Economia? Meglio che i grillini parlino di vitalizi. Ceci n'est pas une…
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 15 febbraio 2020
Al direttore - Ceci n’est pas une pippe.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Oggi Roma sarà il teatro di una farsa tragicomica. Mentre il mondo è scosso dall’epidemia di coronavairus (copyright di Luigi Di Maio) e mentre da noi il sistema politico è sull’orlo di un collasso e la produzione industriale è in picchiata, i Cinque stelle scendono in piazza per protestare contro i privilegi della casta. Nella fattispecie, per difendere il taglio dei vitalizi e quello dei parlamentari. Una battaglia di civiltà, l’ha definita il gerarca minore Vito Crimi. Non so se ridere o piangere. Il tentativo di uscire da una devastante crisi di consensi tornando ai fasti del Vaffa-day è infatti non solo patetico, ma segnala un vuoto di idee e di strategia tra i dipendenti della Casaleggio Associati che non presagisce nulla di buono per le sorti del governo e della stessa legislatura (al netto delle intemperanze – per chi scrive legittime – di Renzi). Niente di nuovo sotto il sole comunque. Ci troviamo di fronte a un déjà-vu che risale addirittura ai primi passi dell’Unità d’Italia. Come ricorda Antonello Capurso nella sua “Storia dell’insolenza”, nel 1862 si afferma sull’ancora acerba scena nazionale la figura di Ferdinando Petruccelli della Gattina, ex deputato della sinistra e inventore del “colore” nel giornalismo domestico. Il suo pamphlet, “I moribondi del Palazzo Carignano” è l’archetipo delle odierne polemiche anticasta. Vi sono raccontati retroscena, personaggi ed eventi della politica del nuovo regno, con un affresco a tinte forti degli eletti nel primo Parlamento, per lo più nobili, prelati, militari, magistrati, banchieri e industriali: “Voi andate ai balli di corte. Voi partecipate a certi banchetti nelle grandi occasioni. Voi non pagate spese di posta. Voi non potete essere giudicati per tutto il tempo che dura la sessione. Voi potete fare debiti, si fa credito a un deputato!”. Nel tritacarne finiscono anche Giuseppe Verdi, Francesco De Sanctis, che “sa di politica quanto gli uscieri della Camera”. Petruccelli inaugura così un genere libellistico di enorme successo, sdoganando l’insulto personale diretto, anche diffamante se occorre, scagliato a freddo e studiato per ottenere la massima risonanza possibile nell’opinione pubblica. E’ lo stile che avrà grande fortuna fino ai nostri giorni, perché – per Beppe Grillo e i suoi epigoni – il futuro ha un cuore antico, come recita il titolo del celebre libro di Carlo Levi.
Michele Magno
Io però i grillini li capisco. In quasi due anni di governo – per chi non se ne fosse accorto tra pochi giorni festeggiamo i due anni dal 4 marzo del 2018 (lo so, sembrano venti, non due anni) – i risultati prodotti dal grillismo sono quelli che i grillini non vogliono riconoscere: produzione industriale al collasso, crescita zero, debito pubblico in salita, spesa previdenziale al rialzo, consumi al ribasso, domanda di credito delle imprese a livelli sempre più bassi, fiducia delle imprese al ribasso, incertezza del diritto sempre più elevata. I grillini fanno bene a parlare di vitalizi perché è l'unico argomento su cui possono rivendicare un qualche successo politico. Per il resto, da ora in poi, meglio farsi da parte e far fare agli altri, sperando che i prossimi mesi, come scritto da Salvatore Merlo ieri, aiutino ad avere, dopo la Spazzacorrotti, un’ottima Spazzacitrulli.
Al direttore - Assicuro al caro Ferrara che non ho mai pensato né scritto che il Foglio potesse avere un “padrone”, ma tutt’al più un editore-ombra che è già proprietario della testata. Né tantomeno ho messo in dubbio che Valter Mainetti si comporti “da gentiluomo” nei rapporti con la direzione e la redazione. Semmai ho espresso il dubbio che, a causa della sua attività imprenditoriale, possa entrare prima o poi in conflitto d’interessi con questo giornale e con la Gazzetta del Mezzogiorno di Bari che sta per acquisire attraverso un concordato fallimentare. Il diavolo, come si sa, fa le pentole ma non i coperchi.
Giovanni Valentini