Prime prove per il vaccino italiano. Poi pronti col referendum?

Le lettere del 25 agosto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Primi test per il vaccino italiano. Seguirà referendum.

Giuseppe De Filippi


     

Al direttore - In Germania chiudono le scuole che avevano riaperto e riaprono i bordelli che avevano chiuso. Un po’ di casino?

Gino Roca


    

Al direttore - Il prof. Zagrebelsky, con la raffinatezza di linguaggio e l’arguzia che lo contraddistinguono, ha elegantemente deciso di sfilarsi dalla scelta fra il sì e il no al referendum sul taglio dei parlamentari. Elegantemente, ma anche furbescamente. Perché gli argomenti usati dall’“asino di Buridano” – al quale si assimila nel pezzo l’illustre autore – lasciano trasparire da un lato la perfetta consapevolezza dell’assurdità del taglio al di fuori di qualsiasi progetto istituzionale, e dall’altro la volontà di non esporsi contro un’iniziativa proveniente da coloro che tanto sostennero la sua furiosa campagna per il No al referendum sulla riforma renziana del 2016. Saltiamo gli argomenti per il No, che ovviamente ci convincono, e passiamo subito a quelli che, secondo Zagrebelsky, potrebbero far propendere per il Sì. Il primo è che “non si decide su questioni costituzionali in base a processi alle intenzioni”. Ma qui nessuno contesta le intenzioni. Al contrario, si contesta un taglio fatto al di fuori di qualsiasi riforma complessiva, il cui funzionamento dipenderà – come ammettono persino i grillini – dalla successiva approvazione di altre riforme. In altre parole, è il Sì che si basa su una scommessa sulle intenzioni. E a giudicare da quanto poco è stato fatto fino a ora, c’è poco da stare allegri. Il secondo argomento per il Sì sarebbe che non è detto che ci saranno difficoltà nei lavori parlamentari, e a riprova di ciò il professore ci ricorda che nella prima legislatura i componenti della Camera erano 572. Sarebbe stato però utile ricordare anche, ad esempio, che all’epoca gli italiani erano circa 15 milioni in meno. E anche che i senatori erano 237, 37 in più di quelli che resteranno dopo il taglio alla grillina. L’argomento successivo è (perdonatemi la volgarità) più degno di Luigi Di Maio che di un costituzionalista, in quanto si basa sull’idea di “diminuire i numeri degli oziosi valorizzando gli operosi”. Come il mero taglio dei parlamentari possa portare a questo risultato non è chiaro. E’ evidente, per contro, un deciso cambio di impostazione rispetto alla furibonda “difesa del Parlamento” del 2016. Infine, Zagrebelsky ci dice che non esiste un rapporto “giusto” tra elettori ed eletti e pertanto la critica basata sulla riduzione della rappresentanza risulta poco convincente. Vero! Ma che il più strenuo nemico della riforma Renzi e dell’Italicum, proprio in nome della rappresentanza, diventi così preda del “dubbio”, in questo caso, stupisce un po’. Più di tutto, però, sorprende che nel pezzo di Zagrebelsky siano ignorate totalmente le distorsioni più gravi derivanti dal taglio, come le altissime soglie implicite che diventeranno applicabili al Senato, i collegi enormi, le difficoltà di funzionamento delle commissioni del Senato, l’eccessivo peso dei rappresentanti regionali nell’elezione del presidente della Repubblica. Non sono dettagli. Sono gli aspetti sui quali tutti i costituzionalisti che hanno commentato la riforma si sono interrogati, finendo quasi tutti per propendere per il No. Una dimenticanza? Una forma di superficialità? Difficile pensarlo, per chi, come chi scrive, si è dovuto confrontare, da posizione avversa – e preparazione giuridica infinitamente inferiore – con la finezza di analisi e il livello di approfondimento del professore nella campagna sul referendum del 2016. Sorvolando sul fatto che l’asino di Buridano, per non scegliere, fece una brutta fine, che non augurerei ai nostri elettori, da un’autorità in materia come Zagrebelsky ci si aspetterebbe un consiglio su come esercitare il proprio dovere civico di votare. E, invece, di fronte a un atteggiamento così pilatesco, nella mente si insinua forte la sensazione che l’“asino” descritto nel pezzo abbia alla fine preferito assumere le fattezze di un pesce.

In barile.

Andrea Mazziotti, responsabile del programma di Azione, già presidente della commissione Affari costituzionali della Camera

   

Zagrebelsky si sfila, sì, ma vedo con divertimento che il vecchio fronte del Palasharp, capitanato dal professor Alberto Asor Rosa e seguìto a ruota libera da tutta la simpatica galassia di Libertà e Giustizia, si sta giustamente e allegramente ricompattando per fare quello che ha sempre fatto: usare la difesa della Costituzione per sostenere a colpi di No la necessaria non riformabilità delle nostre istituzioni politiche.

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