Lettere
In Veneto, trovato il vaccino per Salvini prima di quello per il Covid
Lettere al direttore del 23 settembre 2020
Al direttore - Dopo il taglio dei parlamentari, il taglio degli stipendi dei parlamentari (Di Maio e Crimi dixerunt). Ma non è populismo: lo vogliono i cittadini. La nuova stagione delle riforme inizia alla grande.
Michele Magno
Populismo, caro Magno, è trasformare un referendum non populista in un referendum populista. A meno di non voler dire che il 69,9 per cento del referendum indica un 69,9 per cento di populisti. Forza e coraggio. Un abbraccio grande.
Al direttore - Leggo tra i risultati delle regionali che in Veneto la lista di Italia viva ha preso 12.422 voti, circa 2.500 voti in meno del Movimento. Non 2.500 voti in meno del Movimento 5 stelle (la cui lista ha preso 55.240 voti), ma 2.500 voti in meno del Movimento 3V, dove le 3 V stanno per Vaccini Vogliamo Verità. Gulp.
Franco Mirabelli
Non andare bene alle elezioni: finalmente, direbbero i suoi nemici, Renzi ha fatto davvero una cosa di sinistra (anche se secondo un’elaborazione di Youtrend, prendendo i voti ottenuti dalle varie liste nelle sei principali regioni al voto e proiettando quei voti su base nazionale, il partito di Renzi sommato a + Europa, fanno notare i renziani, avrebbe circa il 5,1 per cento su base nazionale: chissà).
Al direttore - In Veneto hanno trovato il vaccino per Salvini prima di quello per il Covid.
Cosimo Pacciani
Ha detto ieri Andrea Crisanti, il noto e bravo virologo, che “se non fosse stato per me Zaia avrebbe combinato un disastro: il 28 febbraio parlò di epidemia mediatica, poi si è preso il merito e non ho potuto tacere”. Crisanti ha probabilmente ragione. Ma la forza di un leader è anche questa: riconoscere i propri limiti e, nei momenti giusti, fidarsi di chi ne sa di più (P. s.: i vaccini sono sempre fatti con lo stesso Dna del virus).
Al direttore - La scelta del governo di ritornare al voto con i seggi elettorali aperti domenica e lunedì non ha registrato prese di posizione polemiche, con un silenzio su tutti i fronti, dimenticando le tante polemiche del passato per questo tipo di scelta. Negli ultimi anni c’era stato l’adeguamento con i seggi aperti in un solo giorno, con la chiusura alle 23, mentre in Germania si chiude alle 18 e in Francia alle 20. Adesso il ritorno in due giornate che non trova alcuna giustificazione, perché in Francia e Polonia si è votato in solo giorno, in piena pandemia. Cordiali saluti
Giovanni Attinà
In stagioni straordinarie sono consentite, eccome, anche scelte non ordinarie.
Al direttore - Il decreto fiscale 14 agosto 2020 n. 104, denominato “Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia”, tende a persuadere chi, come il sottoscritto, pensa che i modi della restituzione dell’enorme debito pubblico, in fondo, non siano un tema che la politica avverte con sufficiente consapevolezza. Nel decreto citato mancano luoghi in cui viene concepito, anche a scapito di una certa originalità, qualcosa di davvero funzionale a produrre reddito velocemente. E tuttavia il tempo che arriva, obtorto collo, obbligherà a un’azione di qualità. In questo ambito, nella moltitudine dei suggerimenti che il pubblico ha offerto al governo Conte, credo abbia senso riconsiderare anche la collaborazione volontaria sui contanti, idea – da ultimo ripresa nel Piano Colao – che circola, ben scolpita, da oltre quattro anni. Osservata da vicino e senza pregiudizio, essa riveste caratteristiche adeguate proprio alle circostanze: fornisce ricavi “a costo zero” e con sollecitudine. In sua difesa vi sono abbondanti ragioni serie e altrettanto seriamente non confutabili. Ne indico alcune, riassunte all’interno di tre corpi principali: 1. Genera ricavi win-win, poiché raccoglie notevole quantità di finanza, a) da immettere nell’economia (oltre 150 miliardi/Bankitalia): in parte, direttamente nel mercato (impresa e consumi), in parte, veicolata verso altre destinazioni: Pir, buoni del Tesoro, istruzione, etc.; b) da attribuire all’erario, immaginando: (i) un capitale di evasione di oltre 150 miliardi di euro (tra contanti, preziosi, oro e patrimoni anche esteri non dichiarati al Fisco), (ii) il fatto che non tutti aderirebbero alla definizione e (iii) gli esiti della precedente esperienza di rientro dei patrimoni esteri (legge n. 186/14 e succ.), potrebbe consentire un prelievo attorno ai 10 miliardi tra imposte e accessori. 2. All’opposto degli argomenti usati per avversarla, la collaborazione volontaria è congegno essenziale per contrastare l’evasione fiscale: a) perché, a differenza del condono, consegna alla magistratura inquirente elementi culturali rilevanti per conoscere circuiti occulti e distribuzione di ricchezza e da qui istiga ad acquisire informazioni utili – nel bene e nel male – per indagini diverse da quelle fiscali (si pensi al recente caso che ha investito i vertici della regione Lombardia); b) perché il contante, l’oro e i preziosi etc. nelle cassette di sicurezza, nei caveau privati o altrimenti nascosti, non sono tracciati e quindi creano una falla nel sistema integrato di scambio d’informazioni tra le amministrazioni degli stati e i controlli anti riciclaggio; c) perché l’esperienza insegna che è complicatissimo aggredire quella materia illecita, direi, è quasi casuale e, dunque, affidarsi alla sorte nella odierna situazione straordinaria appare atteggiamento piuttosto sconveniente. 3. L’emersione del contante, infine, sembra un passaggio obbligato per una politica di graduale riduzione dell’uso delle banconote.
Vittorio Emanuele Falsitta
Al direttore - Caro Cerasa, riconosco la sconfitta del No nel referendum e la ringrazio ancora per avere ospitato un mio articolo in sua difesa. Ho notato, in queste ore, un’ostinazione incomprensibile di Nicola Zingaretti nel portarsi appresso l’alleanza con i grillonzi, fino a sostenere in conferenza stampa che insieme avrebbero vinto in quasi tutte le regioni. La verità è invece un’altra. Il Pd e il centrosinistra hanno prevalso nettamente dove i loro candidati erano in campo contro quelli dei pentastellati. Mentre hanno perso clamorosamente in Liguria. E’ la conferma di un trend iniziato con il successo di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna. Non potrebbe divenire una nuova prospettiva?
Giuliano Cazzola
Tutto vero. Il centrosinistra per vincere non ha bisogno del M5s (o meglio, se esprime candidati validi non ne ha bisogno). Resta un dubbio, di fronte al quale non ho una risposta netta: ma se il Pd non avesse provato a fare un’alleanza con il M5s, il suo appello al voto utile o disgiunto rivolto agli elettori del M5s avrebbe fatto presa? Chissà.
Al direttore - Consummatum est. Il Sì ha vinto 70 a 30. Almeno non vedremo più Di Maio giulivo tagliare con le forbici striscioni di poltrone rosse. Ma gli otto milioni di italiani che hanno votato No sono un dato prezioso (magari sono anche di più, se aggiungiamo i lettori del Foglio che in scienza e coscienza avrebbero votato No e hanno invece seguito il consiglio di Giuliano Ferrara e di Claudio Cerasa di votare Sì per non lasciare che i 5 stelle si intestassero come loro una vittoria scontata). Hanno votato No nonostante le indicazioni di tutti i partiti (tranne Italia viva e +Europa), le posizioni di tutti i giornali (esclusi Repubblica e Domani) e, sostanzialmente, delle televisioni, dei talk-show e dei loro ospiti più o meno fissi. Troppi otto milioni per dire che sono i voti dell’élite; ancor più che sono della casta, quando il 97 per cento dei parlamentari aveva votato Sì in Parlamento. Lo hanno fatto avendo solo la loro testa per ragionare e qualche tweet per informarsi. Sono un patrimonio di cui tenere conto nelle nostre analisi, a cui pensare nei nostri programmi. Sono quelli su cui fare leva per salvare questo paese.
Franco Debenedetti
Unire il Sì e il No per rendere il Parlamento più efficiente potrebbe essere l’oggetto di un altro bel referendum politico: chi ha il coraggio di dire No, ora? Un abbraccio.