Mes senza autocertificazione. Più che una task force, serve un governo

Al direttore - Per il Mes proviamo con l’autocertificazione?

Giuseppe De Filippi

 

E comunque usare il Mes senza attivarlo è più o meno come usare l’autocertificazione senza stamparla: colpo di genio.

 


 

Al direttore - Che la vecchiaia non sia un tema accademico lo stiamo riscoprendo drammaticamente in questi giorni, in cui un virus subdolo e aggressivo miete vittime soprattutto fra quelli che un tempo, con una solennità che oggi appare un po’ ridicola, venivano chiamati vegliardi. Beninteso, accanto alla vecchiaia anagrafica, biologica e burocratica (l’età del pensionamento), c’è anche la vecchiaia psicologica, la “senilità” raccontata da Italo Svevo nel suo romanzo omonimo. Ma dalle sofferenze della vecchiaia psicologica ci si può riprendere. Più difficile è riprendersi da quelle dell’invecchiamento biologico, anche se la medicina e la chirurgia moderne spesso fanno miracoli. Ecco, dall’epidemia che sta colpendo il nostro paese, in cui la sorte di un contagiato ultrasettantenne – non nascondiamocelo – può dipendere dalle risorse scarse e dall’organizzazione difettosa del sistema sanitario, le generazioni della terza e quarta età rischiano di uscire devastate. D’altro canto, l’emarginazione dei vecchi, in un’epoca in cui il progresso tecnico è impetuoso, è un dato di fatto impossibile da ignorare. Un progresso talmente rapido da lasciare indietro chi si ferma per strada, o perché non ce la fa più o perché preferisce sostare per tornare in se stesso, dove – come diceva sant’Agostino – “abita la verità”. Certo, l’anziano (termine più neutro) resta un corteggiatissimo consumatore, e per questo media e spot pubblicitari ne veicolano un’immagine felice e sorridente mentre consuma una bevanda gustosa o si diverte in una vacanza esotica. Rappresentazioni tanto più fastidiose quanto più la vecchiaia è diventata un grande e irrisolto problema sociale, e non solo perché è l’altra faccia del preoccupante declino demografico dell’Italia. Il vecchio virtuoso e sapiente di una certa tradizione retorica e il vecchio disperato per l’avvicinarsi della morte sono due atteggiamenti estremi. Tra questi due estremi vi sono molti altri modi di vivere la condizione senile: la rassegnazione, l’indifferenza, l’ostinazione di chi rifiuta di vedere le proprie rughe e si camuffa con la maschera dell’eterna giovinezza; oppure la ribellione, attraverso l’incessante sforzo di continuare il lavoro di sempre; o, al contrario, il distacco dagli affanni quotidiani e il raccoglimento nella riflessione e nella preghiera. La vecchiaia, in ogni caso, non può essere scissa dal resto della vita precedente: è la prosecuzione dell’adolescenza, della gioventù, della maturità. Perché, come recita una poesia di Dylan Thomas: “La giovinezza chiama la vecchiaia attraverso gli anni spossati: / ’che hai trovato?’, le grida, ’che hai cercato? / ‘Quello che tu hai trovato’, risponde la vecchiaia, lacrimando: / ’Quello che tu hai cercato”.

Michele Magno

 


 

Al direttore - Fermi restando alcuni aspetti da approfondire, quanto meno l’alto profilo degli esperti chiamati a far parte della task force per la fase 2 dice una cosa tanto semplice quanto spesso e volentieri dimenticata: in questa come in altre faccende conta la competenza. Eccome se conta. Con buona pace dell’“uno vale uno” (a proposito, come mai i diciassette nominativi non sono stati presi a caso dall’elenco telefonico o sul web?) – principio che caso mai non fosse chiaro significa né più né meno ciò che era solito esprimere col garbo che gli era proprio il mitico sergente istruttore Hartman di “Full Metal Jacket” (“Qui vige l’eguaglianza, non conta un cazzo nessuno”) – se c’è almeno una cosa positiva che la tragedia del coronavirus ci lascerà in eredità, sarà la riaffermazione del ruolo e del valore del sapere, della conoscenza e della competenza. Ecco. Se poi tante volte si riuscisse a mettere all’Istruzione (dove ricordo en passant un tempo capitava di incontrare gente tipo Giovanni Gentile. Leggi bene: Gio-van-ni Gen-ti-le) qualcuno appena più all’altezza dell’attuale titolare, anche meglio. Grazie.

Luca Del Pozzo

Uno non vale uno, lo sappiamo, ma sulla task force resta un mistero: a parte le Mazzucato, ci sono anche buoni nomi, Vittorio Colao potrebbe essere il presidente del mondo, ma prima o poi la politica dovrà mettersi in testa che per guidare il dopo non servono gli esperti, serve semplicemente un governo.

 


 

Al direttore - Era mafia o no nella vicenda di “Roma Capitale”? La Cassazione ci disse di no. Ma era davvero importante associare al virus della corruzione, la parola mafia? Per anni molte campagne elettorali, sono state basate su questo assioma. E’ necessario oggi ricordare che il danno più grave che la corruzione arreca all’economia, è costituito dalla interferenza che questi comportamenti illeciti hanno sul buon funzionamento di un’economia concorrenziale. Non penso solo all’assenza di una sana competizione, ma alla profonda differenza tra il valore di un’opera o di un servizio realizzato secondo regole di favoritismo e non secondo regole di efficienza. Serve un rigurgito di moralità e la necessaria presenza in economia di norme etiche. Ma quando per anni si vede la mafia ovunque e lo si grida nel web, ci si fanno comizi e ci si costruisce la campagna elettorale, è veramente fuori luogo lamentarsi perché un giornale tedesco accoglie la tesi.

Andrea Zirilli

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