lettere
Gli amici di Orbán contro Erdogan sulle donne? Uno spasso!
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Messo a posto Erdogan e pure quello che ordina di riaprire
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Charles Michel ha sbagliato a non invitare Ursula a sedersi nella poltrona che Erdogan aveva riservato solo a lui. Mai come in questo caso un gesto di cavalleria avrebbe assunto un evidente significato politico e diplomatico.
Giuliano Cazzola
Erdogan si è comportato da Erdogan, Michel ha fatto una minchiata, Ursula avrebbe potuto forse fare la voce grossa, ma in questa storia i più simpatici di tutti, si fa per dire, sono i sovranisti amici di Orbán che criticano Erdogan per quello che fa alle donne dimenticando che il proprio idolo Orbán è lo stesso che proprio come Erdogan la famosa convenzione “sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” ha scelto di non firmarla. Ops!
Al direttore - Siamo nel pieno di una nuova ondata della pandemia ma è questo il momento di pensare seriamente a come far ripartire un settore, quello culturale, allo stremo ormai da più di un anno. Negli scorsi mesi abbiamo assistito, nostro malgrado, a uno “stop and go” di attività culturali che non ha fatto bene al comparto. Il 27 marzo, Giornata mondiale del teatro e data indicata come possibile via libera alle riaperture di cinema e teatri in zona gialla, si è rivelata purtroppo una “festa” senza festeggiato. Osservando i mesi estivi come faro della possibile ripartenza, credo si renda opportuna una riflessione ponderata su criteri e metodi di riaperture che altrimenti rischiano di essere troppo parziali e inutili, se non addirittura dannosi. Come prima cosa dobbiamo lavorare a un protocollo unico per le riaperture. La missione è evitare in ogni modo possibile chiusure a singhiozzo che sono deleterie per un settore così fragile. Da un anno lavoro fianco a fianco con altri 11 assessori alla Cultura delle principali città italiane con i quali abbiamo ottenuto un tavolo permanente di consultazione al ministero, in modo da dare continuità al dialogo, al confronto e alla collaborazione tra le amministrazioni comunali delle grandi città, che costituiscono il primo livello di raccordo con gli operatori e gestiscono la maggioranza delle realtà culturali del territorio, con l’obiettivo di superare l’attuale crisi sistemica della cultura e di progettarne assieme la ripresa.
Da parte mia sono in contatto quotidiano con il Mic: nella giornata di martedì abbiamo appreso che il ministero sta lavorando a un nuovo protocollo per lo spettacolo dal vivo che prevedrebbe – tra l’altro – l’esito di un tampone negativo per assistere e l’utilizzo di mascherine ffp2. E’ una ottima base di partenza ma azzardo: perché non provare a immaginare qualcosa in più? In Gran Bretagna il governo ha garantito due tamponi gratuiti a settimana per ogni cittadino. Il governo Draghi potrebbe adottare la misura dei due tamponi – magari coinvolgendo la fitta rete delle farmacie di quartiere – collegandoli alla fruizione culturale in modo da non incidere su esercenti e istituzioni che non potrebbero sostenerne il costo: due tamponi settimanali per godere di teatri, cinema, musei e concerti. Sempre prendendo spunto dall’Europa, studiamo gli esperimenti di eventi dal vivo fatti in Spagna e in Olanda. A Barcellona e Amsterdam hanno organizzato nelle scorse settimane due concerti “Covid free”, due esperimenti che i rispettivi governi hanno voluto per capire se si può tornare sicuri a frequentare un’arena di spettacolo previo tampone antigenico rapido all’ingresso. Andrebbe istituita una unità di studio permanente presso il ministero su questo tema, e so che il ministro Franceschini ci sta lavorando. Bene. Analizziamo a tempo debito i risultati e capiamo come replicare eventualmente in Italia. Fondamentale, infine, la questione dei ristori. Il mondo della cultura è sfaccettato, frammentato, i vari mestieri sfuggono a volte alle rigidità dei codici Ateco. Bene il miliardo garantito dal ministro Franceschini e le altre forme di ristoro ma lavoriamo per non lasciare indietro nessuno: il tavolo permanente degli assessori si è attivato per segnalare chi è rimasto fuori dai ristori o chi ha particolari esigenze, non per tutti valgono gli stessi princìpi. Porto ad esempio il caso di alcuni esercenti cinematografici che mi hanno detto di non voler riaprire per forza tutto e subito: il rischio è quello di “bruciare” nei mesi estivi le poche uscite disponibili con un pubblico limitatissimo in sala. In questo caso sarebbero preferibili immediati aiuti economici a chi gestisce le sale e con prospettiva di medio-lungo termine. Chiudo con un pensiero di vicinanza alle tantissime realtà culturali che sono una delle principali ricchezze del nostro paese. So quanto è stato difficile l’anno appena trascorso in termini di salute, soldi, prospettive. Il mio pensiero dominante, da assessore della città di Firenze, è sempre stato quello di non perdere per la strada nessuno e di voler traghettare tutti al di là di questa pandemia. E’ un pensiero costante, che porto con me negli incontri con le piccole associazioni locali e in quelli con le grandi istituzioni o il ministero. Una cosa è certa, a maggior ragione per il nostro paese: ne usciremo solo scrivendo la parola “cultura” nella prima pagina del quaderno della ripartenza.
Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura al comune di Firenze