L'anti trumpismo oltre gli zoticoni. No e referendum: leggere Boeri

Al direttore - La Toscana balla secondo i sondaggi, ora serve solo un citofono.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Comunicato dell’ufficio stampa del Pd: “Il segretario del partito, sciogliendo ogni riserva, ha deciso per il Sì al taglio dei parlamentari. La riunione della direzione sul referendum, pertanto, è spostata a martedì 22 settembre”. Zingarenzismo? 

Michele Magno

 

Malefico!

 


 

Al direttore - Detesto l’ingenuità politica di chi esprime la propria avversione a Trump riferendosi a una sorta di immedicabile differenza antropologica con lui e quindi con chi lo vota. Bugiardo cinico impulsivo narcisista pericoloso rozzo incolto fascistoide, ecc. ci specchiamo in queste definizioni come anime belle che prima di tutto esprimono un rifiuto estetico alla sua presidenza. Eppure metà America lo ha votato e metà sembra ancora amarlo nei sondaggi. Per chi lo vota, quei parametri antropologici ed estetici o sono ininfluenti o sono addirittura ammirati in una sorta di rabbioso attacco all’altra America che guarda dall’alto in basso quei zoticoni che adorano Trump. Aumentando il senso di frustrazione di quella parte di popolo che non si riconosce nelle élite colte democratiche. Dovremmo invece capire che tipo di energia profonda muovono Trump e il trumpismo. Che tipo di protezione idealizzata egli offre a milioni di individui. Quali paure egli sa incanalare nella scelta di votarlo. Parliamo sempre di capire l’Altro quando esso si presenta nelle vesti lacere dell’immigrato, del povero diavolo ai margini della Storia. Ma ci fa orrore capire l’Altro quando è portatore di valori che ci sembrano inconciliabili con la nostra visione del mondo. E’ invece anche lì che dovremmo spingerci a capire quale senso di giustizia stravolta stanno cercando di sbatterci in faccia.

Paolo Repetti

 

C’è chi esprime la propria avversione a Trump riferendosi a una sorta di immedicabile differenza antropologica con lui e quindi con chi lo vota. C’è invece chi esprime la propria avversione a Trump mettendo in luce non l’irrazionalità di chi lo vota ma la paraculaggine di chi spaccia l’eversione del disordine come una nuova e sublime forma di ordine. Abbracci molto zoticoni.

 


 

Al direttore - Ho apprezzato la sua risposta alla lettera del 26 agosto 2020 a firma di Michele Magno e la citazione di Karl Kraus nella risposta. Ricordando l’amicizia che legò Kraus a Ludwig Boltzmann, che coniò la definizione di entropia come caos, non può esistere citazione più azzeccata. Voterò, criticamente per il Sì, auspicandomi che un giorno l’Italia possa tornare ad avere un sistema elettorale uninominale che metta al centro la persona candidata e il suo legame con il territorio rispetto a quello con il partito. La termodinamica mi porta a dubitare fortemente dei paesi in cui l’entropia e il caos delle liste aumentano troppo e le formazioni politiche non si riescono a federare. Significa forse che i finanziamenti-rimborsi elettorali ai partiti sono troppo allettanti? Dopo anni trascorsi negli Stati Uniti e nel Regno Unito, preferisco di gran lunga una democrazia di tipo anglosassone, in cui la democrazia è finanziata dagli elettori e, pertanto, limita l’entropia dei simboli nelle schede, in cui due o tre grandi partiti, pluralisti e non identitari, si contendono le elezioni. Per giungere a questo risultato serve una ricombinazione creativa delle forze politiche oggi minori e di ispirazione liberaldemocratica. Avrebbe un senso anche perché di fronte al nulla di una parte della politica nazionale e a un sovranismo demenziale potrebbero avere serie ambizioni di governo. Senza questa ricombinazione, queste forze separate non ne avrebbero. Un caro saluto e auguri per il futuro dell’unica voce realmente liberal-democratica che sopravvive in Italia.

Michele Trancossi

  

Molti amici che sostengono il No al referendum sono mossi anche da buone intenzioni e offrono spesso argomentazioni interessanti. Ma alla fine il punto da valutare resta uno. Non se la riforma sia perfetta (esistono riforme costituzionali perfette?) ma se sia giusto o no ridurre il numero dei parlamentari e se sia giusto lavorare o no per rendere il Parlamento più efficiente. Tito Boeri e Roberto Perotti, in un intervento pubblicato sulla Voce, hanno offerto una chiave ulteriore di riflessione: “Non è vero che con la vittoria del sì l’Italia avrebbe il minor numero di parlamentari per abitante fra i paesi europei. E se il loro numero diminuisce è più facile monitorarne attività e partecipazione alla vita della Camera cui appartengono”.

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