Stato e pandemia: non ridiamo ai giudici i compiti della politica
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - La terra pro-Mes.
Giuseppe De Filippi
Un sogno. Per non parlare della maggioranza pro-mes.
Al direttore - Spezzeremo le reni all’Olanda?
Giuliano Cazzola
Stavolta però solo se ce lo chiede l’Albania.
Al direttore - Le scriviamo queste poche righe a commento del pezzo di Valerio Valentini del 15 aprile per rappresentare che lo stesso fornisce una ricostruzione dei fatti non veritiera e del tutto lontana dal rappresentare il grande sforzo comune profuso ai fini del contrasto alle deprecabili manovre speculative riscontrate nella lotta alla diffusione del Covid-19. In particolare l’articolo sostiene che la procedura di svincolo diretto non “viene definita nel dettaglio” e non trova “un corrispettivo preciso nei protocolli operativi dell’agenzia” e arriva addirittura a suggerire di adottare “la procedura agevolata (…) canale verde”. Si fa presente invece che la procedura di svincolo diretto, prevista dall’ordinanza commissariale 6/2020 e disciplinata nei dettagli dalla determinazione direttoriale n. prot. 102131 del 30.03.2020, è un iter conforme a quanto previsto dalla decisione della Commissione europea 491/2020 in quanto procedura che, identificando con certezza il destinatario finale della merce, risulta idonea a evitare frodi fiscali, manovre speculative, e garantire comunque lo sdoganamento ultra-rapido delle merci destinate agli operatori qualificati nella lotta al Covid-19. Per quanto attiene alle ricostruzioni sull’asserita competizione tra le due strutture, si rappresenta che la stessa è destituita di qualsiasi fondamento in quanto Adm e la struttura commissariale hanno sin dall’inizio dell’emergenza operato in sinergia, l’una in qualità di soggetto attuatore dell’altra, e che in tali vesti hanno sempre collaborato proficuamente anche per quanto riguarda le procedure di requisizione.
Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza coronavirus. Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli
Al direttore - Tra le innovazioni (?) che proliferano intorno allo stato, v’è la insistente formazione di comitati e commissioni ad hoc per studiare, programmare e fornire soluzioni per i problemi del momento. L’ultima squadra è affidata all’esperienza di Vittorio Colao che ha il compito di indicare cosa si deve fare per la ripresa. Composta da un potpourri di “esperti” manager, economisti, avvocati, statistici, fisici e psicologi, si tratta di personalità che dovrebbero sapientemente mixare le rispettive specialità. La squadra è solo l’ultima di un modus operandi della nuova classe dirigente che si propaga a macchia d’olio con il proposito di sovrapporre nuove strutture a ministeri, regioni, comuni e autorità indipendenti. Un importante precedente che mi viene in mente è la macchina per distribuire il reddito di cittadinanza ai poveri affidato a un signore richiamato dal profondo Mississippi (dove è rapidamente tornato) insieme a uno squadrone di “navigatori”. Solo qualche settimana fa è stata formata una unità per “monitorare il web e contrastare la diffusione delle fake news relative al Covid-19”, una specie di mini-minculpop che decide quel che è vero o falso. Qui mi fermo ma non prima di formulare alcune osservazioni su quel che a me pare significhi la miriade di istituzione di commissioni extra governative, extraparlamentari ed extra Pubblica amministrazione. Primo: il governo confessa che i ministri non hanno la competenza per mettere in atto le loro decisioni e abdicano quelle loro dirette responsabilità. Secondo: il Parlamento fornito di un eccellente corpo di funzionari, di fatto viene messo da parte come un’arena di inutili chiacchiere. Terzo, la Pubblica amministrazione, pur nella sua dilagante struttura, è giudicata incapace di dare una risposta a quel che l’esecutivo decide. Quarto, i ministri sfiduciano oltre se stessi anche i gabinetti da loro formati con funzionari non ministeriali. Sabino Cassese, che su queste pagine da maestro ci illumina su qual è e quale dovrebbe essere il rapporto tra politica e burocrazia in uno stato democratico ed efficiente, potrebbe aiutarci a capire che cosa sta succedendo.
Massimo Teodori
Lo stato ha bisogno di innovazioni, questo è chiaro, ma oltre a quelle che segnala lei ce n’è una che sarebbe urgente, forse più delle altre: evitare di consegnare ad apparati della burocrazia, come i giudici e come i magistrati, compiti che spetterebbero alla politica. Ci abbiamo messo venticinque anni per uscire lentamente dall’incubo di una repubblica giudiziaria. Averne una ancora più forte di prima sarebbe come offrire al paese un altro virus in tempo di pandemia.