Grillo guarda con orrore gli orrori del grillismo. No, uno non vale uno

Al direttore - Le confesso che sono confuso: Beppe Grillo è il garante del M5s o del Pd?

Michele Magno

 

Vedere Beppe Grillo che osserva con orrore gli orrori generati dal grillismo – e che dopo aver passato una vita a prendere in giro i politici che non capivano nulla si ritrova oggi a prendere in giro gli elettori che di politica non capiscono nulla – è lo spettacolo più comico mai prodotto dal teatro della politica.

 


 

Al direttore - Il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte hanno detto chiaro quello che si era capito da tempo: “Non abbiamo una soluzione di mercato a portata di mano”. Due anni e mezzo fa, il 14 aprile 2017, la soluzione c’era: Alitalia e i sindacati avevano trovato un accordo che prevedeva una ricapitalizzazione di circa due miliardi di euro (fino a ieri si era tutti lì a pietire 100 milioni da Delta) sborsati dagli azionisti di maggioranza Unicredit, Banca Intesa Sanpaolo ed Etihad in cambio di una garanzia statale da 300 milioni assicurata tramite Invitalia. Etihad riconobbe gli errori della sua gestione, ma era pronta a reinvestire altri 900 milioni, dopo i 560 del 2014, soldi suoi, non dei contribuenti italiani. L’accordo prevedeva 980 esuberi (non i 5.000 richiesti da Lufthansa) e una riduzione dell’8 per cento del costo del lavoro per il personale di volo. Avrebbe funzionato? Non è dato saperlo, perché i lavoratori di Alitalia, a cui quell’accordo fu assurdamente sottoposto con un referendum, lo respinsero. So bene che questo mio richiamo alla memoria non aiuta oggi a risolvere il problema (è strano però che nessuno lo ricordi), ma forse permette di guardare in modo meno lamentoso all’intera vicenda e dà la misura dell’artefatta indignazione di tanti per “i soldi pubblici buttati” in questi anni.

Ubaldo Casotto

 

Succede quando le classi dirigenti piuttosto che impegnarsi a dirigere si trasformano in classi digerenti e si impegnano a digerire ogni vaccata proposta dalla famosa base. Vale quando si parla di politica, vale quando si parla di aziende. Uno non vale uno.

 


 

Al direttore - Non penso che a proposito del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) si possa tagliare con l’ascia il tavolo, con i nazionalisti, contrari all’accordo intergovernativo, da una parte, e le persone responsabili che sarebbero favorevoli, dall’altra. Molti, “quorum ego”, ritengono di essere responsabili, non hanno nulla a che vedere con Salvini, sovranisti e populisti, eppure pensano che alcuni punti dell’intesa avrebbero dovuto e dovrebbero essere rivisti. In particolare, la partecipazione dei “privati” portatori di titoli pubblici alla ristrutturazione del debito evoca il “bail in” delle banche e la famosa passeggiata di Deauville quando, in quel Consiglio europeo, si assunse l’impegno di introdurlo per gli istituti di credito. Ora siamo al “bail in” della finanza pubblica? Quella vicenda è stata ricordata autorevolissimamente in questi giorni e pour cause: anche in questo caso si è sovranisti? Sia chiaro: la ristrutturazione non è automatica, ma è decisa dallo stesso Mes e dalla Commissione Ue nel caso di richiesta di un prestito da parte di un paese con debito non sostenibile. Ma per i “privati” il risultato potrebbe essere quello della compartecipazione alimentata anche dal previsto rafforzamento delle “clausole di azione collettiva”. E’ un punto delicatissimo. Se pure altri di ben diverso orientamento sostenessero una tale linea, non sarebbe giusto che essa venga abbandonata da coloro che la ritengono fondata e doverosa, ma non vogliono di certo la caducazione dell’intesa. Non ricordo tutte le argomentazioni sull’assoluta intangibilità dell’accordo sostenute, come accade puntualmente per ogni misura europea, in vista della sua sottoscrizione da parte dei paesi membri. A esse si oppongono altrettante non trascurabili argomentazioni che, per l’economia della lettera, non posso riportare. Comunque, ribadisco di ritenere una posizione non viziata politicamente quella di chi ritiene doverosa, quanto meno, la revisione anzidetta. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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