Salvini e i grillini con i dittatori hanno un solo spartito: maduri e puri
Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 17 giugno 2020
Al direttore - La ricetta veneta: meno Stati generali, più stati, meno stato.
Roberto Brazzale
Al direttore - Nicola Zingaretti: “Rispetto il travaglio del M5s”. Mentre in sala parto è atteso Dario Franceschini, Giuseppe Conte è in ansia. Teme, infatti, che il nuovo pargolo possa nascere settimino.
Michele Magno
Al direttore - Il Foglio della scorsa settimana ha scritto che io “avrei scritto di mio pugno il nuovo Titolo V della Costituzione”, quello che regola i poteri delle regioni e i rapporti fra stato e regioni. Si tratta di un errore. In quanto ministro nei governi di centrosinistra dal 1996 al 2001, io sono stato responsabile delle cosiddette riforme Bassanini, che accanto a molte altre cose (l’autocertificazione, la firma digitale, la riduzione del numero dei ministeri, la riduzione del numero dei dipendenti pubblici, l’introduzione di controlli sui risultati e le performance delle Pa., la semplificazione di molti procedimenti) hanno attuato anche un decentramento di funzioni amministrative dallo stato alle regioni e ai comuni, a Costituzione invariata, e dunque senza modificare in alcun modo la Costituzione del 1948. La riforma del Titolo V non era di competenza mia, in quanto ministro della Funzione pubblica, ma del ministro per le Riforme costituzionali, che all’epoca era Antonio Maccanico. Quando si trattò di decidere, all’inizio del 2001, se insistere per approvare la riforma prima della fine di quella legislatura, in Consiglio dei ministri io mi opposi, insieme a Vincenzo Visco. Ma restammo in minoranza. Era una opposizione motivata da due ragioni: la prima è che l’approvazione sarebbe avvenuta con i voti del solo centrosinistra, mentre le riforme costituzionali dovrebbero essere largamente condivise. La seconda, che vari punti del testo non mi convincevano, a partire dalla soppressione di quella “clausola di supremazia” che esiste anche negli stati federali, e che consente al Parlamento nazionale di intervenire anche nelle materie di competenza legislativa regionale quando sono in gioco gli interessi strategici di tutto il paese. Ho chiarito la differenza tra riforme Bassanini e riforma del Titolo V varie volte, su vari giornali, e l’allora presidente del Consiglio Amato me ne ha dato più volte atto. Sono certo che la prossima volta, di questo, se ne convincerà anche il Foglio. Cordiali saluti
Franco Bassanini
Al direttore - In riferimento ai sospetti secondo cui il Movimento 5 stelle avrebbe accettato dei finanziamenti dal Venezuela, Matteo Salvini, due giorni fa, ha affermato: “L’atteggiamento amichevole di parte dei Cinque stelle nei confronti del regime venezuelano mi ha sempre sconcertato, ma questo anche se fosse gratis. Se non fosse arrivata una lira, il fatto che parlamentari Cinque stelle andassero in Venezuela, si facessero fotografare con carnefici e sanguinari della dittatura venezuelana, secondo me è surreale”. Se non ricordo male, Salvini è lo stesso leader che dopo un viaggio in Corea del nord con Antonio Razzi disse così: “Anch’io avevo un giudizio negativo prima di andar là. Adesso lo è meno: è importante vedere di persona”. Da che pulpito, senatore!
Luca Maffei
Sono davvero da sballo le lezioni della Lega sui rapporti con le dittature. Non faremo menzione alcuna del caso Savoini (caso se vogliamo persino più solido rispetto a quello denunciato da Abc ma siamo garantisti e Savoini e los Casaleggios Associados per noi restano innocenti fino a rublo contrario). Ma ci limitiamo semplicemente a ricordare a Salvini qualche piccolo dettaglio, per fargli tornare la memoria. Primo punto: Salvini ricorda da chi era composto il governo che unico nel G7, ha sottoscritto il Memorandum con la Cina? Glielo ricordiamo noi: Lega e M5s. E Salvini si ricorda come ha votato la Lega in Europa (31/1/19) sul riconoscimento a Guaidó? Glielo ricordiamo noi: astenuti, come il M5s. Sul rapporto con i dittatori, Salvini e i grillini suonano uno spartito unico: maduri ma puri!
Al direttore - Concordo con quanto espresso da Andrea Giuricin sul Foglio nei giorni scorsi circa l’attuale sofferenza del settore immobiliare: in tutti i decreti del presidente del Consiglio emanati nei mesi dell’emergenza sanitaria, il settore dell’edilizia non è stato adeguatamente trattato. Le misure finora proposte come Ecobonus e Sisma Bonus contenute nel decreto “Rilancio” presentano importanti criticità: da un lato si rivolgono a interi condomìni, dove notoriamente è problematico mettere d’accordo tutte le parti, dall’altro c’è la difficoltà di reperire la liquidità necessaria per intraprendere i lavori. Per queste ragioni riteniamo che tali misure debbano avere il supporto di istituti di credito che mettano a disposizione prodotti finanziari capaci di coprire la mancanza di liquidità; il settore saprà riprendere dinamicità solo se le vendite saranno agevolate attraverso nuovi sistemi di erogazione del credito in grado di dare serenità nell’acquisto. Ritengo, ad esempio, che l’estensione della garanzia Consap per l’acquisto prima casa possa agire da forte booster, aumentando la platea di coloro che possono accedere ai mutui. Noi professionisti dell’immobiliare siamo a disposizione per studiare insieme al governo una serie di facilitazioni che ridiano slancio al mercato. Soltanto un meccanismo forte saprà riattivare il mercato immobiliare, ma non c’è tempo da perdere perché il nostro tessuto produttivo rischia di collassare prima che le soluzioni arrivino a destinazione.
Vincenzo Albanese presidente Fimaa MiLoMB aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia