Fu supplenza politica. Il caso Bassolino e le incredibili frasi dell'ex pm
Le lettere del 18 novembre al direttore del Foglio Claudio Cerasa
Al direttore - Chiesto il riconteggio dei commissari in Calabria.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Secondo l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità, il numero degli esperti di coronavirus ha superato il numero dei contagiati.
Michele Magno
Italiani: un popolo di santi, poeti, navigatori (e navigator) e virologi da osteria.
Al direttore - Strada impraticabile in Calabria.
Gino Roca
Tre commissari in dieci giorni. Mi chiedo come sia possibile che il governo non abbia ancora pensato a nominare Arcuri.
Al direttore - L’articolo di Carmelo Caruso sui 17 anni di fango di Bassolino, pubblicato sul Foglio di sabato 14 novembre, mi ha indotto a scrivere sia al Mattino, che fu contenitore della cronaca dell’emergenza rifiuti di Napoli, sia al suo giornale, il cui stile condivido e apprezzo. L’assoluzione di Bassolino è infatti di grande soddisfazione per le molte persone che, per essersi impegnate intensamente in quell’inferno, furono compensate da processi e umiliazioni. Nessuno di noi “tecnici” se la sentì di rinunciare alla prescrizione, di continuare a vivere anni e anni d’inferno: dopo 8 anni il mio processo non era ancora iniziato, i miei testimoni mai convocati perdevano la memoria delle cose... Rinunciammo così alla soddisfazione di vederci pienamente riabilitati, magari dopo 20 anni. Intanto la Cassazione dichiarava nulli i miei arresti domiciliari, ormai subiti… La tenacia di Bassolino ha provato che non esistevano truffe e frodi ai danni dello stato, ma che esistevano servitori fedeli e forse troppo entusiasti che, ai vari livelli, cercavano di impegnarsi nel condurre la Campania fuori da una emergenza annosa e terribile. Le sarei davvero grata se trovasse lo spazio per dare eco alla mia voce.
Marta di Gennaro
già capo dipartimento ministero della Salute (all’epoca capo dipartimento Protezione civile)
Più passano i giorni e più trovo davvero incredibile il modo in cui i grandi quotidiani italiani, dopo aver passato anni a massacrare Bassolino, non abbiamo trovato il modo di dar conto dei diciassette anni di fango, che hanno riguardato non solo l’ex governatore ma anche tutte le persone che hanno lavorato a fianco a lui durante quegli anni e che, come lei ci ricorda, hanno fatto scelte diverse per affrontare la gogna giudiziaria. Trovo assurdo tutto questo. Così come trovo semplicemente incredibile ciò che ha detto ieri al Corriere del Mezzogiorno Giandomenico Lepore, capo della procura di Napoli al tempo delle 19 inchieste su Bassolino. Lepore ha onestamente riconosciuto che “qualche errore su Bassolino lo abbiamo commesso” (qualche, ok) ma nel riconoscere gli errori rivendica poi un metodo da brividi. Chiede la giornalista, Titti Beneduce: “Ricorda un caso in cui, a suo giudizio, Antonio Bassolino andava giustamente iscritto nel registro degli indagati?”. “Quello dell’epidemia colposa, anche se poi lui, come Rosa Russo Iervolino, che gli era succeduta a Palazzo San Giacomo, e vari altri sindaci della provincia furono prosciolti dal gup”. “Ci spiega?”. “Era il 2010 e anche se il picco dell’emergenza rifiuti era superato le strade rimanevano ingombre di sacchetti. Ci chiedevamo in che modo spingere i sindaci a intervenire, a darsi da fare, e ci venne in mente di contestare l’epidemia colposa. Funzionò abbastanza bene, servì da sprone”. In sostanza, dice Lepore: l’indagine fu un buco nell’acqua, ma un risultato lo abbiamo ottenuto lo stesso, quello di costringere la politica a prendere una direzione a noi gradita. E’ la supplenza politica, bellezza, e il vero dramma dell’Italia è che di fronte ad ammissioni del genere la politica, piuttosto che indossare ceratine per vomitare, continua a osservare lo spettacolo facendo finta di niente.