Dove sono finiti i no vax? Segnali da Napoli: più che sì Ruotolo, Salvini no, grazie
Le lettere al direttore del 25 febbraio 2020
Al direttore - Stasera per evitare luoghi affollati consiglio di andare al cinema.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Sono indeciso se in caso usare una cura omeopatica o farmi l’oroscopo.
Chicco Testa
Dove sono finiti i no vax?
Al direttore - Ho riletto quel capolavoro di elisione manierata che è “Bartleby lo scrivano” di Melville. E l’ho trovato insensatamente apparentato con “La metamorfosi” di Kafka, altro capolavoro della fuga dall’umano. Tutto è così lontano nella storia che è inutile dirne le differenze. Eppure ho trovato tra i due una corrispondenza di amorosi sensi. Entrambi ambiscono all’annullamento, all’ascesi, al rifiuto della lingua. Nell’immobilità vagamente derisoria di Bartleby c’è un’aspirazione non solo alla laconicità di un monaco. C’è proprio il larvato desiderio (ma desiderio è un moto eccessivo per B.) di diventare o di essere una pietra, di regredire al mondo minerale come estremo imperturbabile rifiuto delle leggi economiche. In Gregor, il divenire animale, perdere i connotati minimi della somiglianza col padre, è anch’esso una via di uscita dall’economia dello scambio: relazionale, affettivo, produttivo. Il pigolio della sua lingua mostruosa sembra l’altra faccia dell’educata fortezza protettiva che B. ha posto tra lui e il mondo.
Paolo Repetti
Al direttore - L’ex rivoluzionario Sandro Ruotolo diventato sceriffo da tempo immemore è stato eletto senatore in una elezione suppletiva (dove ha votato il 9,52 per cento degli elettori) appoggiato da Italia viva, Pd, Leu, De Magistris (Giggino ’a manetta) e dice che si iscriverà al gruppo misto perché – aggiunge sempre l’orfano di Mani pulite – è indipendente. Indipendente da chi?
Frank Cimini
Ruotolo ha preceduto il candidato del centrodestra Salvatore Guangi, fermo al 24 per cento, e quello dei Cinque stelle, Luigi Napolitano, attestatosi al 22,5 per cento. Ha votato solamente il 9,5 degli aventi diritto al voto ma quei pochi andati alle urne hanno detto una cosa piuttosto interessante: più che sì Ruotolo, no Salvini. Di nuovo. Interessante.
Al direttore - C’è un virus che ha attecchito in Italia in questi giorni. Ma non viene dalla Cina, anzi sembrerebbe materia nitidamente indigena. C’è un decreto legge firmato da Mattarella che autorizza una sorta di sovranismo in nome e per conto del regionalismo. Si prevede che ogni regione del nord possa avere diritto di vita e di morte su tutto quel che avviene sul suo territorio, a prescindere dalle garanzie costituzionali fissate nella Carta. Il presidente della Repubblica potrà aver avuto le sue buone ragioni per subirne necessità e urgenza. Assai più umiliante è il fatto che questo testo lunedì mattina non figurasse al primo punto dell’ordine del giorno della Camera dei deputati.
Luigi Compagna
Al direttore - A proposito del coronavirus, nel delirio collettivo, trovo sensate alcune osservazioni rimaste inascoltate e non approfondite. “A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così”. Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook Maria Rita Gismondo, direttore responsabile del laboratorio dell’ospedale Sacco di Milano. Un ulteriore avvertimento a tener conto della realtà è venuto da Hans Kluge, direttore dell’Oms per l’Europa: “E poi non dobbiamo mai dimenticare il contesto: il 98 per cento dei casi sono in Cina, in più dell’80 per cento dei casi le persone infettate hanno avuto sintomi lievi, mentre meno del 15 per cento sono in condizione serie e solo nel 5 per cento dei casi si registra una patologia grave. Al momento osserviamo una mortalità di poco sopra il 2 per cento, la maggior parte persone anziane con patologie pregresse”. Ha aggiunto, inoltre, il direttore: “Quello che preoccupa della situazione italiana è che non tutti i casi registrati sembrano avere una chiara storia epidemiologica, cioè un legame con viaggi in Cina o contatti con altri casi già confermati”. A me pare che quest’ultimo rappresenti un aspetto cruciale del coronavirus all’italiana.
Giuliano Cazzola