaglia solo per fare campagna contro la Lega, dovrebbe iniziare a occuparsi dell'antisemitismo presente nel suo movimento. Una nuova ragione sociale, volendo, si può trovare anche partendo da qui.
Al direttore - La decisione della giunta comunale di Palermo di dedicare un tratto del Foro Italico del capoluogo siciliano a Yasser Arafat, non solo è del tutto inopportuna ma, facendo passare il leader terrorista dell’Olp come uomo di pace, mistifica in modo inaccettabile la storia. Sulla targa commemorativa dedicata ad Arafat è infatti specificato che egli ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1994, premio che gli venne assegnato insieme a Yitzhak Rabin a seguito degli Accordi di Oslo del 1993-1995. Il premio ricevuto, il quale va riferito a un preciso momento storico in cui alcuni si illudevano che Arafat avrebbe rinunciato alla lotta armata contro Israele, appare oggi ancora più grottesco di quanto apparisse all’epoca. Il fratello musulmano egiziano Yasser Arafat non rinunciò mai al jihad contro lo stato ebraico. Gli Accordi di Oslo furono solo una manovra tattica, come egli stesso dichiarò apertamente a Johannesburg il 10 maggio del 1994, quando disse, “io considero questo accordo alla stregua di quello che il profeta Maometto siglò con la tribù dei Qurashi, e voi vi ricorderete che il califfo Omar rifiutò questo accordo considerandolo una spregevole tregua”. I fatti successivi all’assegnazione del premio Nobel per la Pace hanno chiarito in modo inequivocabile il senso di queste parole, e cioè che gli Accordi di Oslo erano, appunto, “una spregevole tregua”. La Seconda sanguinosa Intifada istigata da Arafat nel 2000 e durata fino al 2005 è lì a testimoniarlo. Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, non è nuovo a iniziative celebrative nei confronti di terroristi palestinesi. Nel 2014 decise di conferire la cittadinanza onoraria a Marwan Barghouti, pluriomicida detenuto in carcere in Israele dal 2002, dove sconta una condanna a 5 ergastoli più ulteriori 40 anni, facendolo passare per un combattente per la libertà. Questa iniziativa, dunque, alla pari di quella, è da considerare come una ennesima vergogna che mistifica i fatti, tradisce la realtà, rende impossibile qualsiasi confronto produttivo tra chi desidera realmente un progresso tra palestinesi e israeliani, tra Israele e mondo islamico. Per questo motivo non possiamo non fare sentire la nostra voce. Ben altri nomi andrebbero posti dove si trova la targa dedicata ad Arafat. Per esempio, a chi, in Sicilia, il terrorismo e lo stragismo lo ha combattuto e per averlo fatto ha pagato con la vita.
Claudia Burdin, David Elber, Emile Korshai, Giulio Meotti, Niram Ferretti, Barbara Caletti, Marco Riccaboni, Gianni Pellegrini, Emanuel Segre Amar, Gruppo sionistico Piemontese, Progetto Dreyfus, Elio Cabib, Cecilia Nizza, Paolo Mora, Deborah Fait, Raffaele Besso, Laura Besso, Davide Riccardo Romano, Alessandro Matta, Dario Sanchez, Gabriella Paltrinieri, Giuseppe Paltrinieri, Marco Paltrinieri, Shemuel Lampronti, Alessandro Rimini, Davide Cavaliere, Loredana Biffo, Roberta Vital, Angela Polacco, Lazar Amiras Picciotto, Ornella Ascoli, Sabrina Bonetti, Sergio Treves, Giacomo Ottolenghi, Guido Ottolenghi, Giulia Di Nepi, Barbara Mella, Giovanni Odone, Nathanel Vita, Guido Guastalla, Walker Meghnagi, Gerardo Verolino, Gianni Pellegrini, Ettore Gad Scandiani, Stefano Magni, Laura Malchiodi