Tra Montale e Bennett: che fare con riforme giuste ma imperfette?
Le lettere del 10 settembre al direttore del Foglio Claudio Cerasa
Al direttore - E levate ’a cammesella, ’a cammesella ’gnornò ’gnornò.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Pensierino di un No sul referendum costituzionale: “Un imprevisto è la sola speranza” (Eugenio Montale).
Michele Magno
Capisco, caro Magno, ma insisto: una riforma giusta, per quanto molto imperfetta, resta una riforma giusta, e un riformista come lei dovrebbe saperlo. Quanto a citazioni, lei è imbattibile ma provo a risponderle così, con Arnold Bennett: “Qualsiasi modifica, anche un cambiamento per il meglio, è sempre accompagnata da inconvenienti e disagi”. Un abbraccio.
Al direttore - Mi dispiace dover scrivere a un giornale con il quale sono onorato di collaborare da anni per protestare contro l’imprecisione voluta di un articolo. Infatti, nel pezzo di Luciano Capone intitolato “Gervasoni e Boccia”, il vostro/nostro giornalista scrive che il Senato accademico e il rettore dell’Università del Molise, di fronte all’accusa di plagio di un articolo presentato dal prof. Boccia per il concorso di trasferimento presso la nostra Università, si sarebbero accontentati di chiedere un parere alla commissione giudicante del concorso – commissione ovviamente composta da membri esterni all’Università – e, dato il giudizio di ininfluenza della pubblicazione in gioco, avrebbero chiuso il caso. Capone era stato informato dalla stessa Università del Molise che, invece, le cose non erano finite lì. Nonostante il parere della commissione di concorso, nel novembre 2017 l’allora rettore prof. Palmieri aveva inviato tutti gli atti relativi all’episodio in procura, un atto ben più forte di un eventuale accertamento etico interno. Capisco l’intento del giornale di dire qualcosa di alternativo nel momento di attenzione esagerata sul caso del prof. Gervasoni. Capisco meno il forzare i fatti affinché dimostrino a tutti i costi la tesi che ci si era prefissi. All’Università del Molise, che è un buon ateneo in crescita nonostante tante condizioni avverse e che è fatto da molte persone di valore, questo è il tipo di uso del linguaggio e della comunicazione giornalistica che chiamo “ideologici”. Capita a tutti di scivolarci, anche a quelli bravi: nessuno scandalo, ma ammetterlo fa bene alla verità e ai giornali.
prof. Giovanni Maddalena
Università del Molise
Risponde Luciano Capone. Gentile professor Maddalena, parliamo di tre piani diversi di giudizio. C’è quello penale, che spetta a procure e tribunali. C’è quello amministrativo sulla legittimità del concorso, che spetta alla commissione che ha giudicato ininfluente la pubblicazione presentata dal ministro Francesco Boccia senza entrare nel merito del plagio. E c’è infine il piano etico, che è di competenza dell’università: giudicare appunto se aver pubblicato e presentato un articolo scientifico poi ritirato per plagio sia una violazione del codice etico o meno. Questa valutazione nel caso del prof. Boccia, a differenza di quanto accadrà per il tweet del prof. Gervasoni, l’Università del Molise non l’ha fatta. Era quest’ultimo piano, quello etico-scientifico, e non quello penale, l’oggetto dell’articolo.