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Felice, Atlantia e il confine tra stato efficiente e modello Venezuela

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ma nazionalizzare la Juventus, così vinciamo tutti il campionato? E i privati si giocano la Champions.

Giuseppe De Filippi  

 

Al direttore - “Se una grande parte degli elettori figura sul libro paga dello stato. […] Se i membri del Parlamento non si considerano più mandatari dei contribuenti ma rappresentanti di coloro che ricevono salari, stipendi, sussidi e altri benefici presi dalla risorse pubbliche, la democrazia è spacciata” (Ludwig von Mises). Ogni riferimento all’affaire Autostrade (senza dimenticare l’affaire Alitalia e l’affaire Ilva) non è puramente casuale.

Michele Magno

Fantastica. Ma più che preoccuparci dell’espansione del ruolo dello stato, che sarebbe meglio evitare e che tuttavia in alcuni casi non coincide con la fine del mercato, forse varrebbe la pena occuparsi oggi di un altro tema: non come liberarsi dello stato, ma come renderlo più efficiente e come cogliere la sfida della trasformazione dello stato in qualcosa di diverso da un grande carrozzone delle clientele.

 

Al direttore - Mi ha colpito l’editoriale con cui il suo giornale, evocando un nuovo “Patto del Nazareno” definisce la mia elezione ad Agcom un “successo di Silvio Berlusconi”. Credo che, per sua fortuna, Berlusconi abbia avuto “successi” imprenditoriali e politici ben più reali di questo. Per quanto riguarda me, sono stato eletto dal Parlamento e, come ho detto in aula alla Camera, intendo svolgere il mio mandato con lealtà assoluta verso le istituzioni, senza nessun obiettivo di parte, né politico né di altro tipo. Chi assume responsabilità pubbliche deve sempre mettere in conto i giudizi e le critiche ma confido che saranno i fatti a dare la vera misura delle persone e delle cose. Lei sa bene che il lavoro fatto al governo su questi temi, dal canone in bolletta al piano banda ultralarga, dalla riforma dell’emittenza locale al 5G ha avuto in questa legislatura l’apprezzamento del ministro Di Maio e del ministro Patuanelli. Se il Foglio quindi intende dire che ho sempre cercato di promuovere una visione di sistema e non una politica che divide il mondo della comunicazione tra amici e nemici, non posso che confermare. Mi fermo qui, ci saranno altre occasioni di confronto che consentiranno, mi auguro, una valutazione, mi lasci dire, meno riduttiva e più articolata. Mi permetta di chiudere con una battuta. Stando alle cronache, sono così numerosi, autorevoli e perfino insospettabili i fautori di una edizione rivista ed aggiornata del cosiddetto patto del nazareno, che credo i commissari di Agcom possano dedicarsi con serenità esclusivamente ai loro compiti istituzionali. Anche per non provocare pericolosi assembramenti.
Grazie per l’attenzione, con stima.

Antonello Giacomelli

Lunga vita al nuovo Patto del Nazareno!

 

Al direttore - Siamo partiti dall’abolizione della povertà e siamo arrivati all’abolizione dei Benetton. Un percorso pentastellare straordinario di cui tutti possiamo andare fieri. Soprattutto gli investitori stranieri che, nel dubbio di dove dirottare i propri capitali sapranno bene cosa fare. Poi, se dovesse restar loro qualche residuo di dubbio, possono dare un'occhiata al festante blog dell’ex ministro dalla faccia disabitata, Danilo Tonineli: un uomo che ha ritrovato la serenità e il sorriso (non mi sento di garantire se ha ritovato anche i neuroni smarriti; peraltro non necessariamente previsti nei curricula M5s, dico i neuroni, non gli smarrimenti).

Valerio Gironi

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