La malinconia delle sfiducie di Salvini e i due paradossi sulla scuola

Le lettere al direttore del 28 agosto 2020

Al direttore - Agosto finisce, malinconia e le ultime sfiducie di Salvini.

Giuseppe De Filippi


  

Al direttore - Posso dirlo? La Azzolina non mi piace. Ma la Lega che chiede le dimissioni del ministro dell’Istruzione a due settimane dalla apertura delle scuole mi fa un po’ schifo.

Luca Martelli

 

C’è un altro punto, se vogliamo. Ma se l’opposizione dice che il virus non è più un problema e che l’emergenza coronavirus è di fatto una forzatura del governo e che lo stato d’emergenza in fondo non era importante e necessario, piuttosto che dibattere sulle regole relative alla riapertura della scuola non dovrebbe semplicemente chiedere di non mettere alcuna regola sulla scuola?


  

Al direttore - E’ pienamente condivisibile l’editoriale del Foglio del 27 agosto sul “Paradigma Del Vecchio”. Se ne sono dette e se ne sono tentate di tutte per impedire che la partecipazione della Delfin del patron di Luxottica in Mediobanca possa salire dal 9 al 20 per cento circa. Il “lasciapassare” della Vigilanza unica dovrebbe porre fine ad almeno una parte di presunzioni e di funeste previsioni di quel che potrebbe accadere con la Delfin che raggiunga una posizione rilevante. Un settore del capitalismo italiano, “more solito”, non ha pensato di meglio che rivolgersi alla “mano pubblica” per dotare la Consob di una prerogativa del tipo “golden power” “contra personam”; non certo rischiare in proprio. E’, questa, l’immagine confusa, fatta di aspirazioni a intrecci protettivi politico-finanziari, che si offre all’estero. Si assume di difendere l’indipendenza di Mediobanca, ma non si capisce da chi, a meno che non si tratti di un vacuo astrologare sul futuro o della difesa degli attuali assetti di governance e manageriali. Ora, comunque, si apre una nuova fase. E’ sperabile, ma anche prevedibile, che Del Vecchio contribuirà efficacemente – sia la sua una interessenza solo finanziaria o no – a una efficace evoluzione dell’istituto di Piazzetta Cuccia e del suo rapporto con le Generali, in un periodo che è lontanissimo da quello del nume di Mediobanca, Enrico Cuccia, ma anche da quello del suo successore, Vincenzo Maranghi. E’ la nuova sfida che si profila per un imprenditore che finora ha riscosso molti successi nel suo campo. Pensare di riproporre la predetta norma sul “golden power” in occasione della conversione in legge del decreto “Agosto” sarebbe solo un “perseverare diabolicum”. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

Il concetto è fin troppo semplice e vale più che mai oggi, in una fase in cui l’Italia ha il dovere di essere il più possibile attraente. Sintesi: quale straniero può investire in un posto come l’Italia dove persino i suoi ricchi e affermati cittadini vengono trattati come se fossero dei banditi fino a prova contraria?

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