Che possibilità ha la maggioranza Ursula di esserci in Italia? Un'ipotesi
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 28 novembre 2019
Al direttore - Pecunia non Open.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Al ridicolo del capo del M5s non c’è mai fine: ve la immaginate una commissione d’inchiesta sul finanziamento dei partiti formata dagli stessi che presumibilmente sono stati finanziati illegalmente? Ha ragione Renzi quando ricorda che a decidere su quel che sono i partiti non devono essere i magistrati ma (l’ambiguo) art. 49 della Costituzione. Tuttavia la verità è che tutti i partiti sono responsabili di assenza cronica su un tema essenziale per la democrazia. Perché non hanno mai avuto il coraggio di promuovere una legge decente – e non demagogica – che contemperasse il rimborso pubblico proporzionale ai voti ottenuti e i contributi privati trasparenti nel quadro di limiti e soglie sia per chi dà sia per chi riceve. Perché non hanno mai messo mano a una disciplina delle fondazioni politiche che oggi in Italia sono molte decine in funzione di salvadanai per tutti – ripeto tutti – politici, correnti e partiti. Perché da mezzo secolo si parla e non si fa una legge sui partiti che, a mio parere, dovrebbe disciplinarne in maniera leggera il carattere privatistico e alcune funzioni (elettorali) pubbliche. Perché non si ha il coraggio di affermare che i soldi per la politica sono una cosa nobile purché siano trasparenti e registrati e si ponga una buona volta fine alla falsa scusa della privacy. Saluti.
Massimo Teodori
Al direttore - Il Movimento 5 stelle si è spaccato nel voto sulla nuova Commissione europea: dei 14 parlamentari europei grillini 10 hanno votato a favore della nuova Commissione, due contro e due si sono astenuti. Alla fine però dieci di loro hanno votato insieme con Partito democratico e Forza Italia. E’ un indizio sul futuro per l’Italia?
Luca Martoni
In una fase storica in cui tutti tentano di riportare in vita la balena bianca, in cui i partiti si affidano alle sardine, in cui a Roma si rimpiange la stagione dello squalo, in cui la Lega ha chiuso la stagione del trota e in cui in Calabria c’è chi vorrebbe candidare il re del tonno contro i sovranisti, non si può non restare sull’ittica e riconoscere che il grillismo, di fronte all’europeismo, è sempre come un pesce fuor d’acqua. La maggioranza Ursula ha poche possibilità di imporsi anche in Italia a meno che non succeda l’impossibile ovverosia che la ratifica in Parlamento del negoziato sul Mes non diventi l’occasione per sperimentare l’esistenza o no di una maggioranza diversa rispetto a quella di oggi. Per il momento è solo fantapolitica. Ma con questo Parlamento non si sa mai.
Al direttore - La globalizzazione finanziaria con tutti i suoi risvolti e marchingegni collaterali, blocca la proposta Olaf Scholz. Ce ne sarebbe una ancora più tranchant: nessuno stato può pagare gli interessi dovuti, relativi ai titoli già emessi, emettendone di nuovi. L’importo degli interessi deve essere reperito nella fiscalità generale. Controllando occhiutamente la spesa corrente. Fatto questo, si possono concordare nuove emissioni accuratamente vagliate e garantite, per investimenti nuovi o da completare. Il tutto senza ricorrere al gioco delle tre carte. Nascerebbero gli Eofi (Emission only for investment), con gestione separata. Cinque-sei anni per andare a regime. Un Qe così impostato sarebbe stato più utile. Ma tant’è. Oggi impera l’effimero del carpe diem. In ogni settore della società. A subirne le conseguenze, i soliti poveri cristi. Che votano, però. Noi? Rari nantes in gurgite vasto. Se preferite “Nave senza nocchiero in gran tempesta”.
Moreno Lupi
Al direttore - Tornando, in treno, dal Festival di Firenze ho letto il breve saggio di Luciano Canfora “Fermare l’odio’’ (Laterza). Lo storico, a proposito del fascismo, critica “l’irridente frastuono giornalistico proteso a enfatizzare le differenze tra ‘ora’ e ‘allora’. Mostrano di non sapere che anche allora si scivolò per gradi’’. Canfora, sostenuto da una ricca documentazione, passa a descrivere gli apprezzamenti ricevuti da Benito Mussolini – ancora folgorante in soglio – da parte di capi di stato, intellettuali, settori della società politica e civile, nazionale e internazionale. Persino un giovane John F. Kennedy, al termine di un viaggio nel Vecchio continente, annotò nel suo diario: “Sono giunto alla conclusione che il fascismo sia giusto per l’Italia e il nazionalsocialismo giusto per la Germania’’. In un discorso del 18 febbraio 1933 Winston Churchill definì il Duce “il più grande legislatore vivente’’. Mi permetto, quindi, di correggere il prof. Canfora: almeno una significativa differenza tra “ora” e “allora” esiste. Nessuno oggi, in ogni angolo della terra, oserebbe riconoscere a Matteo Salvini il rango dello statista o del grande legislatore.
Giuliano Cazzola