Dai no euro agli anti Silvia Romano. L'istinto della Lega per le vaccate
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Parrucchieri e barbieri aperti anche domenica e lunedì, liberi e belli.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Come sempre tempi lunghissimi. Un anno e mezzo per nominare il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani… Sì, perché ogni volta che al Csm devono fare una nomina ci sono intense trattative tra correnti, questo a me questo a te va bene non va bene? Ne parliamo poi a cena, non a pranzo. Insomma come i politici anzi decisamente peggio. Del resto basta ricordarsi del caso Palamara (annessi e connessi); caso silenziato dai giornaloni. Le carriere da separare sono anche, anzi soprattutto, quelle tra magistrati e giornalisti.
Frank Cimini
Al direttore - E’ morto Giulio Savelli. Aveva quasi 80 anni. Mi dispiace. Lo conobbi nel 1962 quando fu segretario del circolo Fgci della sezione “Mazzini” del Pci, e io un liceale alle prime armi con l’ideologia e la politica. Giulio, in segreto, era un trotskista con tanto di tessera della IV Internazionale e tentava la scalata nella gerarchia federale del Pci, allora aperta al dibattito culturale con la segreteria di Paolo Bufalini. Sapevo della sua “doppia faccia” e in cuor mio non l’approvavo. Ma non lo denunciai mai, finché a un certo punto non lo radiarono dal Pci e lui fondò una casa editrice che si qualificò subito per un attacco culturale e ideologico alla sinistra del Pci, contestando il parlamentarismo comunista, esaltando l’idea soviettista e della rivoluzione bolscevica, via via qualificandosi con il pamphlet ideologico-letterario-comunistoide “Scrittori e popolo” di Alberto Asor Rosa. Il “sinistrismo” di Savelli si qualificò anche dopo il 1968 sull’onda della cosiddetta “liberazione sessuale” nel predicare il linguaggio dei giovani contestatori nel libretto di successo “Porci con le ali” scritto da Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice. Inutile dire che a tutto questo brodo di cultura io fui in parte affine e tuttavia sempre estraneo, sostanzialmente ostile, comunista togliattiano com’ero, così persuaso della evoluzione democratica e parlamentare e impegnato nella politica del Pci. E tuttavia con Giulio Savelli ci saremmo sempre intesi nel tempo in materia di diritti e libertà civili e politiche, tanto che io non lo disprezzai, come fecero tanti altri, quando lui si avvicinò a Craxi e, sempre dominato dalla mania dell’entrismo trotskista, puntò negli anni Novanta a “cavalcare” perfino il dorso di Silvio Berlusconi, che lo imbarcò per un primo periodo, poi naturalmente il matrimonio si sciolse per “la contraddizion che nol consente”. Era legato da anni a Pialuisa Bianco, amica giornalista, che fu allieva di Colletti, e, prima di Savelli, fu la compagna di Antonio Caprarica. Ricordo Giulio giovane, correre lungo viale Mazzini a bordo di una Porsche Carrera grigia (era di famiglia nobile, molto benestante: un suo antenato era stato Pontefice di Santa madre chiesa) con una edizione smaltata di “Stato e Rivoluzione” di Lenin fresco di stampa, su cui si indottrinavano i futuri contestatori… Sic transit gloria mundi.
Duccio Trombadori
Al direttore - Caro Cerasa, io, cristiano, porto da anni al polso, in modo ben visibile, una stella di David per manifestare la mia solidarietà con le vittime della Shoah, con i concittadini di religione ebraica e con lo stato d’Israele. Ciò premesso, suggerisco al consigliere regionale leghista (il quale, a proposito di Silvia Romano, ha scritto “avete sentito di qualche ebreo che liberato da un campo di concentramento si sia convertito al nazismo e sia tornato a casa in divisa delle SS?) di leggere la storia. Nella tragica vicenda della popolazione ebraica in Europa, le persecuzioni plurisecolari imponevano anche conversioni forzate o ne inducevano di opportuniste. E purtroppo i nazisti, nei paesi occupati durante la seconda guerra mondiale, avevano costituito delle Polizie ebraiche incaricate di vessare i loro correligionari. Poi, nei campi di sterminio, c’erano i famigerati Kapo, i carcerieri dei deportati. Per giudicare il comportamento di chi si trova in pericolo di vita bisogna trovarsi in quella realtà e dare prova personale di considerare più importante la dignità che la vita. Il che non assolve nessuno e non giustifica affatto il mettersi al servizio degli oppressori. Anche Pietro, però, quella notte, rinnegò tre volte Cristo prima che il gallo cantasse.
Giuliano Cazzola
Gli istinti razzisti, le parole xenofobe, le pulsioni anti euro, le vaccate sull’Europa. Dove c’è una fake news, la Lega c’è. Forse è ora di lanciare una nuova rubrica sulle scemenze quotidiane della politica: “Poteva succedere ovunque. E invece è successo nella Lega”.