Cinesi sì, italiani no: fare la quarantena solo con il “vairus” degli altri

Al direttore - Che poi è un virus non eletto da nessuno.

Giuseppe De Filippi

 

Si dice “vairus”!

 


 

Al direttore - Non è l’infezione a fare paura a chi comanda, ma la magistratura, pronta ad accusare ex post (cioè col senno del poi) per condotte omissive, sulla base di un ragionamento controfattuale: se si fosse fatto così e così ciò non sarebbe accaduto. Ma le decisioni debbono essere prese ex ante ed è la probabilità insieme al valore di ciò che si rischia che deve guidare la decisione. Così, se per sfortuna si verifica qualcosa di così improbabile da non giustificare certe misure precauzionali ma poi, come dopotutto è possibile, ciò si verifica lo stesso, non ha senso accusare chi non ha preso quelle misure. Così come non ha senso accusare i medici del pronto soccorso lombardo per non aver fatto il tampone al trentottenne poi ammalatosi gravemente di insufficienza respiratoria. Il principio di precauzione è una sciocchezza, atta solo a dare una veste razionale alle più irrazionali paure.

Alberto Mura

 

A proposito di stramberie: curioso che chi negli scorsi giorni chiedeva di mettere in quarantena tutti coloro che arrivavano dalla Cina, per prevenire il virus, oggi chieda ai paesi europei di non mettere in quarantena tutti coloro che arrivano dall’Italia.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, ritengo che la risposta alla sua domanda: “Il principio di precauzione adottato dall’Italia si basa su una valutazione costi-benefici o dalla volontà di non far correre rischi alle pubbliche amministrazioni” sia prossima alla seconda ipotesi. Si è diffuso un eccessivo allarmismo (si veda l’assalto assurdo ai supermercati), trasformando il nostro paese nel lazzaretto d’Europa. Ultime, ma non ultime sono da considerare le pesanti conseguenze economiche che tutto questo ha causato e causerà. Si formulano varie ipotesi, da parte di scienziati, relative all’alto numero di contagi rilevati in Italia rispetto a quelli degli altri grandi paesi europei. Sono, certamente, realistiche, ma non in grado di dare una riposta certa a un fenomeno molto inquietante.

Lorenzo Lodigiani

 

A proposito di allarmismo: ma se prevenzione dura e pura deve essere, come sta facendo l’Italia, e ieri diversi media stranieri dicevano che tutto sommato l’Italia potrebbe essere un modello da seguire anche per alcuni paesi stranieri se l’epidemia dovesse diffondersi molto (lo ha detto la Welt, a proposito della Germania, e lo ha detto Haaretz, a proposito di Israele) che senso ha fare una prevenzione a metà, vietando per esempio ai cittadini di una regione di andare dopo le 18 nei bar, nei locali notturni e in qualsiasi altro esercizio di intrattenimento ma consentendo agli stessi cittadini di andare al ristorante? Prevenire è importante, ovvio, ma se la prevenzione diventa uno strumento per fare concorrenza alla prevenzione degli altri diventa un problema e forse oggi siamo proprio di fronte a quel tipo di problema.

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